lunedì 28 febbraio 2005



CICLI DI VITA


Le cose cambiano davvero tra il vivere con i genitori e vivere da soli. L'esempio lampante è stato sta mattina quando al risveglio il giardino era imbiancato. La diversità sta nel fatto che mentre prima mi svegliavo bevendo un caldo thè e guardavo papà che poverino spalava la neve nel viale, sta mattina è toccato a me vestirmi da pupazzo e scendere a spalare... accetto scommesse su quanti muscoli rattrappiti e in disuso avrò domani! Bhè cmq mentre ero lì che splavo la neve stavo riflettendo su una cosa. La radio diceva che le tangenziali erano messe da schifo, e che tanta gente si lamentava (giustamente) del fatto che era lunedì, le strade un disastro etc etc. Poi ho pensato alla faccia che avrebbe fatto il piccolo svegliandosi e vedendo tutto bianco. Per lui sarebbe stata una festa, avrebbe pensato subito a fare "palla di neve" (chiama così tutti i pupazzi di neve x via di un cartone animato). Così ho pensato che avere un bambino per casa rinnova i nostri CICLI DI VITA. Quando sei abbastanza adulto per essere stanco degli inverni innevati, delle maschere di carnevale, di babbo natale che porta i regali, della vita che ti pare a volte scomoda e noiosa ecco che arriva un piccolino. E tutto ricomincia a vestirsi di magia. E la neve torna ad essere un gioco (dopo 15 minuti di inkazzatura di diritto), il carnevale torna ad essere una festa e la vita pare tutto tranne che noiosa. Si rivede il mondo con i suoi occhi e ricomincia il ciclo della vita. Io non ho bambini miei, temo anche ad averne, però penso che non potrei mai vivere una vita senza un piccolo (magari due) al quale dare la vita e dal quale ricevere nuova vita.


giovedì 24 febbraio 2005

UDITE UDITE


Richiamate i cani signori e signori la caccia è finita. Abbiamo il consenso, possiamo sentirci belle! Sì signore, l’ho sentito sta mattina in tv e ad essere sinceri è da qualche giorno che gira questa voce. Le belle secche lo hanno ammesso pubblicamente, anche noi cicciottine possiamo sentirci belle. Maddai! Le snobbissime strafi segaligne ammettono che anche una donna al di sopra della 44 può essere piacevole. Mi hanno tolto un peso, devo ammetterlo!


Ecco però vorrei cogliere l’occasione per ricordare alle suddette snob segaligne che mentre loro giravano per negozi “in” a provarsi vestiti “trendy” e a guardarsi nello specchio mentre sculettano in discoteca, noi elargivamo i nostri sorrisi, la nostra intelligenza, la nostra simpatia e la nostra sensualità a giovani promettenti che ci hanno corteggiato, ci hanno fatto innamorare e che ci trovano bellissime. Sorprese vero? Eh sì, ve lo dobbiamo confessare, anche noi abbiamo avuto le nostre vite da romanzo anche prima del vostro consenso a sentirci belle… duro colpo? Capita!


Vorrei anche sottolineare che se veramente i vestiti avessero una taglia sarebbe più facile per tutte sentirsi belle. Avete mai confrontato una S con un L? Negli anni ’80 i vestiti avevano la 42- la 44 e, affronto totale, avevano anche la 48!! Oh che tempacci quelli! Pare che siano bandite le stoffe leggere, che non si parli di decori e luccichini. Per le taglie “forti” o trovi i vestiti “de mi nonna”, o quelli dismessi da Vanda Osiris.


Che poi, magari, se iniziassimo ad usare “donne” per sfilare anziché ragazzine mascherate di 14/16 anni sarebbe tutto molto più semplice. Porta tu una 38 o una 40 di taglia dopo aver fatto un pargoletto, magari due! E sfatiamo anche il mito che tutte le grasse vanno in balera, mica vero! Il problema vero è che o spendiamo una barca di soldi (perché ai mercati e negozietti low cost si trovano micro straccetti) o ci dobbiamo inventare look alternativi. Che poi abbiamo dei punti di forza notevoli. Per esempio qualche kg in più aiuta di solito ad avere un bel seno e un bel viso, basta mettere in evidenza quello e giocare a nascondere il resto.


Volevo inoltre ricordare che “essere grassa” non è sempre una scelta di vita. Non è sempre vera l’equazione: mangi tanto sei grassa, smetti di mangiare diventi magra. C’è chi ci nasce, ci cresce e ci combatte tutta la vita con la ciccia, poi arriva il punto che te ne fai una ragione e inizi a giocarci. Magari evitare sberleffi, cattiverie da parte di chi si sente “the top” aiuterebbe un po’ di più di qualche gentile concessione, non trovate? Nessuno sceglie di nascere con dei difetti, ma se c’è un pizzico di intelligenza si impara ad apprezzarsi per quello che si è.


E per concludere questa arringa esilarante, ribadisco il discorso che “concederci” di sentirci belle è una forma di snobbismo ridicola. Non abbiamo bisogno di concessioni e indulgenza, noi abbiamo sempre vissuto la nostra femminilità, il problema è vostro che rincorrete icone per sentirvi accettate.

Più intelligenza e ciccia per tutte. kiss

mercoledì 23 febbraio 2005


Voglia di primavera, di caldo sulla pelle e cappotti nell'armadio.


Voglia di piedi scalzi, di fiori nel respiro, tramonti da assaporare.


Di giri in bicicletta, di fiori di pesco nei biglietti di Pasqua.


Voglia di discese, di viaggi e leggerezza, di cibi freschi, sapori colorati.


Voglia di giornate lunghe e nottate tiepide,


di stelle nitide e sogni realizzati.

lunedì 21 febbraio 2005

Passiamo il tempo a renderci brutti. Costruiamo personaggi che poi diventano "noi" almeno spesso, almeno agli occhi di molti. Ci inventiamo una storia e la usiamo, siamo convinti sia così. E invece poi capita che il personaggio vive la nostra storia. E non te ne accorgi, il passaggio è lento e graduale. Un giorno fai una cosa di cui poi te ne penti, ti guardi allo specchio e dici "ma non ero io". E invece no! Sei tu quando sbagli, sei tu quando sei grande, sei tu quando sei un clown e sei tu quando fai male agli altri. E le scuse sì bastano, a volte, non sempre. E' tutto un gioco, anche le vite che "osservi" e che non sai. Ti credi grande perchè capace di giocarti l'asso nella manica quando l'errore è troppo grande per recuperare quei due punti di credibilità che ti servono per sentirti ok. Sarebbe tutto più facile presentarsi e dirsi "ecco sono io", anche se può far male quando ti criticano e pungono sul vivo. Sono maestra in questo gioco di maschere. Colpite un'immagine che vi siete costruiti per ridere e pensare di essere i migliori... ma usciamo allo scoperto e guardiamoci negli occhi e cerchiamo di capire ciò che meramente "osserviamo".

" Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura" (Nietzsche)

giovedì 17 febbraio 2005

Eugenio Finardi

C'era un tipo che viveva in un abbaino
per avere il cielo sempre vicino
voleva passare sulla vita come un aeroplano.
Perché a lui non importava niente
di quello che faceva la gente
solo una cosa per lui era importante.
E si esercitava continuamente
per esercitare quel talento latente
che è nascosto tra le pieghe della mente
E la notte sdraiato sul letto,
guardando le stella dalla finestra nel tetto
con un messaggio voleva prendere contatti, diceva:

Extraterrestre portami via,
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a pigliare,
voglio un pianeta su cui ricominciare.

Una notte il suo messaggio è stato ricevuto,
in un istante è stato trasportato
senza dolore su un pianeta sconosciuto.
C'era un po' più viola del normale,
un po' più caldo il sole
ma nell'aria un buon sapore.
Terre da esplorare e dopo la terra il mare,
un pianeta intero con cui giocare
E lentamente la consapevolezza,
mista ad una dolce sicurezza
"l'universo è la mia fortezza".

oggi FANKULO DAY, troppo delusa per parlare e allora canto incaZZosa il Liga

Ciò un po' di traffico nell'anima, non ho capito che or'è
ciò il frigo vuoto, ma voglio parlare perciò, paghi te.
Che tu sia un angelo od un diavolo, ho 3 domande per te:
chi prende l'Inter, dove mi porti e poi dì, soprattutto perché?
Perché ci dovrà essere un motivo, no?
Perché forse la vita la capisce chi è più pratico.

Hai un momento Dio?
No, perché sono qua, insomma ci sarei anch'io.
Hai un momento Dio?
O te o chi per te, avete un attimo per me?

Li pago tutti io i miei debiti, se rompo pago per tre
quanto mi conta una risposta da te, di su, quant'è?
ma tu sei lì per non rispondere, e indossi un gran bel gilet
non bevi niente e io non ti sento com'è?
Perché?
Perché ho qualche cosa in cui credere
perché non riesco mica a ricordare bene che cos'è.

Hai un momento Dio?
No perché sono qua, se vieni sotto offro io.
Hai un momento Dio?
Lo so che fila c'è ma tu hai un attimo per me.

Nel mio stomaco son sempre solo, nel tuo stomaco sei sempre solo
ciò che sento, ciò che senti, non lo sapranno mai....

Almeno dì se il viaggio è unico e se c'è il sole di là
se stai ridendo, io non mi offendo però, perché
perché nemmeno una risposta ai miei perché
perché non mi fai fare almeno un giro col tuo bel gilet.

Hai un momento Dio?
No perché sono qua, insomma ci sarei anch'io
Hai un momento Dio?
O te o chi per te avete un attimo per me?


lunedì 14 febbraio 2005

iiiooouuunnnn che sonno! Sveglia all'alba sta mattina anzi prima. Sveglia prevista per le 6.30 ma alle 6.15 ero sveglia come un grillo,e per fortuna direi, dato che durante la notte è andata via la corrente e ho rischiato di arrivare tardi già il primo giorno di lavoro. Sono arrivata puntuale alla fermata del pullman (miracolo!!!!) e ho trovato un gentile signore che mi ha fatto sedere vicino a lui. Piccolo dettaglio è che il signore era lievemente sovrappeso e con la sua natica destra occupava parte del mio sedile. Essendo stato così gentile e avendo ripreso subito il sonno, non me la sono sentita di chiedergli di spostarsi e così sono arrivata in Cadorna schiacciata al finestrino come un moscerino. Dieci minuti di metrò e dieci a piedi ed ero praticamente arrivata.

Bho alla fine non so se mi piace stare lì. Sono cordiali, non c'è che dire, ma c'è quell'aria di carogna sulle spalle che non mi so spiegare. La marescialla che mi fa da guida non mi dispiace, penso ci sia molto da imparare da lei.... non lo so per ora è una settimana di prova, ai posteri l'ardua sentenza. Ho troppo sonno per pensare a che sarà di me, per ora mi aggrappo al sogno di Londra che si avvicina, al mio piccolo montagnino e a "Romeo" :)))

giovedì 10 febbraio 2005

Quante emozioni! Il mio piccolino ha perso il suo primo dente da latte. Eh si, pensavo anche io che fosse solo una mini tappa da nulla. E invece ieri sera quando mi ha telefonato, mi sono venuti i lacrimoni. Non ci posso credere che il mio fagotto tondo sia già cresciuto così. Tra pochi mesi andrà a scuola ed entrerà nel mondo delle prime vere preoccupazioni. Vorrei trattenerlo a me, vorrei che ricordasse sempre il bene che ci vogliamo, anche quando gli verranno i brufoli, anche quando parlerà strano, anche quando correrà dietro alle ragazzine. Vorrei che non dimenticasse mai il legame che c'è tra noi che, non è tanto per dire, è speciale. Io sono la sua unica zia, e lui al momento il mio unico nipote. Abbiamo vissuto nella stessa casa per tanto tempo, e ancora adesso lui abita sopra di me. Intanto oggi gli ho fatto una sorpresa. Ho fatto incursione all'asilo e ho portato le chiacchere per tutti, così lo festeggeranno e il primo che lo prende in giro per il suo sorriso con finestrella, dovrà vedersela con me!!! E' stato bellissimo vederlo ridere sorpreso e dire "la mia zia Laura" ...si cucciolo, sono la TUA zia e per me sarai sempre speciale. Ti voglio bene.

mercoledì 9 febbraio 2005

WOW SU 70 CURRICULA INVIATI, SONO RIUSCITA AD AVERE 3 COLLOQUI E MEZZO... SPERIAMO VADA BENE OGGI E DOMANI... VADO A PREPARARMI BACIIII

lunedì 7 febbraio 2005


La delusione passa da un “click


E’ si, a volte per passare dai dubbi alla delusione, basta un clik su “cancella” e perdi così un contatto, un punto di confronto, un rapporto umano. Perché la differenza ai miei occhi è palese, forse ho dato per scontato questo concetto. Per me una persona non è un partito, un movimento, un colore, una cittadinanza, è piuttosto un insieme di pensieri, di emozioni, di contraddizioni a volte, ma sempre e comunque una risorsa. Per questo ho tolto dai miei link preferiti il rimando al movimento, ma non i link delle PERSONE facenti parte dello stesso, che reputo ancor’oggi persone sensibili ai problemi sociali e positive negli intenti. Nel mio percorso ho incontrato persone diversissime da me, ma ho sempre imparato qualcosa anche dagli errori che mi facevano notare. Mamma dice sempre di dubitare di chi ti “liscia davanti e ti frega di dietro”, e memore di questa stilla di saggezza popolare, ho sempre avuto più fiducia in chi mi faceva notare, ovviamente nelle dovute maniere, se stavo sbagliando qualcosa. A volte poi, la curiosità mi mette nella condizione di fare domande, forse troppe, ma la curiosità mi ha sempre regalato persone intelligenti capaci di darmi delle spiegazioni ai miei dubbi.

Quello che non capisco, e mai capirò, sono le “idee di massa” come le chiamo io. “Non parlare ai comunisti che mangiano i bambini”, “non toccare il nero perché è sporco” o “non ti parlo perché non la pensi come me”. C’è quasi da “invidiare” queste persone che guardandoti in faccia per pochi secondi, capiscono così tanto di te, sanno già tutto della tua vita passata, presente e futura. Sarò fatta male io, ma in 28 anni di personale convivenza con me stessa, non sono stata capace di capirmi così tanto. E poi, vittima dei miei riccioli biondi, mi rendo perfettamente conto delle mila e mila cose che non conosco e così, direttamente, chiedo e mi piace che mi vengano date risposte, come direbbe Denzel Washington, come se avessi 6 anni (vedasi Philadelphia…film bellissimo!). Non mi interessa essere indottrinata con frasi e pensieri presi in prestito da qualcuno che magari ha scritto quelle cose in un determinato contesto. Mi piace che se parlo con qualcuno, quella persona mi dica quello che pensa lui/lei, vorrei sentire idee vive, personali, inventate. E soprattutto mi piace che ognuno mi dica cosa vuole da me “buongiorno faccio il panettiere, vuole un kg. di pane?” e io rispondo si o no a seconda dell’occorrenza. Ben più fastidioso è quando qualcuno ti dice “ciao sono tuo amico, vengo a trovarti per parlare un po’” e poi mi trovo ad essere indottrinata senza richiesta. Non è per il messaggio è per il modo.

Con questo spero di aver spiegato ulteriormente il mio pensiero, mi spiace averlo dovuto scrivere qui, coinvolgendo nella lettura anche persone che non sono al corrente di ciò di cui sto parlando, ma senza essere avvisata mi è stata tolta l’opportunità di parlare “da un palco più consono”. Spero inoltre che le persone coinvolte sappiano trarre da questa mia, la positività del messaggio che non vuole essere fonte di polemica, ma solo applicazione della decantata “comunicazione diretta”.

Un abbraccio.

E' LUNEDI'.......

..... SONO LE 11.04

...... E STO GIA' SCLERANDO!!!!!

giovedì 3 febbraio 2005



Ci vado! Ecco perchè c'è l'immagine (ho dei problemi a postare immagini). Siiiii torno nella mia Londra. Il mio cow boy ha deciso di regalarmi Londra per il mio complenno. E' fantastico. A Londra ho vissuto il giorno più bello della mia vita: 11 agosto 1999, giorno dell'eclissi. E' capitato così senza attesa, in un momento in cui la mia vita non girava come volevo. E poi mi sono trovata lì, con il sole che si nascondeva per un secondo e subito dopo tornava a farsi sentire. Sono stati secondi freddi, bui, di smarrimento, ma vederlo ricomparire subito dopo è stato significativo. Anche la mia vita si eclissò quel giorno, decisi di andarmene, abbandonare la vita che avevo costruito fino a quel momento e di mandare a monte fidanzamento e matrimonio. Avevo voglia di vivere, e con lui non era più vita. Mi sentivo sbagliata, sola e lui era lontano anni luce anche se camminava al mio fianco. Non c'è stato un solo giorno in cui ho rimpianto questa scelta. Quelli successivi sono stati anni difficili, di novità alle quali non ero preparata, che hanno stravolto la mia vita, l'hanno rinnovata e demolita ancora, ma sono stati tutti anni dannatamente miei. Sono stati anni che mi hanno fatto giungere a quello che ho ora. Amo la mia vita, ringrazio tutti quelli che ne hanno fatto parte, compreso chi non mi ha capito, ma ora è un nuovo capitolo per il quale non sono previste crisi isteriche e di pianto. Sono felice di tornare nella mia Londra con il mio compagno, con i miei genitori mettendo tutte le cose al loro posto. Grazie amore per questo regalo, il più bello che potessi farmi. Farò scorta di energia e di fantasia. T.A.



martedì 1 febbraio 2005

GIUNGLA DI CITTA'


Eccomi reduce dal colloquio, direi che è andato tutto bene, ma a me l’ambiente non è piaciuto. Che snob che sto diventando! Non è per razzismo, ma per un senso di “disordine cittadino”. Lo studio si trova in V.le Jenner, tra una sala bingo e le docce pubbliche, a due passi da un cadavere urbano, sede conclamata di immigrati clandestini. Non lo suppongo, li ho visti e l’odore di pipì che evaporava vigoroso da ogni cantone diroccato dichiarava apertamente l’utilizzo degli improvvisati avventori. Ho parcheggiato l’auto e mi sono messa a cercare il civico. Camminando sul marciapiede ho incrociato spesso sguardi di nord africani e mi è ritornato in mente il libro di Ben Jelloun “A occhi bassi”. Non ci sono abituata, di solito vago a testa alta, guardando e annotando mentalmente tutto quello che mi circonda, ma ammetto che incrociare i loro sguardi mi ha fatto sentire come se in quel momento fossi nuda. Mi capita di sorridere se incontro lo sguardo di qualcuno, ma non ho osato in quel contesto. Mi sembrava di sfilare. Non c’erano altre ragazze in zona, c’era solo un gruppo di uomini senza età, appoggiati mollemente alle vetrine di un centro telefonico per l’estero, che aspettavano il loro turno.


Per fortuna che lo studio si trasferisce nella mia piccola, borghese, snobbissima provincia.


Giungla di città come diceva Celentano. Mancavano le liane mentre tornavo a casa in autostrada. Perché per par condicio devo ammettere che anche noi “civilissimi italiani”, se mentre camminiamo sul marciapiede magari ci ignoriamo elegantemente, in tangenziale diamo il peggio di noi. In 19 km ho rischiato di morire 6 volte (giusto per enfatizzare) e tutto ciò perché la gente è pazza. Spendiamo mila e mila euro per comprare macchine super accessoriate e poi non utilizziamo MAI un banalissimo, economicissimo strumento di bordo: il segnalatore di direzione, detto volgarmente FRECCIA. Sta cacchio di freccia! Vorrei sottolineare quanto sia superfluo mettere la freccia, quando ormai uno si è letteralmente scaraventato nella mia corsia, senza preavviso alcuno o rispetto della distanza di sicurezza. Magari capire prima dove cavolo vuoi andare, mi aiuta ad ottimizzare le mie lezioni di yoga e a non esibire il mio vocabolario da muratore. E poi i camionisti. Li rispetto eh, mio nonno è stato prima camionista e poi pullmista (se i camionisti guidano il camion, gli autisti l’auto… ovviamente chi guida i pullman si chiamerà pullmista no??!?!). Però… c’è un però. A me non strafrega nulla se voi avete un’avversione per il pedale del freno. Non potete passarmi sopra solo perché voi siete grossi e io piccina. E poi anche loro, prima buttano fuori il muso e carico e poi , forse ma forse, mettono un paio di nanosecondi le freccia, non importa se tu hai già inchiodato o quanto meno fatto una contro sterzata fantozziana. Poi dicono che le donne non sanno guidare, tzè! Primo, io so guidare e bene e non mi imbrano facilmente, secondo se gli uomini guidassero bene le donne non dovrebbero avere il terrore ad andare in giro.


Siii come amo la mia provincia!