martedì 29 marzo 2005


Ieri primo vero viaggio da zavorrina. Destinazione Morimondo. Posto incantevole, tra il mistico e il pacifico. Un'abbazia bellissima, un sole da cartolina, campi verdissimi e cielo turchese, il mio amore ed io. Direi che è stata una gita perfetta. Bhè si chiaro la mia strizza ce l'avevo, ma si supera. Si perchè fare da zavorrina al mio tesoro è una bella prova d'amore e una bella sfida con se stessi. Io sono quella che deve tenere il controllo della situazione, deve poter gestire tutto, deve avere 4 solide ruote sotto il sedere, con magari anche un sedile comodo comodo. E invece lì non c'è nulla di tutto questo. Stai in "bilico" su due ruote, appollaiata su di un sellino, le mani al serbatoio e tutto il resto di cui hai bisogno tra le tue braccia. Devi fidarti e lasciarti andare. Sai che lui non ti farebbe mai del male, sai che è la sua passione e se tu ne restassi fuori, gioirebbe solo a metà. Così ti conci da maschio, jeans, stivali neri, casco e guanti e dietro gli occhiali da sole, guardi il mondo correre al tuo fianco. La sensazione di libertà è indescrivibile. Non vedi il paesaggio, ci sei dentro. Non c'è la radio a farti compagnia, ma i tuoi pensieri. Non c'è una coda a fermarti ma solo la strada che ti chiama. Poi si saluta. Ecco una cosa che avevo letto nel forum di un'altra zavorrina. I motociclisti sono dei signori! Si salutano quando si incrociano, si affiancano e ti dicono che la tua moto perde un po' d'olio. In auto no. Ti chiudi dentro al tuo cubo di ferro e ritorni nel tuo mondo. Stacchi le mani dal volante giusto per fare il dito a qualcuno e parlare al cell.


Poi arrivi, parcheggi in tre secondi e ridacchi alle spalle dei sudatissimi autisti. Nelle curve in cui ho paura paura, chiudo gli occhi e lascio che lui mi conduca. Non l'ho mai permesso a nessuno....ma lui è speciale.



p.s. Comunque la mia moto resta sempre e comunque l'harley...o al limite se proprio me la regalano l'honda shadow..nera naturalmente...capito cicci!?!!?


giovedì 24 marzo 2005



E' tardi, dovrebbe già essere l'ora della nanna, ma sento ancora il piccolo in giro al piano di sopra. Oggi mi ha detto che deve alzarsi presto e andare a dormire tardi,perchè se dormi troppo le vacanze finiscono subito. Mi fa sorridere la mia briciola, e mi riporta al sapore delle vacanze pasquali di quando ero bambina.


Fiori di pesco... ricordo i fiori di pesco. Li infilavo nei biglietti di auguri ai genitori. Quei biglietti gialli e solari che suonavano come qualcosa di simile a "Cari mamma e papà, gioite nel cuore perchè è risorto gesù...vi prometto che sarò più buona....".


Ricordo i pomeriggi passati a preparare il lavoretto punzecchiato con il punteruolo, seguendo il


disegno fatto dalla suora. Ricordo i miei sorrisi sdentati, trasognata guardando la finestra finalmente assolata. Lavoravamo e poi dovevamo fare ordine prima delle tre e mezza perchè arrivavano le mamme. La mia era perennemente nel gruppo delle ultime ad arrivare, sempre di corsa e sorridente. "Tanto meglio così" pensavo, non mi erano simpatiche quelle mamme sempre vestite eleganti con i capelli striati da meches e poi sapevo che mamma non mi avrebbe mai lasciato lì.


Ai miei tempi sarebbe stato domani il primo giorno di vacanza, sempre il giovedì santo. Avrei già in mente la poesia da dire durante il pranzo di Pasqua. Ecco mi bastava una poesia imparata bene, le scarpette di vernice della festa e la giacchina primaverile per essere felice. Dovrei trovare la mia solita forza per godere delle semplici cose che fanno parte della mia vita....



BUONA PASQUA

martedì 22 marzo 2005

Se c'è una cosa che detesto è perdere le persone nel silenzio. Vederle sparire così come nuvole sognate, forse inventate, come se nulla di quello che si è condiviso e provato fosse mai esistito.


A volte ricompaiono nei sogni e al mattino apri gli occhi e trovi una nebulosa e non sai più cosa hai sognato e cosa hai vissuto, cosa vi siete detti e cosa avresti voluto dire ma non hai mai avuto l'occasione per farlo.


Eppure il male che senti è così vero che pare impossibile nasca da quel nulla che ora rimane.

lunedì 21 marzo 2005

visto che ho appreso da Lapo che oggi è la giornata della poesia ho deciso di riportare qui sotto due delle "poesie" che amo di più..... tra sacro e profano... la genesi e la forza delle parole....


da... "IL CANTICO DELLE CREATURE"


"...Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.


Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.


Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.


Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.


Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.


Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.


Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.


Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati..."



e per l'ennesima volta riporto la mia poesia preferita


In un momento


Sono sfiorite le rose


I petali caduti


Perché io non potevo dimenticare le rose


Le cercavamo insieme


Abbiamo trovato delle rose


Erano le sue rose erano le mie rose


Questo viaggio chiamavamo amore


Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose


Che brillavano un momento al sole del mattino


Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi


Le rose che non erano le nostre rose


Le mie rose le sue rose




P.S. E così dimenticammo le rose.


(per Sibilla Aleramo)


E' primavera

Se oggi nonna fosse stata qui avrebbe iniziato a cantare ....


è primavera ... Svegliatevi bambine..
Alle Cascine, messer Aprile fa il rubacuor ...
E a tarda sera, madonne fiorentine
quante forcine si troveranno sui prati in fior
Fiorin di noce ...
C'è poca luce, ma tanta pace ...
Fiorin di noce ... C'è poca luce!
Fiorin di brace,
Madonna Bice non nega baci ...
baciar le piace, che male c'è?
E' primavera ... Svegliatevi bambine.
Alle Cascine, messere Aprile fa il rubacuor ...
è primavera ... Che festa di colori!
Madonne e fiori tentaste il genio
d'un gran pittor!
E allora, a sera, fiorivano gli amori,
gli stessi amori che adesso intrecciano
i nostri cuor!
Fiorin dipinto...
S'amava tanto nel quattrocento...
Fiorin dipinto... S'amava tanto!
Fiorin d'argento,
Madonna Amante le labbra tinte
persin dal vento si fa baciar!
E' primavera... Che festa di colori!
Madonne e fiori... Trionfo eterno
di gioventù!

martedì 15 marzo 2005

Viaggio a Bordighera

Sabato mentre ero in macchina, mi sono ricordata del viaggio a Bordighera. Avrò avuto tre anni, mia sorella 8 e mia madre aveva la mia età di adesso. Mi sembrava grande, ma sorrido oggi con tenerezza, ricordando quella ragazza dal sorriso radioso, allegra, dai capelli cortissimi e biondi.


Erano gli anni in cui noi tre ragazze di casa ci vestivamo spesso nello stesso modo: tutte con il maglione blu, tutte con la giacca di lana rossa e via così sulla scia della fantesia di mamma.


Ricordo una foto fatta con papà sulla scogliera: io piccola, ricciola e sorridente, papà in jeans e golf blu con uno stemmino azzurro all’altezza del cuore. Quel maglione è stato eterno. Mia sorella ed io ce lo siamo passati in stecca per i periodi di studio duro, insieme ad un altro nero fatto dalla mamma, forse era un modo per sentirceli più vicini.


Era il primo viaggio della mia famiglia: Bordighera, Nizza e Montecarlo.


Funzionava che a mamma veniva l’idea e in una serata si facevano le valige per tutti. Ci guardavamo stupiti e complici e ognuno aveva qualcosa da fare. Io ad esempio dovevo preparare i vestiti da viaggio di Barbie.


Il simbolo inesorabile dei viaggi di quegli anni era il “termos”. Termos di succhi di frutta freschi per le bambine e termos di caffè caldo per papà che doveva guidare. Ogni viaggio sembrava una traversata atlantica che sapeva di avventura misteriosa.


Ancora oggi, che si trova un autogrill ogni km, quando parto preparo la “borsa per il viaggio”, con dentro qualcosa di dolce, qualcosa di salato e qualcosa di fresco. Il mio compagno ride ogni volta che per fare 150 km vado a comprare scorte, ma chissà perché, prima o poi, cede ai miei “vuoi qualcosa da bere o da mangiare????”


Mi piace pensare che partiremo ancora insieme per una nuova avventura. Ci saremo tutti e quattro su quell’aereo diretto a Londra. So che ritroverò ancora i sorrisi complici e felici di mia madre, anche se questa volta sarò io a dire “chiudi la valigia e andiamo via”. Trova ancora conferma la mia teoria sui “cicli della vita”: quando sei stanco delle solite cose e quello che prima era una novità diventa un’abitudine, ritrovi un figlio e ricominci a vedere il mondo con i suoi occhi e ritrova nuova linfa per i tuoi sorrisi.

lunedì 14 marzo 2005

...la grandezza di un poeta? Tradurre in versi compiuti quello che nella mia testa è una nebulosa confusa.


Perchè tu possa ascoltarmi


Pablo Neruda

Perchè tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.
Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.


Tempo di fiori alle finestre.....C'è il sole fuori, l'aria più mite, dicono che non gelerà più.


Giri nelle serre e senti il profumo di nuova vita. E' un paradiso di armonie cromatiche. Il fiore, il coprivaso, il fiocco, il decoro. Composizioni di generi diversi che condividono la stessa terra. Vaghi seguendo i profumi e già pensi a come staranno alla tua finestra.


Ecco, così la mia vita in questo passaggio di fiori alle finestre. Vedo progetti lì pronti da realizzare. Vedo elementi da coordinare. Immagino come esporli alla mia finestra...

venerdì 11 marzo 2005

ASPETTANDO LONDRA

11 marzo... manca un mese e 4 giorni alla partenza. Il regalo più bello che il mio ciccio potesse farmi. Svegliarmi il giorno del mio compleanno, prendere un aereo e arrivare in un posto dove nessuno capisce quello che dico e viceversa. Mischiarmi nel cosmopolitismo di una eterogenea città dove c'è sempre posto per il tuo sguardo perso. Sentirmi coccolata dalla folla e spegnere le candeline dei secoli di storia che mi scorrono sotto i piedi. Non avere l'obbligo di rispondere a messaggi falsi ed ipocriti, poter dire "non sono reperibile", non dover fare sorrisi falsi ringraziando per l'ennesima candela regalata. Sparire... il regalo più bello.

giovedì 10 marzo 2005

E' stato bello sentirsi dire "tu hai carattere lo so che ce la puoi fare".... "richia come ho rischiato io"...e se avesse ragione? Non ha mai sbagliato negli affari... e ora vuole investire su di me, forse non è così sbagliato...forse rimpiangerei di non averci mai provato, forse è il momento giusto.... quanti forse.... ma è stato davvero bello
Bene eccoci arrivati al secondo “complimese” dal trasferimento nella nuova casa. Tempo di bilanci? Bhè che dire, sicuramente nella guerra dare/avere ho sicuramente guadagnato qualità per la mia vita. Non che dai miei stessi male ci mancherebbe, però era una cosa da fare. E’ stato più pesante “l’idea del distacco” piuttosto che il distacco stesso. I sensi di colpa si, quelli sono stati pesanti, ma tutto passa e va. Per ora me la cavo abbastanza bene, il mio cow boy sostiene che sia maniaca del pulito, bho non credo. Voglio solo dimostrare che me la so cavare. Bhè con il cibo devo ancora migliorare ma è questione di abitudine. Poi ho scoperto che è meglio non dare l’acqua di bollitura degli spinaci ai ciclamini, perché il fiore ne soffre. Inoltre per pulire le piastrelle appena posate è indispensabile il Kerakol e per togliere strisciate dalle pareti appena tinte basta usare la spugna della mastro lindo, capito Lapo?

Poi ecco, quello che mi manca davvero è circondare di armonia la mia casa. Io e il mio ciccio non siamo in discussione… ma sto restando delusa da un po’ di persone che gironzolavano nella mia vita. Persone soprattutto che vengono dal passato e che avrei voluto restassero per il futuro. Però ecco ho la spiacevole sensazione che ogni mio sforzo, sia in realtà una forzatura ed è l’ultima cosa che voglio. Vorrei spontaneità… mi chiedo se sono io a pretendere troppo dalle persone. Sicuramente non è facile starmi vicino, questo lo so. Poi il lavoro insomma. Le cose sarebbero dovute andare diversamente, accadere in momenti diversi…ma questa è la vita e noi siamo in onda. Non si può sempre scegliere quando fare parte o meno del cast.

Però sono contenta. La mia casa mi piace, il mio cow boy mi piace e sono già due belle basi su cui poggiare per creare la mia vita… e poi c’è Romeo.

mercoledì 9 marzo 2005











Restano sempre i libri i "migliori amici dell'uomo". In particolare quelli di Kundera, che adoro, e che è sempre fonte di ispirazione per cambiare la prospettiva con la quale guardiamo, giudichiamo la nostra e le vite altrui.


Caldamente consigliato



















I TESTAMENTI TRADITI








Questo volume è una dichiarazione d'amore di Kundera per la musica e il romanzo. Con il consueto spirito illuminista, procedendo con ragionamenti ben argomentati, usando un tono colloquiale ed elegante, alieno da oscurità e sofismi, lo scrittore ceco riempie il libro di intelligenti e sottili considerazioni sull'arte, l'estetica, la cultura occidentale, la modernità. Dissemina, poi, qui e là il testo di illuminanti e preziose chiose alla sua stessa opera narrativa. Molte le pagine dedicate agli autori preferiti: Rabelais, Broch, Kafka, Hemingway, Fuentes, Rushdie, Mann, Musil, Joyce, ma anche i russi per la letteratura; Janacek, Bach, Schonberg, Stravinskij per la musica. Oggi la società occidentale è solita presentarsi come quella dei diritti dell'uomo; prima di poter rivendicare dei diritti , però, l'uomo aveva dovuto costituirsi come individuo, considerare se stesso in quanto tale ed essere considerato in quanto tale; questo in Europa non sarebbe mai accaduto senza una lunga pratica delle arti e in particolare del romanzo che insegna al lettore a essere curioso dell'altro da sè e a cercare di capire verità diverse dalle sue. In questo senso Cioran ha ragione a definire la società europea come "società del romanzo" e a parlare degli europei come dei "figli del romanzo". Che cos'è un individuo? in che cosa consiste la sua identità? Tutti i romanzi cercano di dare una risposta a queste domande. E in effetti, cos'è che definisce un io? Quello che fa, le sue azioni? Ma l'azione sfugge al suo autore, rivoltandosi quasi sempre contro di lui. La sua vita intima, allora, i pensieri, le emozioni segrete? Ma un uomo è in grado di capire se stesso? I suoi pensieri segreti possono davvero fornire la chiave della sua identità? Oppure ciò che definisce l'uomo è la sua visione del mondo, le sue idee, la sua Weltanschauung? E' questa l'estetica di Dostoevskij: ciascuno dei suoi personaggi obbedisce a una originalissima ideologia personale in base alla quale agisce con logica inflessibile(...). Alla ricerca di un tale fondamento - una ricerca interminabile - Thomas Mann ha dato un contributo assai importante: noi crediamo di agire, egli afferma, crediamo di pensare, ma è un altro o sono altri ad agire e a pensare in noi: abitudini ancestrali, archetipi tramandati sotto forma di miti da una generazione all'altra; e sono questi archetipi, dotati di una immensa forza di attrazione, che dal fondo di quello che Mann definisce "il pozzo del passato" continuano a governarci. E' impossibile andare più lontano di quanto ha fatto Kafka nel Processo; egli ha creato l'immagine estremamente poetica del mondo estremamente apoetico. Con "mondo estremamente apoetico" intendo: il mondo in cui non c'è più posto per la libertà individuale, per l'originalità di un individuo, il mondo in cui l'uomo è ormai solo uno strumento di forze extraumane: della burocrazia, della tecnica, della storia. Kundera sottolinea che nella storia del romanzo è racchiuso il più grande tesoro della sapienza esistenziale; considera la più alta evoluzione estetica del romanzo quel moderno mescolare la realtà alla fantasia, che vede Kafka anticipatore e innovatore. Esalta l'humour, la grande invenzione dello spirito moderno, contesta l'importanza accordata dalle arti al sentimento, riabilitando il pensiero, sperimentale come quello di Nietzsche, asistematico e indisciplinato, capace di indurre a pensare; loda quella critica letteraria che, sganciata dalle novità, non teme di recensire opere nate un anno, trent'anni, trecento anni fa; ci chiede di essere indulgenti verso quegli artisti che sembrano aver fatto, a volte, scelte politiche ed esistenziali discutibili, perchè la propria vita ha luogo nel presente e il presente per ciascuno di noi è avvolto nella nebbia. Poche concessioni invece per quei traduttori che, per vanità personale, distorcono i testi originali. Un libro, dunque, da consultare per incrementare la propria sensibiltà letteraria e la propria capacità di comprensione dei testi; una opportunità che Kundera ci offre di rileggere insieme a lui capolavori apprezzati superficialmente a causa della fretta e della distrazione. Un libro, quello di Kundera, che si legge (e rilegge) volentieri anche per la piacevolezza della scrittura, opera di un narratore fra i più importanti dell'ultimo secolo, prima ancora che critico eccelso.


martedì 8 marzo 2005








MA PERCHE' FESTEGGIARE?



Sicuramente non c’è niente da festeggiare se pensiamo che ancora oggi viene praticata alle bambine l’infibulazione, se ancora in molti Paesi i diritti delle donne sono solo un lontano eco, se ancora le bambine vengono vendute per appagare le depravazioni dei ricchi civilissimi occidentali o se ancora oggi in Cina, quella stessa Cina che diverrà presto il nostro nuovo paese dei balocchi economico, avere come primogenita una bambina è una sfortuna.


MA…


…ma credo che bisogna saper cogliere linfa vitale dalle piccole positività che ci consentono di fare un pieno di energie per ricordare, difendere, aiutare quelle donne che oggi, e in nessun altro giorno, possono festeggiare il loro “essere donna”. Allora mi guardo indietro e vedo i progressi fatti. Vedo che l’incidenza di morti per il parto è diminuita, vedo che le ricerche per la lotta contro i tumori femminili ci permettono di sperare un po’ di più e molto più semplicemente penso a tutte quelle donne che questa mattina si sono svegliate con un bacio sulla fronte e un augurio sorridente. Con la serenità che quest’ultima immagine mi trasmette voglio fare i miei auguri a tutte le donne che festeggeranno e che non festeggeranno ed in particolare:

a mia madre, a mia sorella, a mia suocera e a mia cognata, ad Anna, e alle mie amiche Laura, Elisa, Marianna, Micaela, Monica, alle piccole Angelica sulla terra e Angelica nel cielo, a Sabrina e Simonetta, Gabry, Rita, Mariuccia, Arianna, Sphera, Nimue e a tutte le “piccole donne” che gravitano nella mia vita. Un grazie a tutte per la vostra presenza e buon 8 marzo.

lunedì 7 marzo 2005

mercoledì 2 marzo 2005

TO MR. M. WHILE
Canto ancora sui vecchi testi questa sera e piango come piangevi tu pensando a tuo padre e cantando quella canzone. Cerco di coprire la rabbia con i ricordi, ma penso a quanto siamo stati grandi insieme e al niente che c’è ora tra noi. Vorrei perdonarti e lasciare tutto alle spalle ma, per la prima volta in vita mia, non ci riesco. Provo ancora rancore e trovo paradossale che le botte datemi dall’uno, abbiano creato questa fame di rispetto per me stessa che ora va a discapito dell’altro. La colpa? La colpa sta nel fatto che al primo riesco a dare il beneficio della buona fede. E’ da dicembre che ho la certezza che non sapesse di farmi male, che non sarebbe bastato tutto il mio amore per cancellare il suo passato, e mi dispiace dirlo ma, la vittima è lui in questa vita.
Mentre tu Mr. While, tu sapevi
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.Lo so che è più difficile avere a che fare con me ora. Una volta svenivo e mi piegavo per non far dispiacere agli altri. Oggi no, mi difendo perché esisto anche io. Questo mio cambiamento di carattere ha allontanato sicuramente da me alcune persone, ma ne hanno avvicinate altre. E’ sparito chi da me voleva solo un sorriso leggero che dicesse sempre sì, ma è rimasto chi “i sì” li ha trovati dentro di se e mi ama per la donna che sono, non per quella che non ho il coraggio di essere. E’ più difficile certo, ma sicuramente più appagante.
Sono più serena ora che ho potuto dirti queste cose, forse è la strada giusta per andare avanti.. mi resta solo la voglia di una serata con gli amici e la chitarra, a cantare per ore con le voci ovattate e morbide… ma ricomporrò il libro dei testi con le canzoni della mia vita presente che sono belle e felici da cantare a squarcia gola. E tornerò a Londra a riprendermi la vita che avevo lasciato in pegno.
Good luck Mr. While.

martedì 1 marzo 2005

... e ora Siori e Siòre vi presento Cherry Pie & Friends ....siamo belli vero!?!?!?!?!?!


non riesco più a smettere di ridere hihihihihiihi