martedì 31 ottobre 2006

Ho pranzato dai miei oggi. Avevo un orecchino da disinfettare, così ho rubato, come facevo quando quella ancora abitavo lì, il profumo di papà. Poi sono uscita di corsa per tornare al lavoro.


Mentre guidavo sentivo intorno a me il suo profumo. Mi sono ricordata quando la sera passava a darmi la buona notte e, sfiorandomi la guancia, mi lasciava un po' del suo "sapore" sulla pelle. Ho sempre scelto io i profumi per lui. Il mondo di papà è fatto di poche cose che si imprimono nel dna: le mani forti e ruvide, il suo profumo sulla guancia, i discorsi fatti in silenzio, i gesti d'intesa.


Alle volte la loro mancanza si struttura in un nodo in gola che per un attimo non mi fa respirare. Poi torno a correre via... loro mi pensano... io li penso.









Chi come me ha passati Dark, qualcosina di queste leggende aveva già masticato anni or sono.... per gli altri, ormai invasi da dolcetti e scherzetti, ho postato qui sotto le principali leggende legate a questa festa..... che non è un'invezione americana ma, come la maggior parte delle americanate, ha origine da antiche leggende europee... un po' di sano campanilismo...


La parola ha origini cattoliche
Nella tradizione Cattolica, infatti, a molti Santi viene dedicato un giorno particolare del calendario Cattolico, ma il 1°novembre è il giorno nel quale vengono festeggiati tutti i Santi. Il giorno dedicato ad "Ogni Santi" (in inglese All Saints’Day) aveva una denominazione antica: All Hallows’Day.
Presso i popoli dell'antichita' la celebrazione di "Ogni Santi" iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° Novembre era chiamata "All Hallows’ Eve" (Eve significa vigilia), ma anche "All Hallows’Even" ( Even significa sera) che venne abbreviato in Hallows’Even, poi in Hallow-e’en ed infine in Halloween.












La celebrazione di Halloween tuttavia ha origini pagane molto più remote e pone le sue radici nella civilta' Celtica. Infatti gli antichi Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiavano l'inizio del Nuovo Anno il 1°Novembre: giorno in cui si celebrava la fine della "stagione calda" e l’inizio della "stagione delle tenebre e del freddo".

La notte tra il il 31 ottobre e il 1° Novembre era il momento piu' solenne di tutto l’anno druidico e rappresentava per i Celti la piu' importante celebrazione del loro calendario ed era chiamata la notte di Samhain. Tutte le leggende piu'importanti in cui si narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie e si racconta di re e eroi, si svolgevano nella notte di Samhain. Molte di queste leggende riguaradavano la fertilita' della Terra e il superamento dell’oscura stagione invernale. Per questo motivo si attendeva la meta'piu' buia dell’anno con grande timore e si celebrava con rispetto cosmico, terrore e panico l’inizio del regno semestrale del Dio delle Tenebre: Samhain (Samain, Samhuin).
In verità non esistono testimonianze archeologiche o letterarie per poter affermare esattamente se Samhain indicasse solamente un periodo dell’anno o fosse una divinita'.
Per i Celti, che erano un popolo dedito all’agricoltura e alla pastorizia, la ricorrenza che segnava la fine dei raccolti e l’inizio dell’inverno assumeva una rilevanza particolare in quanto la vita cambiava radicalmente: i greggi venivano riportati giu'dai verdi pascoli estivi, e le persone si chiudevano nelle loro case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato.










I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 Ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a se'tutti gli SPIRITI DEI MORTI e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. I Celti infatti credevano che i morti risiedessero in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge e ritenevano che a volte i morti potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate nelle collinette di cui il territorio scozzese ed irlandese è contornato.

Una leggenda riferisce che tutte le persone morte l’anno precedente tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno prossimo venturo. Cosi' nei villaggi veniva spento ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornavi. Questo rito consisteva nello spegnere il Fuoco Sacro sull’altare e riaccendere il Nuovo Fuoco (che simboleggiava l'arrivo del Nuovo Anno) il mattino seguente. I Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un’oscura foresta di querce (albero considerato sacro) per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiavava che la metà oscura dell’anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo mentre l’atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita, dando cosi'a questo riuto la rappresentazione ciclica del tempo.










Alcune leggende narrano di come i Celti bruciassero coloro che ritenessero"posseduti" come avvertimento per gli Spiriti.
Gli spiriti maligni potevano infatti prendere forme differenti,
anche di animali, la più malvagia era quella di GATTO.

Quindi al crepuscolo veniva riacceso il fuoco con il quale si bruciavano offerte, si facevano scongiuri e si lanciavano incantesimi per allontanare dal villaggio le anime dei morti, e guidarle nelle Terra dei Morti. Infatti gli antichi Celti temevano specialmente il momento del crepuscolo poiché credevano che gli spiriti potessero vagare sulla Terra. Con il loro aiuto Samhain (la terribile divinità della notte) avrebbe potuto imprigionare e uccidere il Sole, senza il quale tutto sarebbe tutta la vita sarebbe terminata.
Era quindi necessario offrire dei sacrifici per placare gli spiriti erranti e per ossequiare la divinita'.Un’ antica leggenda medievale riporta che in Irlanda al tempo di San Patrizio in un luogo denominato Mag Sleht ogni primogenito fosse sacrificato nella notte di Samhain in onore di Cromm Cruac che era una divinita'maligna.










L'usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween, nasce dalla tradizione che i Celti avevano, dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 Ottobre, di festaggiare per 3 giorni mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui intorno erano poste le braci del Fuoco Sacro.


In Scozia la notte di Samhain le persone seppellivano pietre nella terra che venivano ricoperte di cenere e vi venivano lasciate sino al mattino suceccsivo. Se al mattino una pietra era stata smossa, significava che la persona che l’aveva seppellita sarebbe morta entro la fine dell’anno.











Nella tradizione celtica non esistono ne'diavoli, ne'demoni, tuttavia le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini che erano risentiti del dover codividere con loro le proprie terre. Le leggende narrano che nella notte di Samihain le Fate sono solite
fare alcuni "SCHERZETTI" agli umani, portandoli a perdersi nelle "colline delle Fate"dove rimanevano intrappolati per sempre. I Celti quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate erano soliti offrire loro del cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case.

Un'altra origine del detto "TRICK OR TREAT" si fa risalire quando i primi cristiani, in cammino da un villaggio all'altro, elemosinvano per un pezzo di "dolce dell'anima", che altro non era se non un pezzo di pane. Piu' "dolci dell'anima" una persona riceveva, piu' preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credeva che i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti.







E' proprio da queste leggende che ha origine il famoso gioco del "TRICK o TREAT" (Scherzetto o dolcetto) nella quale i bambini
travestiti con maschere e costumi "mostruosi e terrificanti" vanno di casa in casa, chiedendo dolcetti o qualche moneta.
Se non ricevono niente, possono giocare un brutto scherzo ai proprietari di quella casa, come svuotare la pattumiera nel giardino o attaccare lattine vuote al tubo di scappamento dell’auto.


Quando durante il primo secolo i Romani invasero la Bretagna vennero a contatto con queste celebrazioni. Anch'essi intorno al 1° Novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festivita' venivano offerti frutti (soprattutto mele) alla divinità per propiziare la fertilità futura. Con il passare dei secoli il culto di Samhain e di Pomona si unificarono, e l’usanza dei sacrifici fu abbandonata, lasciando al suo posto l'offerta di effigi da bruciare e l'usanza di mascherarsi da fantasmi e streghe, divenne parte del cerimoniale.
Malgrado l'avvento del Cristianesimo queste tradizioni erano molto radicate nella popolazione e pur essendovi molte persone convertite alla Chiesa cattolica, l’antico rito celtico-romano rimase.











Nelle altre aree d'Europa in cui la popolazione era prevalentement pagana si credeva all’esistenza delle streghe e della stregoneria. Uno degli aspetti piu' importanti della stregoneria era la celebrazione del SABBATH DELLE STREGHE. I Sabbath piu' importanti erano due il 30 Aprile e il 31 Ottobre. Il 30 Aprile era celebrato nell’ area dell’attuale Germania (in particolare sulle Montagne Harz) e prendeva il nome di Walpurgisnacht (la notte di Valpurga).

In quel giorno si riteneva che le streghe si radunassero sulla cima delle montagne per adempiere alle loro stregonerie ed evocare diavoli e demoni. Il Sabbath celebrato il 31 Ottobre veniva invece chiamato Black Sabbath.

Visto che la Chiesa cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogito' un tentativo per far perdere il profondo significato di questi riti.
Infatti nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre, pensando cosi' di dare un nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l'influenza nefasta del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il 2 Novembre il Giorno dei Morti in memoria delle anime degli scomparsi che venivanofesteggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano dei falo'. L’antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, ove il 5 Novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.



lunedì 30 ottobre 2006

Il mio cowboy mi ha invitata ad un we io e lui soli soletti a vedere i mercatini di natale..... sono impaziente come una bambina.... non vedo l'ora che sia l'8 di dicembre.... Ho tanta voglia di scappare via ....




sabato 28 ottobre 2006


elucubrazioni del sabato mattina mentre vado al lavoro e fuori c'è nebbia...e non ancora preso il mio caffè marocchino....




Che emozione!!! Ieri sera guardando "Le interviste barbariche" ho scoperto di aver cenato con una scrittrice emergente . "E chi se ne frega", verrebbe da pensare. E invece no! Mi è presa a girare in testa questa strana sensazione, di quando conosci un tizio e non gli daresti due lire di credito e invece poi scopri che è un fisico nucleare di fama intergalattica.


Ecco questa cosa dei crediti, dei giudizi... si rischia di prendere delle cantonate spaventose, ma credo sia anche improbabile vedere qualcuno e non chiedersi che impressione ci fa.

Mi diverte pensare che magari sei lì, in alzaia, e camminando incroci qualcuno ... e poi scopri che è un famoso scrittore, o pittore e magari anche lui, a sua volta, ti guarda e che ne sò, gli ispiri un personaggio o chissà che altro.


Mi piace pensare che ci osserviamo tutti, che ci serviamo tutti. Ci scivoliamo vicini e silenziosi, consapevoli però, che uno sguardo o un sorriso possono scatenare una reazione a catena di pensieri e creatività.


Magari questa mattina molti si saranno svegliati imprecando per la nebbia, io invece giudavo e sorridevo, immaginando questo vaporoso piumone bianco steso a coprire l'enorme letto di Milano addormentata e non mi sono sentita sola.


Ci viviamo intorno e ci guardiamo.... mi piace pensarlo... buongiorno Milano




venerdì 27 ottobre 2006


Ecco.... non voglio lasciare nè voi, nè me con quest'aura di malinconia, così vi racconterò la mia pausa pranzo.


Sono stata alla serra a comprare piante per il giardino autunnale. Sono arrivata intirizzita perchè qui nell'ufficio/catacomba ci sono - 10 gradi come alle Svalbard, mentre fuori, nel mondo vero, il sole risplende ed è una bellissima giornata autunnale.


Sono entrata in un microclima di serenità, con il sole che filtrava dai vetri sul soffitto circondata da piante rigogliose e scalpiccii di acqua sulla pietra. In sottofondo c'era una pianoforte che suonava.


Ho scelto con cura ogni singola pianta, girando, accarezzando, stupendomi per i bellissimi colori dell'autunno, per le cascanti dalle foglie rosse, per le conifere che già vedo addobbate con le mille luci di natale, per i carciofi ornamentali, per le bacche sui rami nudi.


Ho pregustato il momento in cui le porterò nel mio giardino, metterò tutto in ordine e la casa sembrerà di nuovo amata. Ho comprato anche un'ornamento da appendere alla facciata: una terracotta che rappresenta il sole/luna. Nel linguaggio delle maschere veneziane si chiama "l'eclissi" e rappresenta gli amanti. E' solo nel giorno dell'eclissi che sole e luna si incrociano, ed è così per gli amanti che possono concedersi pochi attimi d'amore. Quando però si uniscono il mondo si ferma a testa in sù a guardarli e tutto intorno sembra fermarsi. Mi è piaciuta l'idea di avere ques'icona sulla porta di casa nostra.


Finalmente ho un po' di respiro e posso postare un concetto un po' più esteso di: "sono stupida come uno struzzo".


C'è qualcosa che mi frulla in testa, immagini sovrapposte che ho incamerato in questi giorni isterici. La prima immagine è quella di una vecchina. Qualche settimana fa ho quasi rischiato di fare un incidente con un'ambulanza che si era parcheggiata dietro l'angolo. Ho rallentato e ho visto che stavano portando via una vecchina minuta e spaventata. Non sembrava fosse tanto malata, stava seduta sulla barella, guardando la confusione intorno a sè. Il giorno dopo sono passata ancora di lì, c'erano le sandaline e il nome della vecchina, aveva 92 anni e i fiori sul balcone.


Proprio ieri sera, uscendo dal lavoro, mi sono accorta che i fiori e le piante sul balcone stavano morendo. Mi è presa una malinconia. Mi sono chiesta se è questo che poi resta di noi. Una casa chiusa e impolverata e piante sul balcone che nessuno innaffia più. Forse resta qualcuno che si chiede chi era quella vecchina che è nata quando ancora non c'erano le guerre mondiali, anche se erano dietro l'angolo, quando non c'era la tv, internet. Cosa l'avrà emozionata? Cosa l'avrà fatta restare attaccata alla vita fino a 92 anni? Cosa resta di lei in quella casa? Vorrei davvero poter entrare e scoprire il suo mondo.


Poi penso ai miei genitori. Bell'argomento. Penso che li ho sempre visti forti e rassicuranti. Sono ormai anni, però, che si appoggiano a me. Pare che di botto sia diventata la figlia comprensiva e affidabile. Mi chiedono, non mi ascoltano. Non è esattamente quello che vorrei. Lo so che un giorno loro dipenderanno comunque da me, che avranno bisogno della mia vicinanza, ma non adesso. E' troppo presto, non sono ancora pronta. Loro sono giovani e sani e io ho bisogno ancora di sentire qualcuno alle mie spalle. Ho bisogno di sentirmi figlia, ma non per la biancheria stirata o altro. Ho bisogno di sentire che posso andare a trovare mamma e papà, per ritrovare i pezzi del mio passato. Sembro una bambina capricciosa lo so. E' un privilegio avere entrambi i genitori, però, come sempre, voglio di più. Voglio smetterla di sentirmi sola, voglio smettere di sapermela cavare. Vorrei poter chiedere a mia sorella se passa a prendermi il vestito da sposa che è ancora in tintoria, sapendo che lo farà e vorrei prendere un caffè lento con la mamma, come ai vecchi tempi.


Invece non c'è più nulla. E' una tela che si sta scolorando. Mi ricordo di quando è morta la nonna. La mamma piangeva e diceva "adesso non ho più nessuno alle spalle, non sono più figlia". Ecco queste frasi mi tornano spesso in mente in questi giorni e mi sale una rabbia spaventosa. Io sono ancora figlia, la più piccola per giunta e voglio ancora qualcuno su cui contare.


Non voglio che finisca tutto in una casa piena di ricordi imploverati e piante agonizzanti sul balcone. Abbiamo ancora tempo e vorrei viverlo...


mercoledì 25 ottobre 2006

NoN cE La FaccCCCiiiooOOO piiIIIiiùùù!!!


Al lavoro sono tutti pazzi, a casa tutti depressi, sta sera mi tocca anche fare la vecchia zia saggia che fa le paternali ed è l'ultima cosa che vorrei fare.



BASTA LASCIATEMI STAREEEEEEE



martedì 24 ottobre 2006



MA QUANTO SONO STUPIDA A VOLTE... MI FACCIO RIDERE DA SOLA HAHAAHHAHHA


così... parlando del corso di scrittura. Ormai è un mesetto che lo frequento e inizio a trarre qualche conclusione. Diciao che non sono diventata Leopardi, anche perchè nel caso sarei Leoparda e non è bello.... però mi piace. Mi stimola a fare cose che da sola forse non avrei azzardato. Questa settimana ad esempio dovevamo scrivere un pezzo di 4 pagine sul tema del sacrificio. Per la prima volta non ho parlato di qualcosa di strettamente personale. Ho inventato personaggi e location creando il seguito di un racconto letto in aula. Sto imparando a non scrivere sempre e solo di getto, a pensarci su e riprendere in mano un pezzo anche in un secondo... e terzo e quarto tempo.


Inoltre mio marito mi trova molto sexy quando scrivo... quindi direi che è stata una grande idea iscrivermi ;)

lunedì 23 ottobre 2006

giovedì 19 ottobre 2006

PROBLEMA: come faccio a convincere il mio piccolo che deve essere FELICE di poter mangiare nella mensa a scuola .. con quel cibo puzzoso da me chiamato "SBOBBA" assediato e tediato da suore isteriche per mancanza ben sappiamo tutti di cosa!?!?!??!


Devo concentrarmi: "La suora è buona la pappa anche, la paaaappaaa è buona la suora pure....." no, non ce la faccio, non gli ho mai detto una bugia!!



Qualcuno di voi conosce l'etimologia della parola "calcestruzzo"????'


Si accettano scommesse ......


martedì 17 ottobre 2006

tazenda

MESSAGGIO A BLOG UNIFICATI


Artisti... se ne parlava l'altra volta con la Vale e con la Monica .... Uno è morto, Andrea Parodi solista dei Tazenda. Chiaro, non è famoso come altri. Penso che sia dai tempi di "Spunta la luna dal monte" o da "Pitzinnos in sa gherra" che il grande pubblico non pronuncia il suo nome. Però c'è un lavoro pesante sotto, che l'ha portato a collaborare con artisti del calibro di Pierangelo Bertoli e Fabrizio de Andrè.


Ecco, a volte essere artista è anche questo. Creare, interpretare, suonare, se ti capita fare fortuna, però non mollare. Vivere per la musica, perchè è qualcosa che hai dentro, come scrivere per me, o come dipingere per Picasso. Molti di coloro che hanno "l'anima dell'Artista", passeranno la loro vita nel silenzio, nelle sporadiche apparizioni, nei colpi di fortuna o nei colpi di sfiga. Verranno a volte capiti e apprezzati, magari anche in una sala di solo 8 persone, o magari su palchi importanti. Altre volte tireranno fuori l'anima, ma verranno lapidati dalle critiche.


Molte, moltissime volte, torneranno nel buio, dietro i riflettori, imprecando o piangendo per quell'errore ai loro occhi impossibile da perdonare. Si arrenderanno "al sistema" una notte, smontando gli strumenti, contro le case discografiche, i gestori dei locali. Il venerdì successivo, però, riprenderanno i loro ampli, le loro corde e inizieranno ancora: sound check , cena frugale, una birra, microfono aperto e si riparte, tremando un po' o cercando i miei occhi per avere conferme.


Vivranno per l'Arte. Magari non saranno immortali per tutti, ma molti…. davvero molti, li porteranno nel cuore o nei loro ricordi.


Qui c’è una frase presa dal sito dei Tazenda, mi piace, ve la riporto



C'è un momento,tra la notte e il giorno, che non è nè notte nè giorno. Quello, è un momento di AbacadA...(quiete)"


Ieri sera sono stata invitata fuori per l'aperitivo. Così, in modo semplice, ho ricevuto un messaggio poco prima che smettessi di lavorare. "Aperitivo al bar del Colorado?".... Ci ho pensato su un secondo e mi son detta "perchè no?!".


Prima di uscire dall'ufficio mi sono rifatta un po' il trucco, poi tutta emozionata, mi sono infilata in macchina e via.


Quando sono arrivata lui mi aspettava fuori con il casco in mano. L'ho salutato e siamo entrati.


Un martini e uno spumante... l'aperitivo con mio marito.


lunedì 16 ottobre 2006

AVVISO ALLA CLIENTELA!!!!



Monicanta ed io stiamo aprendo un nuovo blog condiviso. Stiamo ancora montando il palco, non fate caso ai cavi sparsi sul pavimento ma se volete dare un occhio al back stage ci trovate qui.....



palcodellegirls.splinder.com



.... come iniziare bene il lunedì







E' sicuramente di Richard Gere il record d'autografi firmati sulla passerella della Festa Internazionale del Cinema di Roma. Il divo è arrivato alle 23,10 insieme alla moglie, l'attrice Carey Lowell e si è fermato con le centinaia di persone che lo attendevano lungo il tappeto rosso per quasi mezz'ora.


Ha firmato decine di autografi, stretto quasi un centinaio di mani, dispensato carezze a fan adoranti dai sette ai settanta anni e ha posato per le foto di molti spettatori. E' arrivato alla fine della passerella davanti ai fotografi, ha posato anche con una emozionatissima Cristiana Capotondi arrivata poco prima.


Prima di entrare in sala per la prima del suo film, 'The Hoax', è andato inoltre a stringere le mani dei fotografi che lo stavano aspettando da oltre mezz'ora.


Sul tappeto rosso anche Fabio Volo che ha scherzato a lungo con i giornalisti prendendo la telecamera e recitando dei versi dal Paradiso di Dante.


venerdì 13 ottobre 2006

TANGENZIALE EST: CODA PER INCIDENTE IRRISOLTO

Ok lo avete voluto voi.... è da rivedere ma ogni volta che lo leggo mi viene mal di stomaco...quindi ci metterò un po' ad aggiustarlo.... prendetevi 6 mesi di ferie perchè qui la faccenda è lunga :) auguri!


"TANGENZIALE EST: CODA PER INCIDENTE IRRISOLTO”



Tutto quello che riusciva a vedere era una luce blu intermittente sopra di lei e, più in alto, una macchia luminosa arancio abbagliante. Richiuse gli occhi all’istante. Sentiva qualcuno che parlava vicino, ma capì solo qualche parola confusa: “Valori alterati, ... ossigeno”. Voleva parlare, ma le labbra non riuscivano a schiudersi. Cercò allora di muovere mani e piedi, ma nulla.


Silenziose due lacrime iniziarono a scenderle sul volto, l’unico modo in cui riusciva a comunicare il suo risveglio. Qualcuno, forse una donna, se ne accorse e iniziò a chiamarla concitata: “Miranda, mi senti? Muovi gli occhi dai. Miranda ci sei, dimmi qualcosa”. Miranda restò immobile iniziando a piangere più forte per rabbia, paura… impotenza. Le misero una maschera sul viso, sentì freddo, e respirò profondamente. Provò a spostare quei macigni dalle sue dita, le mosse un po’. Piano piano i pensieri si misero in fila, capì di essere sdraiata su qualcosa di duro, ruvido e caldo. Si trovò con quattro occhi sconosciuti puntati su di lei, le toccavano il polso, le sorridevano. “Miranda ci sei?”. Sbattè le palpebre, era un sì.



Tutta quell’acqua le scivolò via dalle pupille, vedeva piedi, tanti piedi, sentiva un rumore di gomma bruciata, vedeva il cielo di un tramonto infuocato, qualcuno parlava lì intorno. Una fitta alla tempia, un flash dietro le palpebre chiuse, il volto di Fabrizio si disegnò all’istante. Dov’era adesso? Lo vedeva furente, un secolo fa o forse un attimo prima. Cercò di alzarsi, l’ossigeno iniziava a farla stare meglio, non voleva starsene inerme, voleva scappare via. La aiutarono e si appoggiò con la schiena al pneumatico dell’ambulanza, parcheggiata con le portiere ancora aperte e qualcuno che trafficava intorno.



La macchina di Fabrizio era distrutta. Schiacciata contro il new jersey, il parabrezza in frantumi, gli air bags scoppiati. Tra le lamiere e quell’inferno cercava il suo viso. Un piccolo drappello di sconosciuti si aprì e lo vide spuntare tra gambe concitate. Anche lui seduto, dall’altro lato della strada. Non sembrava ferito, parlava tranquillo con gli agenti della stradale e spiegava le sue ragioni.


Miranda non riusciva a sentire i loro discorsi. Lui non si accorse nemmeno che lei lo stava guardando. Sembrava calmo. Provò una morsa allo stomaco e una gran voglia di vomitare. Appoggiò i gomiti alle ginocchia rannicchiate e si sostenne la testa. Sentì squillare un telefono, un dannatissimo telefono, e si trovò di nuovo in quella auto, un’ora prima.



“Chi era?” chiese lui. Miranda tornò a guardare fuori dal finestrino, mentre una strada qualsiasi li conduceva chissà dove, non voleva litigare ancora, non voleva dare spiegazioni, sperava che una verità potesse bastare a salvarla dal quell’ ormai familiare preludio di follia.


“Era Daniele vero?” Lei accennò uno stanco sì con la testa: “Voleva solo sapere come stavo”. Anche senza voltarsi verso di lui, lo vedeva già sbiancare, con le labbra serrate e le mani ferocemente attaccate al volante, livide e frementi.


“Adesso tu mi porti da lui”. Miranda cercò di calmarlo ma finì ben presto ad implorarlo di ragionare, cercando di mantenere la calma, schiacciandosi sempre più verso la portiera, il più possibile lontano da lui. Sapeva già quello che sarebbe accaduto se solo lo avesse trovato.



Daniele era l’unico in quel momento che le dava conforto. Dal giorno in cui si erano incrociati in piazza, mentre lei pallida e stanca camminava, avevano ripreso a sentirsi. Era dai tempi della scuola che non si frequentavano più, ma bastò un caffè per ritrovare quella vecchia amicizia. A lei bastò un attimo di gentilezza per svuotare lo zaino pieno dei brutti aneddoti che le stavano accadendo. Gli parlò di Fabrizio, di quanto lo amasse e di quanto ultimamente fosse cambiato. Daniele era sempre stato un po’ innamorato di Miranda, ma lei era sempre stata fidanzata con qualcuno che non era lui. A Daniele parve un regalo quella nuova occasione e iniziò a fare quello che gli era sempre riuscito meglio: consolarla.



Fabrizio iniziò a pigiare il piede sull’accelleratore alzando la voce “Allora, dov’è?”. Miranda non parlò, ben consapevole che qualunque cosa avesse detto in quel momento sarebbe stata sbagliata.


Fabrizio perse la testa, imboccò l’autostrada, inveendo e sragionando. Miranda piangeva esasperata per l’ennesima sfuriata, implorandolo di fermarsi. I pneumatici fischiarono mentre l’auto, lanciata ad alta velocità, accelerava nella rampa di accesso.


Fabrizio la guardò trasfigurato dalla rabbia. Lei rimase impietrita rivivendo l’attimo in cui quegli occhi enormi e azzurri l’avevano fatta innamorare in un secondo.


Fece un sorriso tristemente ironico pensando alle serate spese a scegliere quell’auto quando la vecchia ammiraglia li aveva abbandonati, sfogliando cataloghi e discutendo per il colore preferito.



Miranda chiuse gli occhi per un attimo. Le altre macchine le sfrecciavano vicine, troppo vicine, ad ogni sorpasso le sembrava che lo specchietto urtasse qualcosa. Urlò più forte di lui, lo supplicò di fermarsi, l’autogrill era vicino.


Con un guizzo lui cambiò corsia, e imboccò troppo velocemente l’uscita per l’autogrill.


Poi Fermi, finalmente fermi. C’era odore di plastica calda, di sudore, le cinture di sicurezza stringevano troppo, i finestrini erano chiusi. Miranda si sentiva prigioniera, con movimenti confusi si liberò e aprì la portiera. Scese, voleva scappare ma le gambe si piegavano, una stretta allo stomaco, tutto intorno girava.


Lui sparì, bofonchiò qualcosa che probabilmente significava che andava a prendersi le sigarette. Lo stupido aveva ripreso a fumare.


Miranda si risedette in auto con la portiera aperta, voleva diventare invisibile e invece la gente la guardava piangere, il trucco colato, il viso rosso e trasfigurato. Voleva chiedere aiuto ma non sapeva chi chiamare, era lontana da casa e si sentiva umiliata, nuda, nessuno avrebbe dovuto vederla così.


Lo vide tornare, le sembrò più calmo, pensò che forse il peggio era passato, che poteva provare a parlargli a farsi riaccompagnare a casa.


Lui di ghiaccio e di fumo, rimase in silenzio e riprese la strada. Fu un silenzio che durò in eterno. C’era traffico, e le auto iniziavano ad accendere i fari.


Miranda piangeva cercando di non fare rumore per non rompere quell’equilibrio precario. Ma vide in lontananza quelle montagne dove tante volte erano scappati in cerca di tranquillità e poi vide loro due, vicini in quell’auto, tutto distrutto. Riuscì a trattenere i primi singhiozzi, poi non ci fu tregua. Piangeva e non parlava. Lui di nuovo accellerò. Lei si sentì in trappola. Chiuse gli occhi e sprofondò all’indietro la testa.



L’auto correva, sterzava di colpo, tornava in carreggiata, clacson suonavano inferociti, qualcuno frenava stridendo. Poi tutto sembrò arrestarsi. Un urto. Miranda aprì di colpo gli occhi si vide contro il guardrail di ferro che premeva e una scia di scintille restava tra ferro e ferro. Urlò. Ci fu un nuovo urto e un rumore sordo di lamiere, uno strattone alla spalla. Fabrizio cercava di sterzare, la macchina ondeggiava senza controllo, sentì uno scoppio, forse un pneumatico, poi il cemento troppo vicino, il vetro in frantumi e buio.



Quando riaprì gli occhi tutto quello che riuscì a vedere era una luce blu intermittente sopra di lei e, più in alto, una macchia luminosa arancio abbagliante. Dopo le prime cure riuscì a capire e a ricordare. Intorno un cielo di fuoco, le luci della sera, i lampeggianti dell’ambulanza e della polizia, cristalli frantumati ovunque. Fabrizio dall’altro lato della strada parlava, lei non riusciva a sentirlo, probabilmente raccontava le sue ragioni.


Lei non parlò, non potendo urlare la verità. Si guardò intorno e vide un uomo con un braccio fasciato. Pensò che troppe erano state le vittime di quell’incidente, troppi i tentativi per rimettere in carreggiata quella storia malata. Poche le forze che erano rimaste, troppi i lividi per provare ancora.



Si fece aiutare dall’infermiere a salire sull’ambulanza, avvolta da una coperta e incerta sulle sue gambe. Si guardò indietro. L’auto distrutta e un amore a pezzi, lasciato lì, sull’asfalto. Alzò lo sguardo e mise a fuoco quella macchia luminosa arancio abbagliante, lesse: “tangenziale est: coda per INCIDENTE IRRISOLTO”. Fece un sorriso amaro, non avrebbe potuto spiegare meglio la sua vita.





giovedì 12 ottobre 2006

... sto scrivendo un pezzo.... non so se avrò il coraggio di pubblicarlo....

mercoledì 11 ottobre 2006


FRANCESCA






La sua voce usciva in un sospiro d’autunno, come se si disperdesse nel tragitto del suo ,lungo ponte proteso tra il viso in primo piano e un corpo volutamente arretrato e protetto.


Parlava guardando uno spazio che non c’era, popolato da cultura che le apparteneva come l’amico immaginario che l’accompagnava nei silenzi avvolgenti delle folle.



Esile, elegante, fragile, forte, costante, come una goccia che cadeva incessante nel buio delle mie conoscenze. La sua umiltà e la sua presenza riempivano la stanza con il fragore di una foglia caduta nello scalpiccio delle passeggiate serali, con tutta la sua poesia, con tutta la sua dolcezza.



Si sfiorava i capelli, Francesca, castigandoli dietro le orecchie e portava la mano al viso mentre ascoltava nascondendo la sua bocca, quasi a trattenere le parole che volevano sfociare in quel fiume di spiegazioni che le illuminavano gli occhi. Strideva forte la corda delle sue censure con la voglia di far suonare la sua opinione.



Si aprì in un sorriso fugace e due piccole rughe disegnarono i confini di quell’emozione, poi tornò ad ascoltare, senza ferire, chiusa nel guscio del suo abbraccio .









martedì 10 ottobre 2006



..... aaahhhhh ecco perchè!!!!!


http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/cronaca/droga-parlamentari/garante-blocca-programma-iene/garante-blocca-programma-iene.html

Ho fatto un sogno sta notte....almeno così inziavano le puntate di Twin Peaks (che ho scoperto a S. Francisco che vuol dire "colline gemelle"... 11 gradi al tramonto contro i 37 dell'inizio giornata nella death valley...vabbhè altro capitolo da scrivere).... Bhè dicevo, ho fatto un sogno sta notte. Avevo le braccia piene di piantine nuove, con mille foglie appena sbocciate, ero felice di questa sorpresa, le mie piantine fertili...... Già questo mi sarebbe bastato per credere in un "messaggio" spedito da "lontano", arrivato direttamente da qualcuno che mi legge l'anima.


Poi in pausa pranzo ho chiamato mia sorella. Questa notte ha sognato un bambino. Piantine fertili + bambino è davvero troppo. Lei dorme al piano sopra di me, c'è un bambino che aleggia sopra la nostra casa, c'è un bambino che ci chiama, vorrà essere suo o mio?


E' il mio orologio biologico che fa tic tac?





sabato 7 ottobre 2006



E sono passati 20 anni per George che sfodera ancora il suo sorriso abbagliante, indossato sotto degli occhiali che coprono le sue emozioni e sopra un’impeccabile completo pantalone e giacca nero. La sua barba 48 ore fa di lui ancora un uomo affascinante, anche se mi pare troppo magro e troppo malinconico, intimidito quasi da tutto l’affetto che lo circonda in questo momento difficile della sua storia.



Tutto intorno è un tripudio di anni ottanta, dalle permanenti finalmente sfoggiate con orgoglio, alle meches che da allora non hanno abbandonato le capigliature vaporose di queste teen agers cresciute.



Mi pare di vederle con i loro faccini piccoli, le maglie larghe e chili di cinture millegiri, profusione di orecchini a cerchio, ballerine, jeans con il risvolto e ciuffi antigravità. Oggi alcune sono mamme, altre belle donne appena uscite dall’ufficio, altre ex qualcosa o forse solo nuove e diverse.



La mia ragazza anni ’80 è qui di fianco a me che grida, balla, piange e canta con l’entusiasmo dei suoi 15 anni. La cosa buffa è che c’eravamo tutti vent’anni fa: Deby, Fabio (oggi suo marito), io e…. George.



Mentre eravamo in coda abbiamo rievocato i tempi di DJ television, quando ancora non avevamo il video registratore, e aspettavamo con ansia di vedere passare i video di Club Tropicana o di Careless Whisper. Abbiamo conosciuto ragazzi veneti divertentissime e altri di Potenza che erano un autentico Juke box portatile. Hanno saputo anche canticchiare la canzone che Pepsi & Shirley hanno pubblicato da soliste!…. Se non sapete chi sono, avete chiaramente meno di 30 anni…. E vi siete perse una pagina di storia.




Cosa ricordate degli anni ’80?



- jeans con risvolto


- orecchini a cerchio


- profusione di pizzi


- il lucidalabbra


- i capelli cotonati/permanentati


- i ciuffi alti


- Dj television


- Lo stereo che si portava in giro


- Le prime trasmissioni di MTV


- Sposerò Simon Le Bon


- Gli Spandau


- I sintonizzatori


- I punk


- I dark


- I new romantic


- I paninari (con tutto il loro microcosmo)


- La terra al posto della cipria


- Le lampade solari


- …..


- ….


- ….



e questa è la prova del nove....












lunedì 2 ottobre 2006

Che ne pensate? E' il mio primo compitino per il corso di scrittura.


TEMA: Descrivi con un breve racconto una situazione conflittuale


SVOLGIMENTO:


Era bianca come la prima neve che cade silenziosa dietro le finestre. Accarezzando la sentivo scorrere liscia e fresca tra le dita. Mi guardava vergine, pura, incolpevole eppure così altezzosa, cinica, distante e giudice.

Trovai una penna e inizia a farla girare tra le dita. Fu un attimo, mi trovai con le mani sporche di inchiostro nero inutilmente versato.

Sentivo nella testa bussare forte. I personaggi ospiti de “L’albergo della fantasia” iniziarono a battere rumorosamente i pugni e i piedi contro le pareti ormai strette del loro abituale silenzio. Alcuni arrivarono, forzando la soglia, travestiti da fantasmi coperti da lunghi manti bianchi, altri silenziosi si sdraiarono muti, guardandomi con occhi spalancati.

Capire, pensare, ascoltare, svelarsi, inventare…. Una cavalleria all’attacco in nuovo campo di battaglia. Sguainai la spada pronta ad incidere pensieri irrisolti che si accalcavano su dita mute.

Ad un tratto la penna fu su di lei, fremente, irrefrenabile. Un eroe alla guida di un reggimento. Sfregi veloci, punti marcati, virgole posizionate qua e là, spazi, tempi, sospensioni schierati come in un piano di battaglia finemente preparato.

Lei restava lì, lievemente inclinata, fiera come una regina che non china il capo nemmeno dopo l’ultimo assedio. La presi, fu mia ... e in un minuto non fu più bianca.




....titolo del pezzo "pagina bianca"

Non c'è che dire.... una bionda truccata in marrone è un ottimo inizio d'autunno... se poi ci aggiungi una domenica sera, la pioggia fine e silenziosa, una macchina e just the way you are seguito da little wing, tutto diventa sensualmente perfetto...



Don't go changing to try to please me,
You never let me down before.
Don't imagine you're too familiar
And I don't see you any more.
I would not leave you in time of trouble.
We never could have come this far.
I took the good times, I'll take the bad times.
I'll take you just the way you are.
I need to know that you will always be
The same old someone that I knew.
Oh, what will it take til you belive in me
The way that I believe in you.
I said I love you and that's forever,
And this I promise from the heart.
I could not love you any better.
I love you just the way you are.
(I want you just the way you are.)

Don't go trying some new fashion.
Don't change the color of your hair.
You always have my unspoken passion,
Although I might not seem to care.
I don't want clever conversation,
I never want to work that hard.
I just want someone that I can talk to,
I want you just the way you are.