venerdì 30 novembre 2007




Lui scrive:


mi sa che la merini ti ha suggerito qualcosa.


Lala scrive:


si che non ho tempo e voglia di impazzire adesso, che voglio vivere vestita d'amore e dignità per molti, moltissimi anni.




Guarda la città
oltre le mura vedrai
quanta umanità
stringersi intorno ad un niente
dubbio e verità
sono ad un passo da te
non voltarti più e giocati quello che hai
ci vuole un senso


fuori dai confini tuoi
mille volti attorno e poi
storie da scoprire
dentro nei pensieri tuoi
scorre ritmo e musica
e si deve vivere
si deve vivere

grida la città
per le ferite che ha
tutto intorno a noi
fiamme di polvere e vento

false ambiguità
sono ad un passo da te
apri il cerchio e poi
forse un po' meglio vedrai
ci vuole un senso

fuori dai confini tuoi
mille volti attorno e poi
storie da scoprire
dentro nei pensieri tuoi
scorre ritmo e musica
e si deve vivere
si deve vivere

trova il tempo
per guardarti dentro
e spiccare in volo
oltre quello che c'è
trova un senso
spezza il tuo silenzio
per gridare al mondo
che il presente sarà , solo tuo !

fuori dai confini tuoi
mille volti attorno e poi
storie da scoprire
dentro nei pensieri tuoi
scorre ritmo e musica
e si deve vivere
si deve vivere

si deve vivere
vivere

giovedì 29 novembre 2007

No ma ve la siete beccata questa pubblicità?



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mercoledì 28 novembre 2007



Ho provato a raccontare le emozioni di lunedì sera .... lo strascico di domande e sensazioni che mi ha lasciato questo incontro ravvicinato con Alda Merini, ma ogni cosa mi pare non rendere l'idea. Allora seguo il consiglio di qualcuno (grazie) e posto frasi appuntate qua e là nel corso della serata... e per il resto, unite i puntini per disegnare le mie emozioni. ..




Le parole di Alda:


-“non parlatemi più di manicomio, lasciatemi sola con il mio amore che mi ha rinchiusa e per il quale scrivo”

- “il dolore dell’uomo è la scienza mia”

- Lo scandalo più grande è la felicità.

- Assomiglia alla mia porta che non riesco ad aprire

- Non bisogna continuare a piangere, bisogna uscire dal manicomio, ma non l’istituzione ma quello che abbiamo nella testa

- La segregazione: questo più di tutto può fare impazzire un uomo

io come voi sono stata sopresa mentre rubavo la vita….









Dott. Gabrici


(Quell’amore cortese fatto ancora di pudore)

- L’uomo attraverso l’arte può arrivare all’equilibrio completo

- Non la chimica ma l’amore











Le parole di Lala:


- Tutto pronto, poltrona, libro, pagine bianche da sporcare al buio, emozione a mille, attesa fremente, cellulare spento. Il campanello, tutti seduti. Il pubblico che aspetta e parla di lei mi infastidisce. E’ come se mi aspettassi da questa serata un patto segreto tra consorelle e invece fotografi e fiori già pronti per lei e io stupida che ho portato solo un racconto che resterà sgualcito nella mia borsa

- Ecco sul palco i miei prossimi 50 anni di amore e dolore, di follia per la ragione, ma ancora in piedi con dignità e sarcasmo, coperta da parole dure e scarpe morbide: “abbiamo vinto noi”.

- E lacrime lente scendono sulle prime note e sento la tua vita dentro quelle strofe e diventa la mia.

- La musica nasce dietro le quinte e le poesie che amo tanto vengono musicate. Vorrei essere io a pronunciare quelle parole sentendole mie, facendole mie, godendo di un privilegio che spetta questa sera a qualcuno che non mi piace

- E il violino suona la mia anima vibrante di paura

- E avere voglia di ballare e sorridere per l’ironia feroce che salta tra le note. Una danza, uno schiaffo al degrado e al dolore che se ne va, ma con fatica, inciampando tra la forza e il dolore e le voglie di farli miei.

- E vedo noi due. Le mie vecchie parole e la tua musica. Tu, per sempre giovane con le tue dita allungate sui miei fianchi e i tasti bianchi e la mia stanchezza che vibra nella tua voce, che mi rende eterna.

- L’amore è non tenersi nemmeno una rosa per sè.

- Poco meno di 200 anni al tavolo di un’ipotetica osteria. Sembrerebbero un uomo e una donna e inveco sono la speranza e la salvezza, il dolore e la medicina, il rispetto e la testardaggine chiusi in una bolla di luce e archi. Lei ancora grata per la Cura, e lui che le versa un bichiera di Vita fresca. Sorridono grati, di una gentilezza che sa non essere scontata né dovuta, ma una prolunga naturale del proprio spirito.

- A quante vite si può sopravvivere?

- Quanto male fa il tuo dolore su di un palco e il mio non è l’unico naso soffiato







e la poesia di tutti....




E tutti noi costretti dentro

le ombre del vino.

Non abbiam parole nè potere

per invogliare gli altri avventori.

Siamo osti senza domande

riceviamo tutti solo che

abbiamo un cuore.

Siamo poeti poveri di fatti di vesti pesanti

e intime calure di bosco.

Siamo contadini che

portano la terra a Venere.

Siamo usurai pieni di croci.

Siamo conventi che non danno sangue

Siamo una fede senza profeti,

ma siamo poeti soli come le bestie,

buttati per tutti i fanghi,

senza una casa libera,

nè un sasso di sentimento.



lunedì 26 novembre 2007

Oggi mi sento un animale in gabbia....


(e odio essere chiamata "Cara")


E sta sera lei mi aspetta... con o senza bastone io ci sarò...



Riottosa a ogni tipo di amore


sei entrato tu a invadere il mio silenzio


e non so dove tu abbia visto le mie carni


per desiderarle tanto.


E non so perché tu abbia avuto il mio corpo


per poi andartene


con il grido dell'ultima morte.


Se mi avessi strappato il cuore


o tolto l'unico arto che mi fa male


o scollato le mie giunture


non avrei sofferto tanto


come quando tu un giorno insperato


mi hai tolto la pelle dell'anima.


Alda Merini


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domenica 25 novembre 2007

Ammettilo... non hai un grande rapporto con il cibo ultimamente. Le cose marciscono nel tuo frigo senza che tu abbia voglia di cucinarle. Se puoi eviti di sederti a tavola, e quando non puoi, mangi senza capire cosa e perchè e poi ti senti in colpa per averlo fatto. Ti nutri di cereali che ti danno la sensazione di cibo non pericoloso e poi finisci alle tre del mattino con lo stomaco pronto a scoppiare. E' la febbre, diciamo che è la febbre.

E' bello ogni tanto ricevere qualche dedica... in questi giorni sono stata viziata da fiori e poesie dei miei piccoli fans.


Tanta acqua è passata sotto i ponti


ed anche un grande fiume di sangue.


Ma ai piedi dell'amore,


score un bianco ruscello.


E nei giardini della luna,


dove ogni giorno si fa festa a te,


questo ruscello canta addormentato.


Quella luna è il mio capo, dentro cui gira


un grande sole blu.


E gli occhi tuoi sono questo sole


(Prevert)


... grazie a L. ....



venerdì 23 novembre 2007

Vite raccontate in replica. E sorrisi stirati, una smorfia neurologica che racconta una felicità assoluta. Racconta dell'amore trovato, e voluto da subito, dal primo tremore condiviso. E si vedono belli, anche se non è Bellezza quella che vedo nelle loro smorfie, con facce contratte da farmaci e disturbi eppure orgogliosi di appartenersi. Occhi che si comunicano Amore e mani che si cercano come se fosse impossibile non mantenere quel contatto tra loro, quella tensione amorosa.


E mi scopro meschina a provare per loro ammirazione, certo, ma anche un sottile retrogusto di invidia, per quella capacità di amare in modo naturale, spontaneo, libero da sovrastrutture e carceri mentali.



"...La solitudine è quando non capisco me stessa


e quando sono sola ho paura anche della libertà..."

mercoledì 21 novembre 2007

BOLLETTINO MEDICO DELLE 17.30



Eccomi qui con il bollettino medico della giornata. Il dolore cambia e si trasforma, ma non per questo sparisce, cmq oggi ho fatto la TAC che è un'esperienze bellissima per qualcuno che non riesce stare in linea retta, ma domani promesso sto in branda.


Fatti positivi della giornata. In ospedale i vecchietti si alzavano per lasciarmi il posto e un signore mi ha aiutata a sedermi, che è impresa assai ardua. Ho pensato che il mondo si fosse ribaltato e ho pensato che è davvero bello trovare la gentilezza in mezzo al dolore. E' una lezione che cercherò di ricordare quando presa, dalla mia vita e dalla mia frenesia, non mi accorgerò di chi ha bisogno di un sorriso e di una poltrona per sedersi. E poi la solidarietà tra malati. Lunedì in pronto soccorso, ho solidarizzato con una ragazza che porella stava davvero male e poi c'era un tizio, penso cingalese, che mi guardava tenero mentre ero in sala d'attesa presa dai dolori spaventosi e dalla nausea (è bellissimo vomitare quando si ha il mal di schiena!!!). Quando mi ha rivista in corridoio stesa sul lettino mentre mi facevo di flebo mi ha sorriso e salutata. Ho pensato che se ci fossimo incrociati per strada ci saremmo, nel migliore dei casi, ingnorati. Eppure siamo le stesse persone. Sarei stata io e sarebbe stato lui, ma non ricordo già più il suo viso, che pure in quel momento mi è sembrato il più dolce che potessi incrociare.


E poi c'è un altro fatto rilevante oggi. E' il 40esimo compleanno di mio cognato. E voi direte "embhè"? Bhè c'è quando l'ho conosciuto ne aveva 15 di anni e portava le american eagle, e i pantaloni aderenti e aveva il ciuffazzo che cadeva sugli occhi e i brufoli e una faccia che voleva essere da duro... ma che nessuno ci credeva al fatto che fosse bullo. Mi è piaciuto subito quel pischello, sarà che con me era gentile, che mi faceva giocare a pac man e che mi portava al cinema. Fa nulla se era un'imbroglio per vedere mia sorella e pomiciare con lei, sono sempre stata per l'amore libero e per i gettoni della sala giochi gratuiti


Però lui è la mia famiglia. Non che gli altri non lo siano, però è come se davvero fossimo fratelli. Lui ha un carattere tra l'assurdo e l'incomprensibile, parla poco ma è sempre presente e io lo sento. Quando ho avuto bisogno di qualcuno che mi capisse senza giudicarmi ho trovato lui al mio fianco. Senza troppe parole e morali, un abbraccio e lui che mi diceva "lo so che fa male" e mi coccolava in silenzio, senza volermi entrare nel cuore, accogliendomi e aiutandomi qualunque fosse la causa di quelle lacrime. Siamo famiglia, nel cuore intendo, famiglia vera, per questo sta sera ci sarò alla sua cena, nonostante il dolore e il sonno chimico di questi giorni. Sarò alla sua tavola, nella sua vita, come lui è nella mia.


Ti voglio bene fratellone



martedì 20 novembre 2007




Ciao Ragazzi... scusate sarò un po' assente nei prossimi giorni perchè sono caduta preda del colpo della strega, quindi non so quanto e se potrò collegarmi, dipenderà dall'antidolorifico da cavallo che mi stanno dando e dalle amorevoli cure di mia madre che non si stacca dal mio capezzale nemmeno se la picchio con il bastone che ho in dotazione.


Cmq ieri in ospedale ho scoperto che i dottori non hanno senso dell'umorismo. Quando il dottore mi ha chiesto come mi sentivo dopo il punturone che mi avevano fatto e ho risposto "come alla caccia al pachiderma", mi ha fatto una flebo perchè secondo lui non stavo bene. Dopo il bibitone è ritornato e mi ha chiesto come stavo, e io ho risposto "come in una puntata del Dott. House", ha chiamato il neurochirurgo il quale ha pensato simpaticamente di fare dei test carinissimi tipo:


si sdrai a pancia in su


(pirla sono piegata a 90 gradi come pensi che possa stare a pancia in su)


alzi la gamba destra


(pirla ti dico che non riesco a camminare perchè MI FA MALE la gamba destra)


se io alzo la gamba e la lascio andare di colpo le fa male?


(siii emerito pirla ssiiiiiii che fa male!!!)


risultato ... e così non riesco a capire ci vuole una tac!


(dai???? quindi fin'ora ti sei divertito!!!)


venerdì 16 novembre 2007

giovedì 15 novembre 2007

Comunicazione di servizio


Ragazzi vi segnalo questo evento... se avete occasione andateci perchè merita davvero. Io ho già visto qualcosa durante la notte bianca di qualche anno fa e .... ci sarebbe troppo da dire....


Il 26 novembre Giovanni Nuti e Alda Merini saranno in concerto al Teatro Strehler di Milano (Ore 21.00, Largo Greppi, Platea intero 23.50 euro, Card Giovani e anziani 19 euro, balconata intero 20.50 euro, card giovani e anziani 16 euro) dove presenteranno canzoni tratte dal loro ultimo album “Rasoi di seta” (Sony Bmg), di cui il nuovo singolo “Com’è grande il pensiero del mare” è in rotazione radiofonica dal 5 ottobre. Ospite della serata sarà Simone Cristicchi che canterà con Giovanni Nuti “I Poeti”, duetto incluso nel disco “Rasoi di seta”.


mercoledì 14 novembre 2007

sognando Anto




C'era una stanza buia. Anzi il nero era assoluto. Poi si è aperta una porta e allora c'era luce, ma solo là in fondo e sul pavimento, dove ero seduta io, arrivava a stento la penombra. E la luce che proveniva da quella porta era nitida e abbagliante e aveva la forma definita del rettangolo della porta. E lui era lì. Pantaloni scuri e maglia chiara, tanto chiara, quasi abbagliante. Sorrideva. E io sorridevo e dal pavimento mi alzavo per raggiungerlo. Lui un po' camminava verso di me, poi mi faceva segno di fermarmi e sorrideva.


E tu mi gettavi acqua sul viso, lo sentivo. Sentivo le tue mani che mi davano schiaffetti e sentivo che mi dicevi "svegliati", ma non volevo svegliarmi. Volevo restare lì. Mi aprivi gli occhi e ti vedevo, ma volevo sempre e comunque restare lì, perchè quando la tua voce si faceva più vicina, la sua immagine si faceva più lontana. E quando hai voluto svegliarmi, lui si è girato di spalle ed è quasi andato via e allora io ho pianto e ho aperto gli occhi. Non volevo perderlo ancora, volevo andare con lui.


Poi mi sono riaddormentata ed eravamo lui ed io nel nostro ufficio e lui diceva "Ho parlato a Mauro di te" e rideva,con la sua solita risata e poi era vicino alla sua scrivania e diceva "Ma daveero". Ho risentito la sua voce, proprio ora che avevo capito che la stavo dimenticando, che avevo paura di averla persa, ho sentito la sua voce e la sua risata. E sentivo la tua bocca che cercava di farmi respirare e la sua immagine che andava ancora via.


E poi ancora il sonno. Ancora lui là nella porta fermo e sorridente e io che finalmente riuscivo a dirti di lasciarmi dormire. Che finalmente capivo dov'era il mio corpo e dove iniziava invece il sogno. E allora mi hai lasciato andare, ma credo di aver visto il tuo volto su di me quando, più tardi, ho aperto gli occhi e non sapevo quanto tempo fosse passato, ma la casa era ancora buia e tu lì sulla panca vicino a me... ma forse ho sognato.

martedì 13 novembre 2007

Ho voglia di pensare

e di essere altrove

e di litigare

e di fare l'amore

e di scrivere

e di studiare

e di camminare

e di capire

e di parlare

e di ascoltare il silenzio

e di pregare

e di bestemmiare

e mandare affanculo

e di dipingermi pazza

e di scoprirmi sana



e qualunque cosa non sia una di queste


è sbagliata

è insopportabile

è insostenibile

è inutile

è futile

è follia sterile

è improduttiva

è implosiva

è distruttiva

è logorroica

è stillicidio

è morte apparente

è voglia di non esistere

è oblio

....SONO UN 'ANIMA SNELLA....



(Grazie)

domenica 11 novembre 2007



TREMATE LE STREGHE SON TORNATE... MA NON FANNO POI COSI' PAURA!


Domenica mattina, sole, calduccio, messaggio: "ehy c'è da organizzare, M. da salvare". Allora chiamo M. e FINALMENTE dopo anni di attesa la sento quella ancora di una volta, quella che non si fa mettere i piedi in testa, quella che chiede amore e rispetto. Come tutte noi. Non sei sola, lo senti. Il giro di telefonate, le chiavi di casa mia, noi siamo la tua famiglia, noi saremo sempre la tua famiglia. Contro tutto, contro tutti quelli che ci vogliono spremere la vita, che ci hanno volute per spegnerci e piegarci. Noi streghe, sorelle, amiche, noi e il nostro triumvirato inattaccabile, indissolubile.
E l'altra suonata che a vederla dimostra 30 anni e ad ascoltarla pare ne abbia 15, ma così bella e sorridendente e con la voglia di vivere, senza più paura, senza più tremore, perchè chi ci ama ci sa amare nei momenti di forza,non nei momenti deboli. E non ti devo spiegare gli ultimi 10 anni della mia vita per farti capire perchè sto male, perchè sono incazzata con il mondo e con me stessa, perchè batto i pugni per sentirmi voluta, perchè tu (e l'altra matta) eri lì in tutti questi anni e mi hai visto piangere e vomitare e picchiare il muso contro la mia semplicità e adesso conosci anche tu la mia rabbia e la mia fame di rispetto e mi spingi a non mollare, che mollare non fa parte dei nostri patti. E berci il caffè come streghe inoffensive, perchè noi dentro i nostri panni ci riconosciamo e ci stiamo bene e ci vogliamo bene. E tirare fuori i miei appunti di letteratura perchè ti servono e perchè forse sapevo che un giorno ci sarebbero tornati utili e vedere che mi abbracci e sei contenta come una bambina. E allora la giornata ha un senso, i nostri ultimi 17 anni insieme hanno un senso. Sono la nostra vita, sono la nostra famiglia.


venerdì 9 novembre 2007

Perchè poi scrivere è anche modo per condividere cervelli e dita su di una tastiera... e allora parto da questo racconto di Lapo, e ci gioco un po' a modo mio....




Punti di Vista … Allo specchio




Non riesco a staccare gli occhi dal tuo viso. So già che non lo dimenticherò un solo giorno della mia esistenza, che lo vedrò comparire in ogni angolo di questa casa che mi hai rubato. In questo istante di terrore senza fiato, mi sento lontana da qui, come se guardassi fuori dalla finestra, come se fossi lì su quell'albero, seduta accanto a quel ramo che batte sui vetri.


Il tuo coltello. Lo sento incidere la mia paura, sento il dolore e l'eco di un urlo senza voce che scappa lontano da quella lama sottile, mentre io immobile e impotente, non muovo un solo muscolo. Mi convinco che la l' immobilità mi salverà dalla tua rabbia. Lo vedo nei tuoi occhi che a volte compaiono dall'oscurità, svelati a tratti dall'ombra mobile delle foglie del larice. Mi guardi rabbioso, sento la cicatrice che hai sul labbro, diventare il mio labbro tumefatto, so che vuoi vendicarti, leggo il disprezzo per tutto quello che ti circonda.


Hai i piedi poggiati sul tavolino della nonna, quel poco legno che ho saputo salvare dall'oblio, che ho curato, restaurato e messo nella mia casa quando ancora non c'era nulla dentro. Ad ogni scricchiolio del legno antico, sotto il peso dei tuoi scarponi insozzati di fango e sangue, provo una fitta al cuore di un ricordo che si cancella a poco a poco. Poi ti sposti, e io seguo ogni tuo passo senza staccare per un secondo gli occhi da quel coltello che passi sui libri della libreria. Hai appena trafitto Dante, l'edizione rilegata che mi regalò la Professoressa, se solo tu volessi, se solo tu sapessi, troveresti nella prima pagina una calligrafia antica e parole che risolvono una vita. Una dedica, un altro ricordo che stai sfregiando.



Mi chiedi soldi, e non mi credi quando ti dico che non ne ho. Ti arrabbi e avvicini al mio volto il coltello e allora il mio respiro resta immobile. Intorno è silenzio assordante squarciato solo dal tonfo accellerato del mio cuore che pulsa nelle orecchie e lontano, molto lontano, sento un sibilo, il fischio sottile della tua voce che urla e chiede "soldi". Rovescio la borsa e trovo trucchi, assorbenti, fazzoletti usati, scontrini, mollette, chiavi che pensavo perdute, il mio mptre con le cuffie arrotolate e il portafoglio e tremo. Cerco i fottuti soldi, quei cazzo di soldi che vuoi e che spero ti facciano smaterializzare, che ti riducano in una statua di sale. Dove cazzo lì ho messi? E sento la punta del tuo coltello sul collo, ti prego no, e sento già il sangue scorrere sulla pelle ma forse è lacrime, forse è sudore. Rovisto le tasche, trovo qualche banconota appallottolata sparsa e sento ciocco di monete da qualche parte. E' poco lo so, non ti basta, non urlare, ti prego non urlare o morirò. Uno schiaffo, i capelli sugli occhi e tra le labbra. "Stupida puttana" mi dici e inizi a frugare con una mano e con l'altra non molli un secondo la lama, prendi il mio cellulare, che varrà venti euro, che non ha mai credito ma che in compenso comprende numeri che stupidamente non ho trascritto altrove, che perderò, ma non te ne frega niente lo so. Famelico sbrani i brandelli della mia esistenza in cerca di qualche pezzo di carne ancora da fagogitare.


Strattoni via dal collo quei pochi grammi d'oro che porto dal battesimo, che ti varranno una dose forse, spero quella fatale, e mi strappi il cuore, il mio cuore dove inciso a caratteri corsivi c'è scritto "amor di figlia per sempre avrai". Una figlia che la regalò alla madre, quella figlia che è mia madre, e alla quale io ora posso rinnovare quel patto segreto. Mi prendi per il collo mi costringi a seguirti in camera.



Inciampo nel letto e penso di essere fottuta, che sta per finire tutto qui e che gli ultimi istanti della mia vita non sono accanto a chi amo, ma sotto il peso di un bastardo che mi guarda e mi vuole insegnare la vita, io che la vita non l'avrò più tra un solo respiro.


Ti sento pronunciare qualcosa mentre stai lì immobile a guardare i miei occhi e il tuo sguardo è scuro come le notti che hai vissuto, profondo come la paura che leggo dietro la rabbia e il disprezzo. Vorrei parlarti ma mi hai rubato anche la voce.


"Io non rubo, insegno. il problema è la scatola. il chiuso a voi vi fotte la testa. io vivo fuori, di notte. lezione uno, paura, lezione due, dolore. aiuta a far capire la situazione. a ristabilire l'importanza delle cose. il male insegna, specie quello improvviso ".


Lezione tre pietà, lezione quattro perdono, lezione cinque l'amore, lezione sei il rispetto... lezione sette… non ho lezione da darti. Tu vedi solo questa scatola e ti fa schifo e pensi che la mia vita sia vuota, che il mio essere è fatto di oggetti e pensi di essere onnipotente perché stringi tra le tue dita sozze una lama, venti centrimetri di potere che ti dividono dall'essere uomo.



Ancora la tua voce in un sibilo che non so capire: "ne so di cose io, più di te che hai letto tanto. io so entrare in casa tua, meglio di te. apro le vostre scatole di merda io, tutte le notti, e insegno la vita a chi ci sta dentro. rubo accessori inutili, braccialetti, catenine, anelli, collane, soldi" che sono i miei ricordi, che sono la mia vita. Soldi che sono la mia rata di mutuo che non pagherò, che sono il bollo dell'auto, la visita che avevo prenotato, che sono anche quegli stivali che ho visto in vetrina e che volevo regalarmi perché me li sono meritati, perché ho lavorato sodo, perché sono fortunata sì e odiami per questo se vuoi.


"vivo nel buio. il giorno è troppo rumore, la gente fa chiasso. lo fa per non capire. la notte no, la notte capisci. anche la gente è diversa di notte. non fa chiasso. non serve. hanno paura. lo vedi dagli occhi. non vedono il dolore, ma lo sentono nel silenzio, e hanno paura. sono vivi, ecco, sì, loro sono vivi. per esser vivi bisogna vivere, se sai quello che ti succede minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno, non sei vivo un cazzo, passi il tempo e basta. vivere davvero è non sapere quello che può succedere. fuori, nella notte, non sai mai nulla. è dura, ma è vita. per questo vi chiudete nelle scatole. allora tocca a me portarvi un minuto o due di vita a domicilio.."


Ma cosa sai della vita, della mia vita. Tu che te ne stai nascosto nell'ombra e mi tieni immobile brandendo la tua lama, che hai bisogno di annientarmi per farti ascoltare. Che ne sai di cosa è stato ieri? Sei arrivato nel mio oggi fatto di pizzi a decorare una scatola che a te pare vuota e che a me pare un vaso di pandora pronto ad esplodere per tutto l'amore, per tutta la paura, per tutti i sogni, per tutta la passione, che contiene tutta la mia vita che tu disprezzi perché non sai cos'è, perché la vedi solo nel buio, e hai paura di guardala in faccia. E tu pensi di sapere cosa ti succederà tra un minuto? Potresti scappare e farla finita qui, potresti essere braccato come il peggior cane rabbioso, potresti morire o potresti innamorarti di qualcuno che non meriti. Tu che cazzo ne sai della vita della gente, tu che la rubi per un attimo di potenza sterile. Cosa ne sai? Hai solo certezze tra le tue mani callose, certezze che si stanno sgretolando in quel leggero fremito del labbro, in quel sottile scricchiolare di emozione che fa vacillare la tua forza e per un attimo intravedo l'uomo sbucare dalla notte.


Sento aria nei polmoni e passi pesanti si allontanano dalla mia finestra. Ritrovo la mobilità nelle dita, allungo un braccio per cercare il telefono e trovo un mucchietto d'oro che sono i miei ricordi e che ora sono anche il ricordo dell'Uomo che ho intravisto nella notte.


Ma ti stai ancora chiedendo a cosa servono ?


giovedì 8 novembre 2007

Lo so che vi preoccupate quando mi sentite così... ma non ce n'è bisogno. Stare male a volte è un bene, fa vedere le cose per quelle che sono, fa riscoprire vecchi cd che non suonavano da un po'.... e lo so che non è rock, ma sta sera ho voglia di cosette carine e leggere, parole facili che hanno esattamente il significato che hanno, senza messaggi criptici per dirla alla cromo...e adesso ve la rifilo :)


Vorrei, come nei versi dei poeti, un diario dei segreti
ma poi cosa vorrei
vorrei, ruffiano chi lo dice,
vorrei che tu fossi felice
io no non penso a me
voglio no, non voglio l'erba
volevo solamente... niente
volevo averti ancora qui con me.
Vorrei che invece della strada ci fosse la tua pelle
e a casa non tornare piu'
cosi' togliendoti le scarpe scenderti sul collo
e andare ancora giu'
il rumore di un cristallo
ho messo un piede sul tuo cuore
s'e' rotto e' proprio quello che vorrei.
Vorrei trovarti qui sopra il marciapiede e senza dignita'
che mi venissi incontro urlando senza fiato
"Lo sai che io non vivo piu'
perche' in mezzo al mondo ci sei tu e se son stanca c'entri tu
ma finalmente eccoti qui, non dire niente anzi di' si dimmi si".
E io fermandomi all'ascella
potrei dire che sei bella,
anche se poi tu non lo sei
e poi confuso andare piano
perche' scendendo incontro la tua mano
lo vedi come sei
ripiegandoti sui ginocchi
e in silenzio abbassi gli occhi
per questo e' per questo che vorrei
che vorrei.
Vorrei trovarti qui sopra il marciapiede e senza dignita'
........
Perche' in mezzo al mondo ci sei tu
e se son stanca c'entri tu
ma finalmente tu sei qui, non dire niente anzi di' si.
Ma finalmente tu sei qui
non dire niente anzi di' si
perche' in mezzo al mondo ci sei tu
tu,
non dire niente anzi di' si.

mercoledì 7 novembre 2007



non piangere mai
su chi ha abbandonato la sua vita


nei manicomi
L'hanno fatto spontaneamente
per non essere molestati
E' gente che ha un'anima sola


e se perde quella muore
Voi uomini avete più anime
e molte maschere sul vostro viso
Giocate in enormi teatri del non senso
ma noi eravamo felici
di andare verso la morte
tragica soluzione di una vita


che non volevamo


dedicata a Simone Cristicchi




CONVERSAZIONE



me: ho scoperto che vecchioni ha fatto una canzone per lei

e C'è DI MEZZO ANCHE CAMPANA. VEDI io da vecchia sarò così

una vecchia in sovrappeso che la gente penserà pazza e che avrà negli occhi tutta una vita : io non so, la pazzia non mi dispiace. penso sia più folle

Gibson: spero sarai un pò PIU' in carreggiata

ME

passare i giorni uguali ai giorni e pensare che tanto "o invecchi o muori"







Roberto Vecchioni - Canzone per Alda Merini



Noi qui dentro si vive in un lungo letargo,


si vive afferrandosi a qualunque sguardo,


contandosi i pezzi lasciati là fuori,


che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori.


Io non scrivo più niente, mi legano i polsi,


ora l'unico tempo è nel tempo che colsi


qui dentro il dolore è un ospite usuale,


ma l'amore che manca è l' amore che fa male.


Ogni uomo della vita mia


era il verso di una poesia


perduto, straziato,


raccolto, abbracciato.


Ogni amore della vita mia


ogni amore della vita mia


è cielo e voragine,


è terra che mangio


per vivere ancora.


Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana,


com'è dolce il ricordo di Dino Campana;


perché basta anche un niente per essere felici



basta vivere come le cose che dici,


e di vederti in tutti gli amori che hai


per non perderti, perderti, perderti mai.


Cosa non si fa per vivere,


cosa non si fa per vivere,


guarda! Io sto vivendo.


Cosa mi è costato vivere?


Cosa l' ho pagato vivere?


Figli, colpi di vento...


La mia bocca vuole vivere!


La mia mano vuole vivere!


Ora, in questo momento!


Il mio corpo vuole vivere!


La mia vita vuole vivere!


Amo, ti amo, ti sento!


Ogni uomo della vita mia


era il verso di una poesia


buttata, stracciata,


raccolta, abbracciata.


Questo amore



della vita mia,


ogni amore della vita mia,


è cielo e voragine,


è terra che mangio


per vivere ancora.




(Alda Merini)


Ci sono giorni in cui amo il mio lavoro, giorni in cui penso di essere fortunata ad averlo.... poi alzo gli occhi dalla mia scrivania, mi guardo intorno e mi dico, ma perchè non lavoro in un posto più serio, dove posso migliorarmi, conoscere nuove tecnologie e tornare a casa la sera soddisfatta del mio operato? Ci sarà una società più seria della nostra ... e infatti c'è, oggi ne ho la certezza... per migliorarmi dovrei andare a lavorare qui.....



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martedì 6 novembre 2007



Non ho scritto prima perchè non avevo molte cose positive da scrivere. Però poi tutto mi è parso meno duro, meno drammatico e ho rispolverato un sorriso. C'è chi pensa che ferirmi sia un modo per abbattermi e forse un po' ci riesce ma il problema è che poi mi passa, e quanto mi passa divento ancora più forte. Sono un Gormito, un replicante o chissà che altro. E' che quando sono con il sedere per terra, trovo sempre un paio di mani dalle quali farmi aiutare. E non è quello che voglio, perchè non voglio essere amata per le mie debolezze, ma non posso fingere che non sia bello e intenso e a volte un conforto ristoratore sotto molti punti di vista. E se pensavi davvero di avermi ferito ancora con la storia della piccola vittima, hai proprio sbagliato, quello che penso di te lo ha scritto Renato e tu la cantavi sempre e non sai quanto sia vera "gli spermatozoi l'unica forza, tutto ciò che hai, ma che uomo sei se non hai il cielo". Continua le tue lotte contro il nulla, è l'unica cosa con la quale puoi misurarti.


E ora il silenzio e la distanza che ho voluto mettere tra me e le persone in questo periodo, diventa un libro nuovo da sfogliare, un racconto nuovo che gira nella testa. Ritorna ad essere la voglia di crescere, di fare andare avanti ancora tutto. E mi sto rialzando senza le mie corazze, senza fingere di non soffrire perchè forse hai ragione, ma non sono ancora così certa che sia la via giusta, perchè fa male nel profondo e io non so ancora di essere così forte nelle mie debolezze.


"Ma il giorno che ci apersero i cancelli,


che potemmo toccarle con le mani quelle rose stupende, che potemmo finalmente inebriarci del loro destino di fiori. Divine, lussureggianti rose! Non avrei potuto scrivere in quel momento nulla che riguardasse i fiori perchè io stessa ero diventata un fiore, io stessa avevo un gambo ed una linfa."

lunedì 5 novembre 2007

Giorno di bombardamenti psico fisici. Intanto per cominciare la cassoeula della mamma che ha bombardato fisicamente il mio povero stomaco.... Chiaramente la tavola rispecchia il concetto di "pranzo informale in famiglia" per mia madre. Chiaramente per chiudere il pranzo ha pensato bene di fare una tonnellata di profiteroles.... penso che non mangerò per i prossimi due mesi. Ora ho Orietta Berti nello stomaco che canta "finchè la barca va" e non credo che sia il modo migliore per infilarmi a letto, tanto più dopo le notti di questi mesi che sembrano già la proiezione dell'esorcista giornaliera.




Dopo pranzo è venuto fuori un dibattito su una mia foto con la faccia incazzata per via di una gonna rossa che mia madre mi faceva mettere da piccola e che io trovavo orripilante. E così via al festival del revival !!! Scartabellando tra le foto (orribili) ho ritrovato la mia foto paura in sala prove, quella che avevo la faccia da "se te ciapo te sgrafo" (leggasi: se ti prendo ti graffio) E' una foto spaventosa, ma ci sono affezionata. Poi ravanando tra i vhs di mamma ho trovato due kikkine da amarcord. Il video dell'Innominato sul suo volo sopra Cremona. Probabilmente risale all'epoca in cui cercava di convincermi a volare con lui, o forse risale al periodo in cui ancora cercava di fare il figo con me (fammi sapere quale delle due ipotesi è, perchè non me la ricordo più hihihi). Cmq è stato bello vedere ancora una volta il mondo dalla prospettiva della cupolina trasparente, vedere i tetti di Cremona e i quadrati regolari dei suoi campi, vedere l'ombra del filo rosso proiettata sul tuo cappello (orribile Fab davvero orribile!!!!!) e forse penso che ancora dovremmo seguire quel filo rosso sopra le nostre teste e seguire il nostro orizzonte, il nostro orientamento... ma questo è un altro discorso che non voglio fare sta sera.


L'altra fantastigliosa scoperta è il video della sala prove, fatto sparire ad arte da mia madre quando pensava che per cancellare il ricordo di qualcuno, bastava cancellare ogni orma del suo passaggio. Risale al 98 max 99. Fortunatamente non cantavo e facevo le riprese, ma ho ritrovato Zio Drago, M, Vale e Mr. While. E' stato carino rivivere quell'atmosfera unita, sentire che dal divano del 2007 ridevo allo stesso modo delle battute idiote, e attaccavo ancora allo stesso punto degli stessi brani e che chiedevo ancora quelle canzoni che mi appartenevano allora e che mi appartengono ancora, come Jealous Guy. Nel calduccio della mia casa ho potuto rivivere il bello di quei momenti, senza tirare fuori il rancore che mi riservo di usare nelle occasioni live. Non ti ho ancora perdonato, perchè ancora non mi hai chiesto di farlo, ma questo non cancella i momenti di tenerezza che abbiamo avuto in quei quasi 7 anni...e non voglio nemmeno permetterti di cancellare anni bellissimi, che hai saputo rovinare per quei tre grammi di testosterone che ti sono andati al cervello.


E non voglio concederti più tempo di quanto meriti e forse lo ha pensato anche chi, sulla stessa cassetta, ha riempito gli spazi vuoti con il secondo natale del mio piccolo. Me lo sono trovato lì con i suoi primi passi ancora incerti, con le prime parole buffe e i baci dati alla telecamera della nonna. E' stata una emozione violenta, non avevo mai rivisto i suoi filmati di quando era piccolo. Ho riprovato quello stesso amore incondizionato per ogni smorfia della sua bocca, per quegli occhioni curiosi e quel sedere di gomma che cadeva ogni due secondi e poi si rialzava sorridendo. E ce ne fottiamo piccolo se c'è qualcuno che non sa com'è il tuo faccino, bastiamo noi, basteremo sempre noi a darti tutto l'amore che ti serve per crescere bene...e poi basta.. che la zia sta sera è un po' patetica e tu sei grande, e sei bello, e ieri sei stato dolcissimo e sarà bellissimo averti accanto anche da ometto.



[youtube http://www.youtube.com/watch?v=6lLs2dC9NaE]

venerdì 2 novembre 2007


Portandomi Vassalli come compagno nella mia pausa del venerdì, ho ritrovato la voglia di sfogliare il mio Dino. E lo so che Vassalli riduce ad un incidente di percorso la storia d'amore tra L'Aleramo e Campana, ma io non smetto di credere alla forza propulsiva e distruttiva di un'Amore che per me resta senza pari. Non è una storia a lieto fine, tutt'altro, finita nel marciume e nel dolore, nella distruzione e nella poesia, nel ricordo, nell'appartenenza dell'anima anche contro sè stessi. Un'attimo che ha travalicato l'istante per diventare indimenticabile, comunque a prescindere dalla realtà degli eventi, scansando il dolore e la razionalità...






La Chimera




Non so se tra roccie il tuo pallido


Viso m'apparve, o sorriso


Di lontananze ignote


Fosti, la china eburnea


Fronte fulgente o giovine


Suora de la Gioconda:


O delle primavere


Spente, per i tuoi mitici pallori


O Regina O Regina adolescente:


Ma per il tuo ignoto poema


Di voluttà e di dolore


Musica fanciulla esangue,


Segnato di linea di sangue


Nel cerchio delle labbra sinuose


Regina de la melodia:


Ma per il vergine capo


Reclino, io poeta notturno


Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,


Io per il tuo dolce mistero


Io per il tuo divenir taciturno.


Non so se la fiamma pallida


Fu dei capelli il vivente


Segno del suo pallore,


Non so se fu un dolce vapore,


Dolce sul mio dolore,


Sorriso di un volto notturno:


Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti


E l'immobilità dei firmamenti


E i gonfii rivi che vanno piangenti


E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti


E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti


E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

Avrei potuto fare molte cose per onorare questo giorno di ex festa. Avrei potuto fare il ponte, leggere molti libri, e scrivere una mail al mio AlbyTesoro che ogge compie gli anni, o studiarmi meglio Pasolini che oggi è l'anniversario della morte o andare a sentire i miei amici suonare... e invece. E invece sono in ufficio, che l'unico ponte contemplato qui, è quello del cavalcavia sopra l'autostrada, quindi orat et laborat. E sta sera? Sta sera farò autoerotismo psicologico... che vuol dire? Semplice, che mi ammazzerò di seghe mentali andando al cinema con mia sorella. Sono anni che non usciamo insieme una sera, penso che la porterò al Ducale, nella città tentacular, e se riuscirò a tirar fuori la ribelle che è in lei, ci spareremo un panozzo sui navigli. Mi piace come programma serale, ho sempre voluto avere un rapporto complice con lei. Chiaramente non poteva mancare l'ansiogena Margherita Buy a fare da detonatore alle nostre menate esistenziali...






Con vent'anni di matrimonio alle spalle, una coppia alto borghese vede rompere la propria serenità dopo l'improvviso licenziamento del marito. Gli equilibri che sembravano consolidati rischiano di crollare travolgendo gli aspetti motivi e quelli professionali. La reazione dei due a questo triste episodio è decisamente diversa. Da un lato, Michele, pieno di orgoglio, trova difficoltà a reinventarsi mentre Elsa colma le difficoltà economiche della famiglia trovando un part-time presso un call center. Dopo Agata e la tempesta, Soldini decide di ambientare la vicenda di nuovo a Genova. A detta dello stesso regista, è la prima volta che un suo film non parla di personaggi che partono. Dall'inizio alla fine, i due protagonisti sono prigionieri degli accadimenti e non è un caso che non possano partire per il viaggio che avevano programmato.