giovedì 31 luglio 2008

ULTIMO



GIORNO



!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI.... ma prima prima....




Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d'essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.







Così è l'ultima notte che passerò con l'angoscioso pensiero di rimettere piede in quell'ufficio. Basta, domani ultime 5 ore. Mi alzerò presto (almeno nelle intenzioni) per farmi con calma la doccia e per mettermi un po' giù da competizione. Così, giusto per dimostrare alla vecchia che la sua teoria secondo la quale nella Milano bene sono tutte fighe crollerà sotto il mio indiscutibile fascino da cicciona della provincia male.....ehm ok la smetto :)

La mia famiglia cerca di evitare l'argomento, limitandosi, nella migliore delle ipotesi, a guardarmi scuotendo il capo come se fossi impazzita. Ho anche scoperto che mia madre non lo ha detto a nessuno, come se avessi compiuto qualcosa di inconfessabile. Mio padre invece vuole semplicemente che mi cementi giù in cantiere fino a quando non avremo messo gli zerbini e i fiori sui balconi degli appartamenti che forse venderemo.... ma qui si sbaglia di grosso. Solo il Gib si ricorda dell'evento e ne pare compiaciuto.

Per il resto penso all'estate scorsa, a come mi sentivo. Penso che tutta la stima e l'amore che provavo per la persona sbagliata ora si sono ricostruite in stima e amore per me stessa. E' tutto ancora molto embrionale, certo, ma voglio amare in me quello che amavo in lui, perchè posso farlo e posso farlo meglio, posso essere la persona che ho sempre stimato riscontrandola negli altri. E non voglio più dipendere da questo, non voglio più amare per luce riflessa. E se questo farà paura, pazienza, non sono disposta a fare sconti sulle mie possibilità pur di essere amata. Non sarà facile, non lo è mai. Sono contenta anche solo di essere riuscita a prendere questa decisione, anche se mi lamenterò per tutte le paure che mi verranno e che spero un giorno di impare a gestire.

Questa è la mia notte prima degli esami, quella degli scongiuri, della paura di non aver capito niente, di quella che pensa che da domani sarà finalmente estate e mi chiedo cosa penserebbe Pessoa, lui che è rimasto corrispondente a vita, che non ha mai concluso un libro e si è consumato il fegato al bar e che piccolo e pulcioso nella sua finestra piccola e pulciosa è riuscito ad essere indimenticabile. Io andrò a studiare il modo migliore per nascondermi nella mischia, per non uscire dalla mia mediocrità, per diventare un numero di matricola e poco più ...forse... o forse no.


Io mi ricordo, quattro ragazzi con la chitarra
e un pianoforte sulla spalla.
Come pini di Roma, la vita non li spezza,
questa notte è ancora nostra.

Come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati?
Le bombe delle sei non fanno male,
è solo il giorno che muore, è solo il giorno che muore.
Gli esami sono vicini, e tu sei troppo lontana dalla mia stanza.
Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto,
stasera al solito posto, la luna sembra strana
sarà che non ti vedo da una settimana.

Maturità ti avessi preso prima,
le mie mani sul tuo seno, è fitto il tuo mistero.
Il tuo peccato è originale come i tuoi calzoni americani,
non fermare ti prego le mie mani
sulle tue cosce tese chiuse come le chiese,
quando ti vuoi confessare.
Notte prima degli esami, notte di polizia
certo qualcuno te lo sei portato via.
Notte di mamma e di papà col biberon in mano,
notte di nonni alla finestra, ma questa notte è ancora nostra.
Notte di giovani attori, di pizze fredde e di calzoni,
notte di sogni, di coppe e di campioni.
Notte di lacrime e preghiere,
la matematica non sarà mai il mio mestiere.
E gli aerei volano in alto tra New York e Mosca,
ma questa notte è ancora nostra, Claudia non tremare
non ti posso far male, se l'amore è amore.
Si accendono le luci qui sul palco
ma quanti amici intorno, mi viene voglia di cantare.
Forse cambiati, certo un po' diversi
ma con la voglia ancora di cambiare,
se l'amore è amore, se l'amore è amore,

se l'amore è amore, se l'amore è amore,
se l'amore è amore.





martedì 29 luglio 2008

Che strano tornare a scrivere. E' bastato un niente per farmi arenare, per non guardare più il mondo con gli occhi di chi vuole raccontare. Eppure da raccontare c'è, come la pioggia che sta scendendo, come il prospetto degli orari che ho appena elaborato, come la settimana che sta inziando che sarà l'ultima, l'ultima davvero. Che è lunedì e quindi niente gelatino perchè il bar è chiuso e niente Sex and the city. E poi che oggi ho chiuso il contratto per il cantiere, pronti via a settembre parte anche quello, dopo tre anni, perchè fare una rivoluzione alla volta in casa mia è pressochè impossibile.

Oppure il week end appena trascorso, passato con gli amici e vissuto con le mie gambe, con il costume e il campo da beach volley che no, proprio no, non si poteva lasciare deserto. E il poeta che giocava a palla, e la Star che era zingara come me, "zingare contro infighettate" e che ci dobbiamo fare. E poi il rock ballato a piedi nudi, i miei piedi.... e i ragazzi che ho conosciuto, compreso Davide e lo zio che i primi cinque minuti volevo prendere a testate e che poi alla fine si sono privati anche loro delle "scarpe" e sono rimasti a piedi nudi a parlare con noi. E per Davide, stai molto attento che un morso la prossima volta non te lo leva nessuno

Oppure potrei partire per il viaggio che forse si farà settimana prossima, se la schiena regge e la paura passa. No di questo non voglio parlare, non voglio gufare o illudermi. O degli amici, quelli che in questi giorni di "scollegamento multimediale" si sono adoperati per tenersi comunque in contatto con me... soprattutto uno che ha deciso di fidarsi e uno che ha deciso di scordarsi.... ma forse anche di questo è meglio tacere.
Ora ho sonno, Ginsberg mi aspetta nel letto. notte.



giovedì 24 luglio 2008

L'ADSL ancora non va, scusate la latitanza, posso connettermi solo in versione spia segreta dal lavoro e non è mica facile, ma ormai ho le crisi di astinenza da blog (oltre che da oppio). Ieri sera è stata una bella serata passata ad ascoltare Treves. Ho scritto una cosa tra il buio, la musica, la birra e l'estate. Sono appunti, mi serviranno per ricordare questa serata.



MILANO, IDROSCALO, ESTATE


I capelli sciolti


sulla schiena nuda.


Una gonna gitana


e bracciali da schiava.


L'acqua nera della notte


e le luci riflesse che tremano.


Il blues


che si propaga nell'aria.


Gli amici e la birra fresca tra le mani.


I libri che vorrei leggere


e che leggerò.


Un aereo che decolla


sull'anima


e sogni


che metterò in valigia


pronti a partire.


La gioia di allontanarmi


per il sapore di appartenerti


e di farmi cercare.


La penna che scivola


sul buio di righe


che domani non saprò leggere


e gli occhi che cercano nel buio


la mia voglia di Essere.


Intorno a me solo uomini inutili


che scrutano guardinghi


la felinità della mia solitudine.


In questo istante di acqua di palude


bacerei il mondo


con la bocca di birra,


sotto un cielo d'estate


che rende tutto perfetto


anche la tua assenza


tra l'odore di fumo dei ragazzi davanti,


l'armonica nella bocca di Treves


e la voglia di eclissi.


lunedì 14 luglio 2008



Normal
0
14






MicrosoftInternetExplorer4





/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";}


NICK BEAT E L'INSONNIA


Non dormiva Nick Beat quella notte. Forse era il caldo che non andava a dormire, forse era la polvere del deserto che graffiava gli occhi. Forse appunto, perché Nick Beat non sapeva quando e dove i suoi pensieri avevano preso il posto del sonno.




Non erano pensieri importanti a tenerlo sveglio, si ostinava a non voler pensare e ad interpretare le aritmie del suo corpo, ma non riusciva ad accettare la mancanza d'armonia con la notte. Ogni tanto il momento di perfezione vissuto e perduto squarciava la notte e lo induceva a pensare, ma lui voleva solo dormire. Eppure pensava alla gioia di essere in un attimo di perfezione con la natura e il suo corpo come era capitato il giorno prima là ad Elephant Butte. Nudo nella natura nuda in simbiotica assenza di appartenenza e prevaricazione. Chi era per l'altro? Il lago e la sua meraviglia o l'uomo e la sua capacità di vivere un mondo fatto per lui? Questo Nick Beat se lo chiedeva, ma nel buio della notte che scorreva lenta voleva solo dimenticare quell’attimo di perfezione che era esistito e che doveva sopravvivere a se stesso, non sporcandosi di congetture e pensieri. Un attimo perfetto reso perfetto dal solo fatto di essere esistito” solo questo voleva cristallizzare Nick Beat per non dimenticare, ma era così difficile l’equilibrio tra il ricordo e il pensiero. Se il primo poteva rendere immortale l’emozione di un istante, il secondo rischiava di uccidere quel istante vissuto per renderlo irrimediabilmente una creazione illusoria della ragione.




Nick Beat si era stancato di rigirarsi nel suo letto spartano e si infilò pantaloni logori sulla pelle nuda ed uscì nel portico. E poi il portico non bastò. C’era un’alba sopra di lui e c’era una città che stava per svegliarsi e non poteva certo permettere all’insonnia di privarlo di quella nuova meraviglia. E Nick Beat camminò a lungo sulla strada mentre il sole piano piano sorgeva e l’insonnia diventava vita.




Fu subito nella Via della Polvere che stranamente non era quella di ogni giorno, non ancora e lui non l’aveva mai vista così. Si era limitato Nick Beat a guardare le stesse cose con gli stessi occhi per giorni e giorni e questo lo faceva arrabbiare. Come aveva potuto lui, proprio lui, non cambiare mai il punto di vista? Come aveva potuto smettere di guardare il mondo, il suo mondo, a testa in giù, o dall’altro lato della strada o semplicemente ad un’ora diversa di un giorno diverso?




Guardò il mercato, anzi, l'ipotesi di mercato. Landa di cemento sporca per i resti dell’arte del giorno prima.
"Chi sei?", si chiese guardando l’uomo che ripuliva il luogo dove ogni giorno vendeva la sua lavanda. La sua rabbia raddoppiò. Aveva accettato gli eventi senza chiedersi perché le cose accadono. Un attimo, un flash destabilizzante. E anche lui non si sentì così diverso da quell’odiato uomo. Sì, quello dei puzzolenti hot dog all’angolo della piazza. (*)




Le luci della notte tardavano a spegnersi e quelle del mattino erano già pronte per essere colte e a Nick Beat pareva che tutto prendesse ad avere la solita forma di ogni giorno, solo che ora lui poteva intravedere la diversità sempre uguale di ogni cosa. Piano piano la città iniziò a risvegliarsi e Nick Beat si sentiva un intruso scrutato dagli occhi assonnati di chi vive nell’alba di ogni giornata.




Pensò, Nick Beat, di andare al forno dove ogni giorno comprava del pane per assaporarne il tepore di un boccone nuovo di un giorno nuovo e mentre camminava in quella direzione passò davanti alla chiesa che aveva stranamente la porta spalancata. Non che credesse in un particolare dio, gli indiani, i cow boy, i dollari gli aveva raccontato così tante favole su ogni dio che gli sembrava impossibile capire chi avesse ragione in merito. Ma la porta era aperta in quell’alba intrisa di significati, e questo gli bastò per varcare la soglia ed entrare nel silenzio. Trovò il libro della messa aperto proprio davanti alla porta e lesse le parole del giorno che sembravano appartenergli come la città e il deserto e quell’alba rubata alla notte.



“Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!”



E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato».





(*) correzione bozza a cura di Enrico Gregori.... che ringrazio sentitamente :)

venerdì 11 luglio 2008

Ragazzi ho problemi con internet... potrei averne fino a mercoledì (amooo queste cose) cercate di non disperarvi troppo per la mia assenza.


Buon we a tutti

mercoledì 9 luglio 2008








E mi si è stretta l'anima sta sera nel giardino borghese della mia casa borghese, per la bellezza di questa serata estiva. Per questo tramonto che dura oltre le 22.00, per il venticello tiepido che smuove l'ulivo, per questo ordine apparente nella mia vita intimamente complicata.
Mi si è stretta l'anima all'idea di dover rientrare, con tutta quella pila di carte che ho ancora sulla scrivania e che deve sparire entro domani mattina. Vorrei che la mia vita fosse come quella di Nick Beat, passata a contemplare il sole che si addormenta dal mio portico circondato di lavanda e deserto.

martedì 8 luglio 2008

Insomma oggi vi do tregua. Non scriverò mie parole ma quelle di Sibilla Aleramo.

MA SI, SEMPRE

Sento che sorrido,
intenerita,
c'è pudore e c'è grazia puerile
in questo che m'investe,
sola,
tremore improvviso,
oh luce tra le rame gemmate,
sera che avvicini la primavera
sento che sorrido,
intenerita,
così tersa così lieve e presente
la vita
con un suo senso di casto bene...

lunedì 7 luglio 2008

SEGNI DEL DESTINO



Lo so lo so, mica c'è da credere a certe cose .... ma siccome sono una patetica hippie credo nell'Amore eterno, quello che si trasforma ma non si distrugge. Così capita che a volte, anzi spesso, cerco ancora di trovare quell'affinità elettiva con la mia nonnina che ci teneva e ci tiene unite anche quando siamo lontane. E così è capitato che le ho chiesto se era proprio tanto una stronzata iscrivermi all'università e tadaaaa la mattina dopo mi trovo la mail del mio prof che mi dice "ti pubblichiamo". E vabbhè mica mi faccio influenzare per queste cose.
Poi capita che oggi, mentre ero da sola in pausa pranzo, le rompo le scatole e le dico di darmi una mano. sono le 16 e mi arriva la telefonata di un Geom. che vuole un preventivo per un nuovo condominio da amministrare e sapete che condominio è? Quello dove abitava mia nonna. Adesso un pochino mi faccio influenzare ecco....
Grazie nonna :*

.

Da qualche giorno sono nel panico. In fin dei conti è qualche ora che non mi ammazzo di seghe mentali quindi è normale.... manche no. Sarà forse l'oppio che mi ha bruciato le ultime sinapsi funzionanti. Ho un ansia devastante, che qualche bravo strizza chiamerebbe attacco di panico, su tutto quello che faccio. Improvvisamente mi sento incapace di fare qualunque cosa. Mi sento un'inetta al lavoro, mi sento così stanca da non riuscire a scrivere e mi viene il panico se penso a settembre. Sto realizzando solo ora che forse ho fatto una puttanata gigante a licenziarmi, a mettermi in proprio ad imbarcarmi nel discorso università, forse mi sono sopravvalutata e non sono quella figa che pensavo di essere. E adesso? Adesso che faccio? Mica posso passare tutte le notti come quella passata con la tachicardia e il fremito ai muscoli fino alle 4 del mattino.Cosa cazzo ho combinato????



domenica 6 luglio 2008






Normal
0
14






MicrosoftInternetExplorer4


Oggi nasce un nuovo amico immaginario Nick Beat®

(tramonto delle Montagne Sacre di Santa Fe)








Normal
0
14






MicrosoftInternetExplorer4





/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";}


LE AVVENTURE DI NICK BEAT



Nick Beat vendeva lavanda nella Via della Polvere. Viveva in uno di quei capanni che sembravano pronti a farsi in mille pezzi da un istante all’altro eppure incrollabili sotto le tempeste di sabbia del New Mexico. La sua casa erano quei vecchi legni cigolanti e una cortina di cespugli di lavanda. Sopra tutto c’era la polvere, impalpabile velo terroso che non praticava alcuna forma di discriminazione o scelta: poggiava su ogni elemento di quel deserto, ed era il deserto.


Nick Beat vendeva lavanda nella Via della Polvere e la sera amava sedere nel portico ascoltando il tramonto delle montagne sacre. C’era un dondolo vecchio e cigolante come vecchio e cigolante era il pavimento sul quale poggiava. Appesi alle travi seccavano fasci di lavanda pronti ad essere venduti l’indomani e intorno c’erano i rumori del silenzioso deserto: il frinire delle cicale, il frusciare delle steppaglie contro il corpo di qualche animale selvatico, il suono secco della bottiglia di birra poggiata di tanto in tanto sul pavimento e il rumore incessante dei pensieri. Non smetteva un attimo Nick Beat di pensare, di registrare i colori dei tramonti, le ombre che le montagne sacre proiettavano, gli odori del deserto. Ogni giorno era un nuovo giorno con nuovi elementi da incasellare nei ricordi o nuove rievocazioni di cose giù vissute e provate che si rinnovavano e prendevano di nuovo ad essere Vita.


Ogni notte iniziava con l’arrivo del sonno e ogni mattino ricominciava con la luce del sole. Non c’erano orologi nella casa di Nick Beat. Sapeva quando era ora di mangiare perché sentiva fame e sapeva quando era ora di smettere di lavorare perché era stanco. Così ogni mattina ad una certa ora che non ci è dato sapere, arrivava nella Via della Polvere con i suoi fasci di profumo e poggiava sul muricciolo al mercato degli artisti. Gli piaceva quella zona perché il profumo della sua lavanda si mischiava a quello dei colori freschi dei pittori e ai colori delle stoffe che vendevano sulle bancarelle. Chi camminava nella piazza sentiva ad un certo punto, un rilassante profumo di lavanda mischiarsi alle polvere che respiravano e senza sapere bene il perché, si incamminavano verso quelle spighe blu e lui era lì pronto a vendere un ricordo profumato. Non parlava molto Nick Beat, e se poteva lo evitava del tutto, si calava sul volto il cappello di cuoio nero impolverato e dava il resto offrendo un sorriso che si scorgeva solo per metà sotto l’ombra proiettata dal copricapo.


Però Nick Beat vedeva ogni cosa con il suo sguardo protetto dal buio. Vedeva le mani che si stringevano e vedeva i sogni che si immaginavano davanti alla vetrina dell’emporio. Vedeva le risate per l’auto dagli interni di pelle di bue. Vedeva le scarpe delle donne forestiere che molto poco si addicevano alla polvere del deserto. Vedeva il venditore di hot dog all’angolo della piazza che proprio non riusciva a sopportare perché nulla aveva a che fare con la polvere e la lavanda e il suo odore sapeva di unto e fabbrica e plastica della città e no, proprio no, non aveva a che fare con il deserto. Vedeva Nick Beat le vecchie indiane stendere i panni del loro mercato e sorrideva alle anziane che filavano il turchese ed esponevano il loro argento mentre evitava, e se poteva schiaffeggiava con lo sguardo, le nuove indiane che vendevano orecchini fluo e acchiappaturisti di plastica. Proprio non le sopportava, erano anche peggio del venditore di hot dog all’angolo della piazza e gli sferzavano una stilettata nel cuore come il peggiore tradimento. Chi era nato nel deserto apparteneva al deserto e non doveva combatterlo, questo le montagne sacre lo dicevano da sempre e lo raccontavano anche quegli innumerevoli cimiteri di motociclisti che avevano osato profanarle irrispettosi. Chi ama il deserto, ama le sue montagne e le montagne e il deserto sanno contraccambiare, ma il Rispetto per quello che è eterno è qualcosa che non si può patteggiare con nessuna marmitta cromata o orecchini di plastica e quelle giovani indiane questo ancora non lo capivano. Sperava Nick Beat di incontrarle da vecchie e di ritrovarle canute ed esperte nell’infilare il turchese con quello sguardo che solo una vecchia indiana può avere, quello sguardo di mistero eterno e di consapevolezza, di natura tradita ed orgoglio immortale. E Nick Beat quello voleva imparare e per quello ogni notte ascoltava i rumori del silenzio seduto nel portico a seccare la lavanda da vendere nella Via, cercando di diventare Silenzio e Polvere, Molecola e Anima, di essere elemento di quel deserto, che era il Deserto.


sabato 5 luglio 2008






Ti accorgi che il dolore scomparso quando puio dimenticarti di lui. Quando puoi tornare alla tua quotidianità, alla colazione sul divano, all'auto per andare in ufficio. Quando camminare diventa semplicemente mettere un piede davanti all'altro, come i pensieri che puoi lasciare liberi di espriersi, senza paura di cosa penserai un secondo dopo, cosa non riuscirai a dire "dopo". Quando respirare è solo aria che entra ed esce dai polmoni, senza lasciare la scia di una smorfia e il racconto suona epico come le favole della maternità , chissà forse questa volta riuscirai a credere che si dimenticano le dolie. Quando ti accorgi che quell'immagine che ricordi era solo fumo che saliva nell'aria e l'anima che gli hai dato era la chimica rappresentazione della tua paura di fallire, l'oppio del tuo male che cancella dal cervello l'origine del dolore.

Ma resta quella cristallizzata paura di muoversi, decontrarre le spalle e poggiare saldo il piede. Resta quell'istante in cui ti fermi ad ascoltare il silenzio che segue al tuo movimento, come se fosse impossibile credere che dopo il fulmine non venga anche il tuono. Resta quella paura di lasciarsi andare, di tornare a credere che non sarà più quel calvario, che si può guarire anche dalle peggiori fratture e quell'egoistica sensazione di vuoto che ti lascia il poter restare arroccata sui tuoi malanni, consapevole che da domani saranno loro ad avere bisogno di te.

venerdì 4 luglio 2008

http://firmiamo.it/flash/46860black.swf

Aquilone Blu Onlus,è un’associazione che da anni si occupa di lotta alla pedofilia e che da anni cerca in ogni modo di contrastare questo orrendo fenomeno che si espande a macchia d’olio , soprattutto con l’incremento dell’utilizzo di internet .

Il direttivo e i volontari di Aquilone Blu, ogni giorno lavorano per divulgare informazioni, istruire e combattere la pedofilia , e ci sentiamo affranti e presi in giro quando scopriamo che in rete, i nostri figli e il popolo italiano tutto , puo’ avere libero accesso ad un sito come quello DELL’ASSOCIAZIONE PEDOFILI DANESI .

In Danimarca , L’apologia di reato (L'apologia di reato consiste nell'apologizzare, ovvero nell'esaltare o difendere pubblicamente un'azione riconosciuta reato dalla legge della nazione in cui si vive) non è punibile, in Italia si!
Chiediamo pertanto l’aiuto di tutti voi per far si che questo sito venga oscurato nel nostro paese



http://firmiamo.it/oscuriamoilsitodellassociazionepedofili



giovedì 3 luglio 2008

martedì 1 luglio 2008

Onorando l'invito avuto da Enrico ecco postato il mio "racconto" sull'ascensore. Fa schifo ma visto che sono sotto oppiacei non puoi lamentarti :)


L’ascensore (*)


L’odore di polvere e cartoni umidi era ovunque. Le corde stringevano i polsi e il terrore scorreva sulla pelle madida. Solo il respiro imbavagliato echeggiava nel mortale silenzio.


“Fiori per la signora M.”.

“Quinto piano, porta a sinistra”


L’ascensore fuori servizio e un fremito intimo sotto la pelle eccitata. Cinque piani nell’afa agostana di un palazzo semideserto.

Piano primo. Come la prima volta che mi hai ignorato mentre servivo il tuo secondo martini con ghiaccio e arancio. Il primo lo hai rifiutato perché c’era il limone e stizzita ti sei lamentata di me, mentre io umiliato tornavo al banco con il mio errore servito sul vassoio.

Piano secondo: Come la seconda volta che ti sei seduta a quel tavolo sola. Non c’erano le tue amiche e vestivi con un semplice abito bianco e quasi non sembravi più tu, così struccata e semplice, lontana anni luce dalla gagarella del Biffi Scala che mi aveva rifiutato quel giorno sbuffando e ridendo di me.

Piano terzo e il terzo lunedì del mese. La riunione con il tuo gruppo di lettura. Ti ho aspettato su quel marciapiede solo per poterti accarezzare con lo sguardo… e tu non ti sei mai accorta di me.

Piano quarto: come le quattro parole che sono riuscito a dirti “Buongiorno signora, mi scusi….” E poi quel uomo è arrivato e ti ha baciata e lo so che non è tuo marito. Perché lui? Lui che gronda voglia dalla bocca volgare e che sporca la tua pelle di baci viscidi e sperma.

Piano quinto, l’ultimo. Siamo sullo stesso piano ora? Non lo saremo mai, me lo hai insegnato tu amore mio e io sono così stanco di dover arrampicarmi per raggiungerti. Questa volta, amore, scendi tu….


Milano, muore una donna nel crollo di un ascensore


Un cedimento delle funi e la cabina precipita giù nei piani bassi: a Milano una donna è morta e nel crollo dell’ascensore avvenuto in un edificio. La vittima si chiamava Bianca M., di 43 anni. Il marito, l'avvocato M., 54 anni, è stato ricoverato in stato di shock, ma le sue condizioni non sono gravi.

Le cause per le quali l'argano motore si e' spezzato saranno chiarite dai periti nei prossimi giorni. Il crollo della cabina ha provocato lo sfondamento del solaio sotto il quale è situato il cantinato ove è stato rinvenutoo il cadavere della signora Bianca M. . Gli investigatori stanno cercando di capire i motivi per i quali uno dei due ganci della cabina ascensore, chiuso con un catenaccio, sia stato divelto. Da dalle prime indiscrezioni pare che l’origine dell’incidente sia di origine dolosa e pare che la vittima sia stata trovata legata e imbavagliati, ma al momento non si hanno conferme ufficiali. Gli inquirenti indagano sulla vita della famiglia.




(*) liberamente ispirato a questo articolo di cronaca http://www.rai.it/news/articolonews/0,9217,47086,00.html