sabato 25 dicembre 2010


E' Natale e siamo tutti più buoni, ma anche no. E' Natale da due ore e siamo già stanchi. Stanchi dei centri commercialì, sì, dei parenti, si, delle cene azindali, delle incombenze, delle costrizioni. E' Natale e speriamo già nell'epifania, noi che abbiamo capito e siamo già oltre queste barbare tradizioni. Sarà così vero? Cosa ci da fastidio davvero del Natale? Forse il fare i conti, quelli dei soldi spesi per i regali, certamente, ma anche quelli con noi stessi. Chi vorremmo davvero avere intorno a Natale? Come vorremmo davvero festeggiarlo e cosa ci tiene lontani dal realizzare il nostro pensiero? Ecco, forse è questo che ci stanca del Natale, il constatare reiteratamente che la vita che viviamo è lontana anni luce dalla vita che vorremmo. O forse semplicemente, abbiamo dimenticato che il Natale non è solo regalare, ma è donare.
Ecco penso questo mentre impacchetto gli ultimi regali, mentre metto sotto l'albero le piccole sorprese che ho preparato per mio figlio e pregusto la sua faccia di domattina. Forse questa sera avrei potuto fare di meglio che regalare, avrei potuto donare la mia presenza con maggiore entusiasmo perchè in fondo avere una famiglia con cui festeggiare è un dono, non una strenna di rappresentanza.
Ecco il mio sermone di Natale, un po' più melenso e bacchettone di quanto avessi preventivato, ma è uscito così. Sarà che oggi ho pianto ancora per Piccole Donne, quando la madre torna da Beth e la guarisce con il suo amore e la sua esperienza di madre che sa che non può perdere una figlia. Insomma, mi si stanno cariando i denti e non è per il pandoro.

Solo una piccola cosa.... per voi miscredenti.... ecco un link autorevolissimo per verificare le consegne di
babbo natale :)



Buon Natale oh oh oohhhhh



giovedì 23 dicembre 2010





Bisogni primari, a questo pensi mentre hai ancora sul petto il calore del suo corpicino. Bisogni primari che camminano su due gambe, fino a poco prima su quattro. Lo guardi, semplice e alla ricerca della sua felicità, una felicità che gli leggi negli occhi a fine giornata e che ripagano ogni cosa. Ha bisogno di cibo, te lo dice. Ha sete, ti porta il bicchiere. E' sporco, lo devi cambiare e lavare. E ti vuole per giocare, per sentirsi al sicuro, per ballare e fare le cose buffe. Ti cerca per addormentarsi e tende le braccia. Non gli basta averti vicino, vuole esserti addosso. Sprofonda il faccino nel tuo petto e intreccia le mani nei tuoi capelli. Domattina la giornata inizierà con un bacio assonnato e un sorriso stropicciato, ma intanto è il sonno che lo sta pervadendo e vuole che tu sia con lui. Bisogni primari dunque, senza sovrastrutture o secondi fini, solo il minimo sindacale per non morire nel corpo e nel cuore. Bisogni istintivi, ancestrali. Ti chiedi a quanti di questi bisogni stai rinunciando in nome di una razionale evoluzione che ti porterà all'estinzione del corpo ... o del cuore, la differenza è così sottile.

martedì 21 dicembre 2010






Il giorno 21 è previsto un intervento alla piattaforma di splinder, sono previsti rallentamenti etc...meglio far presto. D'altro canto è oggi il giorno che fugge, così come fuggono... o lascio fuggire... i ricordi di un risveglio.
Dormivo, non so da quanto, ma da molto ne sono certa. I miei occhi hanno faticato ad abituarsi nuovamente alla luce. E' stato quasi una ferita quel lampo di rabbia che ho letto nei tuoi occhi. Eri furente, per me, e sembrava continuassi a chiedermi "cosa ci fai ancora qui". E poi il lampo è diventato fiore e dal fiore ne abbiamo ricavato nettare per sfamare almeno una stagione di pensieri. Ma ricordo, ricordo la luna e dei fuochi alle spalle, sotto l'angolo retto di una stella e una linea della vita che girava e tu che rispondevi serio "è mia" sottointendendo la vita. Insieme abbiamo visitato la notte, che dicono abbia due anime e un letto di capanna utile e dolce... e non ho mai capito come mai, ho lasciato in un minuto tutto... per star bene dove sto. Però sto bene dove sto?

venerdì 17 dicembre 2010




Non è facile. non lo è mai. Essere un ruolo intendo. Essere moglie, essere figli, essere madre o padre. I ruoli sono armature pesanti che si modellano sul nostro corpo e prendono le nostre sembianze, le nostre difese, ma non sono noi. Sono strutture, protezioni, croste che curano ferite aperte, carne viva. I ruoli sono pesanti, talvolta ci fanno barcollare, altre ci fanno crollare rovinosamente addosso alle vite altrui. E allora diventiamo ingombranti. Padri e madri che diventano un fastidio molto simile al dolore, un fastidio che schiaccia ed opprime i figli. Poco importa se l'intento era quello di farli restare piccini per difenderli con il nostro corpo. Ma i figli non li nascondi, hanno la loro vita, e se la riprendono con ogni mezzo. Scavano la terra, graffiano la roccia, scoprono la lentezza e la negazione e rinascono edera sui nostri scudi. I figli sono graspi di vite, anche se non sono buoni per diventare il vino dei padri, sanno inventarsi grappa: schietta, trasparente, da bere a tavola alla fine di una cena, quando al desco restano pochi amici, quelli migliori. I figli ci amano, sempre, a volte con rabbia. Quello che è sicuro è che i figli ci superano: in altezza, intelligenza, arte, cuore... solo che spesso non lo sanno, non lo capiscono, ancorati al peso schiacciante dei ruoli opprimenti. A volte invece, sanno infrangere tutto con il peso detonante di una lacrima, sanno riscoprirci persone, con i nostri limiti, i nostri errori e sanno amarci. Anche in questo sanno superarci, perchè per noi loro sono stati generati perfetti nonostante la nostra imperfezione e ci viene facile amarli. Loro ci amano per i nostri difetti e costa fatica. C'è da imparare.

lunedì 13 dicembre 2010




Santa Lucia, per tutti quelli che hanno occhi
e gli occhi e un cuore che non basta agli occhi

e per la tranquillità di chi va per mare
e per ogni lacrima sul tuo vestito,
per chi non ha capito.


Santa Lucia per chi beve di notte
e di notte muore e di notte legge
e cade sul suo ultimo metro,
per gli amici che vanno e ritornano indietro
e hanno perduto l'anima e le ali.


Per chi vive all'incrocio dei venti
ed è bruciato vivo,
per le persone facili che non hanno dubbi mai,
per la nostra corona di stelle e di spine,
per la nostra paura del buio e della fantasia.

Santa Lucia, il violino dei poveri è una barca sfondata
e un ragazzino al secondo piano che canta,
ride e stona perchè vada lontano,
fa che gli sia dolce anche la pioggia delle scarpe,



.... alla mia lucia ...

domenica 12 dicembre 2010





Oggi è la giornata giusta per mettere via....

Ho messo via un pò di rumore
dicono così si fa nel comodino c'è una mina
e tonsille da seimila watt.
Ho messo via i rimpiattini
dicono non ho l'età
se si voltano un momomento
io ci rigioco perchè a me... va.

Ho messo via un pò di illusioni
che prima o poi basta così
ne ho messe via due o tre cartoni
comunque so che sono lì.

Ho messo via un pò di consigli
dicono è più facile
li ho messi via perchè a sbagliare
sono bravissimo da me.

Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.

Ho messo via un bel pò di cose
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via te
Ho messo via un pò di legnate
i segni quelli non si può
che non è il male nè la botta
ma purtroppo il livido.

Ho messo via un bel pò di foto
che prenderanno polverel.
sia su rimorsi che rimpianti
che rancori e sui perchè
Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.
Ho messo via un bel pò di cose
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via te
In queste scarpe
e su questa terra che dondola
dondola dondola dondola
con il conforto di
un cielo che resta lì
Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.
Ho messo via un bel pò di cosze
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via
riesca a metter via,
riesca a metter via te



giovedì 9 dicembre 2010






Milano a volte, sa essere ferocemente bella. Come sta sera, mentre restava stagliata contro un cielo di ghiaccio, sferzata dal vento del nord. Brillava, semplicemente, schiettamente.
Milano era una donna nuda, sta sera: le mani sui fianchi, le gambe un po' divaricate, ben ancorate a terra e uno sguardo fiero di chi sa quanto costa chiedere amore. Una donna fragilmente forte che ti guarda negli occhi e, nella sua ostentata nudità, riesce a dirti solo
"anche io sono pura se mi vuoi".
Milano è una Donna .... solo per chi la sa guardare...

lunedì 6 dicembre 2010





Ci pensavo oggi mentre, dopo diverse traversie, sono riuscita a riprendere l'auto. Ero a Milano per una visita, quindi ho dovuto attraversare la città tentacular sotto la neve e il ritorno è stato un calvario per via di un tizio che ha provato a suicidarsi. Ora non sono una grande esperta di psichiatria, ma credo fortemente due cose:

1. se uno si suicida nei giorni di ponte e di fiera dell'artigianato, cercando di buttarsi in una delle più centrali stazioni metro e sui binari della m1 che, guarda caso, è sovraffollata per via della suddetta fiera, bhè ecco, forse sta solo cercando aiuto e non pensa veramente di farla finita.

2. credo che il suddetto suicida avrebbe riportato molte più lesioni se fosse incappato nelle grinfie degli sfigati (come me) che cercavano inutilmente di tornare a casa a mezzo metro. Risultato la linea in tilt, sovraffollamenti di rito etc.

Comunque, superato tutto questo, pagato il parcheggio di molino mentre fioccava alla grande, ho imboccato l'autostrada e sono partite le note di you make me feel like a natural woman. Ecco, d'improvviso la maledetta neve è diventata un manto di pace sul mondo, la macchina una piccola casa accogliente, la strada una via per i pensieri. Ho pensato che è un compito gravoso quello di cercare ogni giorno qualche piccola gioia a cui ancorarsi, spesso è un lavoro inutile, troppo spesso mi fa sentire idiota. Eppure credo ancora che ne valga la pena. Di resistere intendo, di non arrendersi alla rabbia, alla delusione e alla fatica. Se dedico buona parte della mia giornata a litigare con i problemi più o meno gravosi, credo di avere anche il dovere, verso me stessa e i miei cari, di dare il giusto peso anche a quei piccoli dettagli capaci di salvare un momento difficile. Lo dico io, che non conto niente, lo scriveva Herman, che ne sa molto di più...


"Al giorno d′oggi la maggior parte degli uomini vive in uno stato d′ottusità, senza gioia e senza amore. Gli spiriti eletti si sentono oppressi dal nostro modo di vivere in cui l′arte non ha più valore, e si allontanano dal quotidiano. Nelle opere d′arte e nella lettratura, dopo il breve periodo del realismo, si percepisce un senso costante di insoddisfazione, i cui sintomi più evidenti sono la nostalgia per il Rinascimento e per il Neoromanticismo. "Mancate di fede!" grida la Chiesa. "Vi manca l′arte!" grida Avenarius.
Per parte mia penso che ci manchi la capacità di godere. Ciò che del Rinascimento ci affascina tanto, non è che l′anelito a una vita più elevata, la concezione della vita come una cosa allegra, come una festa. L′eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro modo di vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere. Sorridiamo nostalgicamente leggendo gli idilli dei viaggiatori sentimentali dei tempi passati. Per cosa non trovavano il tempo i nostri nonni? Leggendo l′egloga sull′ozio di Friederich Schlegel, non potei fare a meno di pensare: quanto avresti sospirato, se tu avessi dovuto fare il nostro lavoro! ..." tratto da "piccole gioie" di Herman Hesse

mercoledì 1 dicembre 2010






Alza lo sguardo
non fino a raggiungere
le chiome infuocate
che accendono un cielo
altrimenti uggioso.

Alza lo sguardo
fino alle sponde dei laghi,
fino alle infinite
distese di domande
che chiedono di te.

Appoggia il tuo sguardo
sulla pace del mio esisterti
che si dissolve nell'attimo
di un volo già spiccato
che leggo nel tuo sorriso
che è già un addio.

sabato 27 novembre 2010


Niente trucco, per me,
Via le luci, stasera…
Che a guardarti, negli occhi,
Sia la faccia, mia vera!
Niente trucco, per me,
Perché tu, creda, ancora…
Che quest’uomo, sia un uomo…
Non la tua bestia rara!
Ti ho cercato…
Ti ho inventato…
Divertito, amato!
E vestito, da Pierrot,
Ho riso e pianto, più di un po’!
E ho cantato,
Ed ho pregato,
E il mondo, ho dissacrato!
Quante volte, invano, io…
Ho nominato Dio!
Niente trucco, perché,
Non sia il gioco, di un’ora…
Sai che ho anch’io, la mia storia!
Sia la vita, la scena!
Niente trucco… E ad esser ricco,
Non compri un sentimento!
Chi fa miracoli è lassù…
Non sono il Cristo, che vuoi tu!
Io senza te, son niente!
Fermare il tempo, non so, io…
Il tuo destino è pure il mio!!!
Non basta, una canzone…
Qualunque trucco, sbiadirà,
La mia canzone, resterà

renato zero

giovedì 25 novembre 2010


Oggi giornata contro la violenza sulle donne. E' ora di dire



BASTA





p.s. il progetto Basta cerca l'oppportunità di dire ancora Basta! Se sei interessato ad ospitare la mostra fotografica e a sponsorizzarla contatta Livio Moiana, le info sono nei link sopra riportati.

mercoledì 24 novembre 2010

martedì 23 novembre 2010




C'è sempre un vantaggio nel toccare il fondo: quasi con certezza recuperi un po' di razionalità, quel tanto che basta per dire basta! E' quando senti che non hai più niente da perdere, niente da dire, niente da proteggere, che incontri la realtà. E' sempre stata lì, ma l'hai coperta da fantaracconti che lenivano la tua inadeguatezza, i tuoi sensi di colpa.
E ti accorgi che tirare fuori la voce è meno faticoso di quanto pensassi e che la tua lucidità da killer si era solo un po' ossidata. Forse farai degli sbagli anche così, non dirai le cose giuste, non le dirai nel momento giusto, ma le dirai e, se sarai fortunata, troverai davanti a te qualcuno che avrà voglia e tempo di ascoltarti, forse anche di interpretarti un po', come tu hai fatto tante volte.
Basta alzarsi, distendere le gambe dal ranicchiato rifugio e accorgerti che puoi ancora stare in piedi... anche da sola.

lunedì 22 novembre 2010


hai spento la luce,
non riesco più ad intuirti
dietro la finestra.


Solitudine



La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,

sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:


è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.


-- Rainer Maria Rilke

domenica 21 novembre 2010





Semiana me la ricordo ancora abbastanza bene. In effetti non c'era molto da ricordare quindi lo sforzo è minimo. Risaie e nebbia, più nebbia che risaie quel giorno, e una Uno bianca. L'idea era quella di andare a cercare un vecchio commilitone del cavaliere. A quei tempi facebook era fatto da un atlante stradale cartaceo, un gps tecnologico (ovvero un dito ciucciato fuori dal finestrino per sapere dove tirasse il vento) e l'impianto stereo andava a cassette. Per il resto c'era tutto: la voglia di partire, di scoprire insieme, di ritrovare un vecchio amico, che altro poteva mancare? Ah si una birra, ma quella l'avremmo trovata sul posto, forse.
Sono convinta che se Dante fosse stato della zona avrebbe trasformato la sua selva oscura, in una risaia. Tutto uguale, come un labirinto. Strade strette al limite del carreggiabile. Nebbia, tanta nebbia. Quattro case sparse qua e là senza un'ordine costituito. Capimmo di essere arrivati alla meta perchè oltre al nulla trovammo un'osteria e una chiesa. Il paese era fatto da una strada: iniziava e finiva che non eri ancora riuscito ad ingranare la quarta. Come fare a trovare un vichingo dai capelli rossi in un paesino del genere? E' bastato chiedere ad una persona per sapere subito in quale portone entrare. Difficile non notare un metallaro dai capelli di fuoco in mezzo a tutta quell'uniforme umidità. Toc Toc, e il gioco è fatto: pacche sulle spalle e ritrovarsi. I capelli cresciuti ad entrambi, e una faccia ben lontana da quelle burbe alcoliche di qualche anno prima. E poi musica, chitarre elettriche e "ti ricodi?".
E mi viene da ridere al pensare che venerdì i miei amici andranno a suonare in quel paesino di vapore acqueo. Magari è capace che sia diventato una metropoli, ci fanno un motoraduno e mi chiedo se Sette sarà tra quei Bikers.

mercoledì 17 novembre 2010






Carrie ha sempre la facoltà di farmi sentire una merda. Proprio oggi ho mandato un messaggio alle mie due migliori amiche dicendo "ehy ragazze investiamo il nostro budget per i regali di natale per berci una birra in compagnia invece di buttare soldi in stupidi regali". Alla fine è così, si diventa pazzi per cercare il regalo, e sono periodi di magra per tutti, soprattutto per chi ha un mutuo da pagare. Così preferisco spendere giusto i soldi di una birra e il tempo di una serata tra ragazze. Il natale per me resta questo, soprattutto questo, inequivocabilmente questo. Poi però arriva carrie che regala una LV alla sua assistente. Ora io detesto le LV, ma riesco a sentirmi comunque una schifezza... ma in fin dei conti new york non è la beata periferia del mondo, dove il senso delle relazioni, ha ancora e sempre un senso unico.

martedì 16 novembre 2010


STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA
TUTTI ASSOLTI GLI IMPUTATI










(AGI) - Brescia, 16 nov. - Sono stati tutti assolti i 5 imputati per la strage di piazza della Loggia a Brescia. I giudici della Corte d'Assise hanno decretato il verdetto in base all'articolo 530 secondo comma che ha sostituito la vecchia formula dell'insufficienza di prove.



I giudici, dopo una camera di consiglio di una settimana, hanno assolto gli ex ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, il collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, il generale dei carabinieri Francesco Delfino e l'ex segretario Pino Rauti. Per quest'ultimo era stata chiesta l'assoluzione, per tutti gli altri l'ergastolo. Per Tramonte i giudici hanno disposto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione in relazione al reato di calunnia. Nei confronti di Zorzi e' stata disposta la revoca della misura cautelare .



La strage di Piazza della Loggia avvenne il 28 maggio 1974 quando una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti fu fatta esplodere a distanza. Lo scoppio provoco' la morte di 8 persone e il ferimento di 102. L'ordigno esplose mentre in piazza era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista. L'attentato fu rivendicato da Ordine Nero e nel corso degli anni ci furono una serie di depistaggi. Negli anni si sono susseguite diverse istruttorie: la prima ha portato a processo diversi esponenti della destra bresciana che sono stati condannati nel 1979.



La sentenza pero' e' stata annullata in secondo grado nel 1982. Tutti gli imputati sono stati assolti in modo definitivo nel 1985. La seconda istruttoria indica come imputati altri esponenti dell'estrema destra fra cui Mario Tuti, che nel 1972 fondo' il "Fronte rivoluzionario armato". Nel 1989 tutti gli imputati della seconda istruttoria sono stati assolti per insufficienza di prove. Oggi la chiusura della terza istruttoria, anche questa conclusa con l'assoluzione dei 5 imputati per insufficienza di prove .


A commento di questa notizia volevo postare un brano tratto dal teatro di Paolini che parlava di piazza della loggia, ma non l'ho trovato. Allora posto un pezzo che si intitola "chi ga vinto" ... la risposta è semplice "non ga vinto nessuni e andè in mona magistrà che qua la gente la more 'nartra volta ...con 30 anni de ritardo e questa xe na prova..."







Sono a pezzi piccolino, i tuoi dentini stanno diventando un affare complicato. Mi hai fatto dormire nelle posizioni più assurde sta notte solo perchè avevi bisogno di sentirmi vicino. Non ti bastava essere lì accanto a me, nel lettone, avevi bisogno di tenermi la mano, o una ciocca di capelli, di allungare il braccio e di abbracciarmi, o toccarmi con il piedino quando preferivi andare a tormentare papà.
Questa mattina sono stanca e ci aspetta una battaglia dura con quel fastidioso dolore che ti fa piangere. Ma è bellissimo vedere come tu sia privo di sovrastrutture: hai bisogno di me, mi vuoi accanto, mi cerchi. Vorrei dirti, amore mio, di non dimenticare questa lezione. Anche quando sarai grande abbi il coraggio di dire "ho bisogno di te", alla tua mamma, alla tua donna, a chi penserai possa e debba esserti accanto. Non trincerarti dietro a paure e strani meccanismi che ti costringono all'angolo della vita. Chiamami, cercami, se non capirò da sola che tu stai male, ma non restare solo, mai.






Chiama Piano
(P.Bertoli)


Quando credi d'essere sola su un atollo in mezzo al mare
Quando soffia la tempesta e hai paura di annegare
Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio

Quando crolla il tuo universo tra le righe di un giornale
Quando tutto intorno è perso e hai finito di sperare
Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo,
quell'attimo anche mio
Quando il fuoco sembra spento e non pensi d'aspettare
Quando il giorno resta fermo e decidi di volare
Quando certa d'aver vinto sulla nube di veleno
E il tuo cielo è già dipinto di un crescente arcobaleno
Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio

lunedì 8 novembre 2010





Sta sera la strada somigliava ai miei pensieri con quella nebbiolina che ovattava senza nascondere e i fari gialli a rendere tutto più romantico. Sono passata davanti alla rete dove mi hai baciato, ma non è decollato alcun cargo sopra la mia testa.
In quel luogo così affollato di gente che si perde e si ritrova, riesco sempre a sentirmi a mio agio. Il movimento che ho dentro, la tensione verso un viaggio interiore, la voglia di essere presente e anonima, sembrano essere sollevati dal giudizio in quel luogo apolide.
E poi il bello di ritrovare un volto amico che ritorna in patria, che ti racconta in uno sguardo e un sorriso tutto quello che sta pensando, che ha pensato,che penserà. Basta un attimo, uno scambio, un saluto per ritrovarsi e perdersi, tornando a casa con un po' di balsamo sull'anima.

domenica 7 novembre 2010






Domenica mattina, esco scalza in giardino a sentire un po' di fresco. Per un attimo ho intuiro quell'aria umida dei primi freddi marini. Ho pensato a Ger che sarà al bar, circondato dal caldo odore di brioche appena sfornate, caffè e cacao. Una piccola fitta al cuore per la voglia di essere làggiù.

Me ne starei per la maggior parte del giorno alla terrazza, con in mano una tazza di thè fumante, avvolta in un maglione caldo e mi circonderei di silenzio e mare. Ti vorrei accanto, ti guarderei leggere il giornale. Di tanto in tanto mi accarezzeresti il collo senza dire una parola, per dirmi che ci sei. Ti risponderei con un sorriso, poggiando la mia guancia sulla tua mano, per sorreggere i pensieri e ti regalerei il silenzio che non so mai darti, sopraffatta dall'ansia di vederti portar via dalla prima onda invernale.

venerdì 5 novembre 2010





Canzone

Il peso del mondo



è amore.
Sotto il fardello
di solitudine

sotto il fardello
dell'insoddisfazione

il peso,
il peso che portiamo
è amore.

Chi può negarlo?
In sogno
ci tocca
il corpo,
nel pensiero
costruisce
un miracolo,
nell'immaginazione

s'angoscia
fino a nascer
nell'umano -

s'affaccia dal cuore
bruciando di purezza -
poiché il fardello della vita
è amore,


ma noi il peso lo portiamo
stancamente,
e dobbiam trovar riposo
tra le braccia dell'amore
infine,
trovar riposo tra le braccia
dell'amore.


Non c'è riposo
senza amore,
né sonno
senza sogni
d'amore -
sia matto o gelido
ossesso d'angeli
o macchine,

il desiderio finale
è amore
- non può essere amaro
non può negare,
non può negarsi
se negato:


il peso è troppo

deve dare
senza nulla in cambio
così come il pensiero
si dà
in solitudine
con tutta la bravura
del suo eccesso.


I corpi caldi
splendono insieme
al buio
la mano si muove
verso il centro
della carne,
la pelle trema
di felicità
e l'anima viene
gioiosa fino agli occhi -


sì, sì,
questo è quel
che volevo,
ho sempre voluto,
ho sempre voluto,
tornare
al mio corpo
dove sono nato.




Allen Ginsberg, 1954


TEATRO LIBERO
essere o non essere?



Nonostante il grande impegno e le attività finora profuse, la situazione di Teatro Libero rimane, dopo il fermo dell'attività, immutata: impossibile al momento la riapertura.





Corrado d'Elia e i collaboratori di Teatro Libero lanciano un grido d'allarme alla città e organizzano una conferenza stampa e un incontro aperto al pubblico, presenti le istituzioni, i lavoratori del teatro e gli artisti della stagione, per analizzare insieme la situazione della sala chiusa ormai dalla metà di luglio.

Si analizzerà quanto accaduto, valutando le possibilità, le proposte e le strade ancora aperte.
Prima di prendere una decisione definitiva, per la direzione e i collaboratori di Teatro Libero è infatti importante confrontarsi con la città e, soprattutto, con quel pubblico affezionato e unico che ha fatto la storia e la fortuna della piccola sala di via Savona.

Preghiamo tutti di diffondere questo comunicato ai propri contatti di posta elettronica, Facebook e social network.
E' importantissimo inoltre essere presenti.
Vi aspettiamo.





Martedì 16 Novembre 2010
ORE 18.30
TEATRO LIBERO
Via Savona 10
Milano



Info: 02-8323126 begin_of_the_skype_highlighting 02-8323126 end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting 02-8323126 end_of_the_skype_highlighting
direzione@teatrolibero.it

mercoledì 3 novembre 2010

martedì 2 novembre 2010



E C'E' DI MEZZO IL MARE
( A.Cassella - T. Savio) - WEA - 1982





Cedri del Libano, ma esistono ancora?
O è solo un sogno fatto a scuola
Un libro una fotografia
Vent'anni fa di vita mia

Seni che spuntano e già il cuore si espande
Riempivo il cielo di domande
E immaginavo chissà che
Pensavo quando sarò grande
Un grande amore aspetta me


E c'è di mezzo il mare
E c'è di mezzo il mare
Fra una carezza e un cuore
Fra una mano e un fiore
C'è di mezzo il mare

E un mare di parole
Non lo potrà riempire
Per questo ti amo fin dove si tocca
Fin dove la bocca non sa dire di no


Ma c'è di mezzo il mare

Rimmel sull'anima, sì, ma non mi nascondo
Ho voglia di abbracciare il mondo
Da qualche parte so che c'è
Qualcuno che ha toccato il fondo
E adesso lo sa più di me


Che c'è di mezzo il mare
Che c'è di mezzo il mare
Fra una carezza e un cuore
Fra una mano e un fiore
C'è di mezzo il mare

E un mare di parole
Non lo potrà riempire
Ma noi ci ameremo fin dove si tocca
Fin dove la bocca non sa dire di no
Non sa dire di no


E c'è di mezzo il mare
E c'è di mezzo il mare

E un mare di parole
Non lo potrà riempire
Nessuno può dire fin dove si tocca
Fin dove la bocca non sa dire di no
Non sa dire di no


E c'è di mezzo il mare


Ti sei sempre chiesta che rumore facesse la fine del mondo
e hai immaginato esplosioni di vulcani,
fragore di ghiacci sprofondati nei mari.
Ora sai che ha il suono di un silenzio
interrotto solo da un ticchettio veloce.




lunedì 1 novembre 2010



sei ancora poesia che aleggia tra di noi







Noi qui dentro si vive in un lungo letargo,
si vive afferrandosi a qualunque sguardo,
contandosi i pezzi lasciati là fuori,
che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori.
Io non scrivo più niente, mi legano i polsi,
ora l'unico tempo è nel tempo che colsi:
qui dentro il dolore è un ospite usuale,
ma l'amore che manca è l'amore che fa male.
Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
perduto, straziato, raccolto, abbracciato;
ogni amore della vita mia
ogni amore della vita mia
è cielo è voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora


Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana,
com'è dolce il ricordo di Dino Campana;
perchè basta anche un niente per essere felici,

basta vivere come le cose che dici,

e divederti in tutti gli amori che hai

per non perderti, perderti, perderti mai.


Cosa non si fa per vivere,
cosa non si fa per vivere,
guarda... Io sto vivendo;
cosa mi è costato vivere?
Cosa l'ho pagato vivere?

Figli, colpi di vento...
La mia bocca vuole vivere!
La mia mano vuole vivere!
Ora, in questo momento!
Il mio corpo vuole vivere!
La mia vita vuole vivere!
Amo, ti amo, ti sento!


Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
perduto, straziato, raccolto, abbracciato;
ogni amore della vita mia
ogni amore della vita mia
è cielo è voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora

domenica 31 ottobre 2010

"Ogni volta che provo un grande dolore lo disfo come farebbe Penelope e guardo filo per filo dove c'è quello che stride, mi difendo dal dolore con un grande scudo: il grande scudo della cultura e della poesia


"Si ... se non possiedi una donna non la conosci...Eh sì...Come fai a conoscerla altrimenti?... Il sesso è la via migliore per la conoscenza della donna... E se c'è la vera conoscenza arriva finalmente anche l'amore vero..."


(La scopata di Manganelli - Alda Merini)


Ci sono tanti modi di morire nella vita. Puoi morire con il corpo, è un classico, ma puoi morire anche uccidendo i pensieri, le emozioni, i sentimenti, la poesia. In questi giorni molti di noi si trovano a riflettere sulla morte, magari portando fiori sulle tombe tirate a lucido.
Questo novembre ho un motivo in più per riflettere sulla morte perchè un anno fa moriva Alda Merini, la mia poetessa preferita, ma soprattutto una Donna da cui imparare a vivere. Non riesco ancora a pensare a lei come ad un'assenza, nemmeno quando vado a scrivere sui navigli e trovo una targa commemorativa sopra il portone di casa sua. Riesco a sentire ancora i suoi passi sulla ripa, pesanti e lenti accompagnati dal bastone. Non che la conoscessi di persona, se non per quelle volte in cui sono arrivata alla porta di casa sua per portarle dei fiori. Ma la vita, la poesia, la condivisione e l'amore universale, travalicano molte delle convenzioni.
Così sento ancora l'Alda viva, come viva e sanguinante è ancora la sua poesia trafitta dall'assenza della sua voce. Non riesco ad arrendermi davanti alla morte, preferisco restare attaccata con le unghi e con i denti alla vita, rinvigorendo un ricordo, mantenendolo integro nella mia memoria, cercando di Amare anche quando fa male, perchè solo così so di essere viva.




Non avessi sperato in te
e nel fatto che non sei un poeta
di solo amore
tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani e' gia' passato...




Alda Merini





A lei che sa capirti come sei
a lei che non tradì a lei che dice sì
quando vuoi a lei che spazza via
la tua malinconia per me

facendoti l'amore togliendoti il bicchiere lo so.
Tu con lei vola più su vola in alto come sai tu
vecchie cose dentro di me l'ombra di un uomo che assomiglia a te.

Lei che prende, lei che dà lei che vince, lei che ha
lei che ride, lei che c'è tutte le volte che volevi me.
...








Uomini sempre più ansiosi
Sull'orlo di una crisi
Con nuove nevrosi
Sognamo dell'arrivo di donne
Stanotte in città
Donne e motori chi ci salverà
Siam maschi contro femmine
Siam libri senza pagnie
Sansone contro dalila
Vicini a una voragine
E poi facciamo l'amore e dimentichiamo
Che siamo fatti così

E dopo fatto l'amore ci rivestiamo
Ti chiamo lunedì
Siam maschi contro femmine
Ed è un'eterna disputa
Senza nessuna regola
Come una guerra atomica

Uomini sempre noiosi
In cerca di una sfida
Che non ha mai fine
Per inseguire la donna dei sogni
Che poi svanirà

La fata turchina che ci salverà
Siam maschi senza femmine
Siam foglie senza alberi
Sansone senza dalila
Una tristezza cosmica
Ma se troviamo l'amore dimentichiamo
Che siamo fatti così
E quando arriva la notte ci spaventiamo
Dai stringimi così
Siam solo maschi e femmine
Esseri così fragili
L'amore senza regole
E non ci sono limiti

Così facciamo l'amore e
Ce ne freghiamo
Che al mondo va così e
Dopo fatto l'amore ricominciamo
Perchè è bello così

E dopo fatto l'amore ricominciamo
Perchè è giusto così
Siam maschi contro femmine
Siam libri senza pagine
Sansone contro dalila
Vicini a una voragine

sabato 30 ottobre 2010




VINTAGE

umanità che si sbraitano addosso
nell'attesa di esserci
... o almeno di esistere
mentre tu
resti incollato alla mia pelle
e sei essere
sei divenire
e io mi ergo dal tuo nulla

lunedì 25 ottobre 2010



Così finisce anche questa domenica, l'ultima per quest'anno con l'ora legale. Presto sarà più notte e la nebbia, che ho intravisto tornando dalla brianza, farà spesso capolino sulle nostre strade.
Sarà tempo di cibi caldi da mangiare, rintanati nelle nostre case e, se dio vuole, con una bella compagnia intorno.
Si starà sul divano con un po' di sonnolenza e voglia di raccontarsi. Sarà bello abbracciarci ricordando un po' dei migliori noi.
Come oggi a casa del mio "fratellino". A volte preferirei perdere i parenti che il destino mi ha dato in dote, così ho deciso di scegliermeli da sola. Ho trovato degli zii fantastici per il mio piccolino, e mi sono scelta il fratello più grande che non ho mai avuto.
Oggi ero nella sua nuova casa, con la sua nuova moglie, con la sua nuova vita, ma non è mancato quel vecchio ragazzo, il mio vecchio amico, mio fratello. Il mio piccolo che scopriva il suo gatto, sua moglie che cucinava per tutti, gesto d'amore sublime, e mio marito. Essere abbracciata alla mia vecchia strada e circondata da quella nuova, sembrava davvero avere un senso oggi. Eppure mi affacciavo alla finestra e non so perchè, o forse si, mi tornavano in mente le parole di quella poesia .....





Piove. Mercoledì. Sono a Cesena,
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena.


Batte la pioggia il grigio borgo, lava
la faccia delle case senza posa,
schiuma a piè delle gronde come bava.


Tu mi sorridi e io sono triste. Forse
triste è per te la pioggia cittadina,
il nuovo amore che non ti soccorse,

il sogno che non t'avvizzì, sorella,
che guardi me con occhio che si ostina
a dirmi bella la tua vita: bella,


bella! Oh bambina, sorellina, o nuora,
o sposa, io vedo tuo marito, sento
a chi dici ora mamma, a una signora;

so che quell'uomo è il suocero dabbene
che dopo il lauto pasto è sonnolento,
il babbo che ti vuole un po' di bene.

"Mamma!" tu chiami e le sorridi e vuoi
ch'io sia gentile, vuoi ch'io le sorrida,
ch'io le parli de' miei viaggi; e poi,

quando poi siamo soli (oh come piove!)
mi dici, rauca, di non so che sfida
corsa ieri tra voi, e dici dove,


quando, come, perché, ripeti ancora
quando, come perché, chiedi consiglio
con un sorriso non più tuo, di nuora.

Parli d'una cognata quasi avara
che viene spesso per casa col figlio
e non sai se temerla o averla cara;


parli del nonno ch'è quasi al tramonto,
il nonno ricco del tuo Dino, e dici:
"Vedrai, vedrai se lo terrò da conto";

parli della città, delle signore
che già conosci, di giorni felici,
di libertà, d'amor proprio, d'amore...

Piove. Mercoledì. Sono a Cesena.
Sono a Cesena e mia sorella è qui,
tutta di un uomo ch'io conosco appena,


tra nuova gente, nuove cure, nuove
tristezze, e a me così parla, così
parla, senza dolcezza, mentre piove:


"Mamma nostra t'avrà già detto che...
E poi si vede, ora si vede, e come!
Sì, sono incinta: troppo presto, ahimè!

Sai che non voglio balia, che ho speranza
d'allattarlo da me? Cerchiamo un nome...
Ho fortuna: è una buona gravidanza...".

Ancora parli, ancora parli; e guardi
Ancora parli, ancora parli; e guardi
l'ombra grigiastra. Suona l'ora. è tardi.
E l'anno scorso eri così bambina
!

domenica 24 ottobre 2010


Ho sei cose nella mente
e tu non ci sei, mi dispiace.
Guardo dentro gli occhi della gente,
cosa cerco non so, forse un uomo.

Ehi man, che cammini come me,
dall'altra parte della strada.
Ehi man, che sei solo come me,
dall'altra parte della strada.
Canta e passa la malinconia,
se .....

Ehi fratello di una notte d'estate,
ci facciamo un po' compagnia.

Ehi man, che cammini come me,
dall'altra parte della strada.
Ehi man, vieni e canta insieme a me
da questa parte della strada,
e ci facciamo compagnia.

Guardo dentro gli occhi della gente,
cosa cerco non so, un altro uomo.
Guardo dentro gli occhi della gente,
cosa cerco non so, forse un uomo.
Ehi man, che cammini come me,
dall'altra parte della strada.
Ehi man, vieni e canta insieme a me
da questa parte della strada.
Ehi man, che cammini come me,
dall'altra parte della strada.
Ehi man, vieni e canta insieme a me
da questa parte della strad

lunedì 11 ottobre 2010





Ornella Vanoni - Mario Biondi

cosa m'importa del tuo amore ora

e' troppo tardi non ti sento piu'

o que me importa se voce me adora

se ja nao ha razao pra lhe querer

cosa m'importa

se ti vedo soffrir cosi'

se quando ti volevo

non hai saputo darmi amore


amor

o que me importa ver voce

chorando

se tantas vezes eu chorei tambem

cosa m'importa se mi stai

cercando

io ti cercavo ma non c'eri mai
per

me

o que me importa essa

tristeza em seu olhar

se o meu olhar tem mais

tristezas pra chorar que o seu

cosa m'importa se ti senti solo

io ero sola

morivo di te


o que me importa

seu carinho agora

se para mim a vida terminou

cosa m'importa

o que me importa

ah cosa m'importa

que me importa

Cosa m’importa
del tuo amore adesso
è troppo tardi
non ti sento più
cosa m’importa
se la tua voce implora
se prima non chiedevi mai di me
cosa m’importa
se ti vedo soffrire così
se quando ti volevo
tu non hai saputo darmi amore
cosa m’importa
se tu stai piangendo
che tante volte
ho pianto per te
cosa m’importa
se mi stai cercando
io ti cercavo
e non c’eri mai per me
cosa m’importa
del tuo sguardo così triste
se la dolcezza come il sogno
è andata via con te
cosa m’importa
se ti senti solo
io ero sola e morivo di te
cosa m’importa
del tuo amore adesso
è troppo tardi per avermi
cosa m’importa
cosa m’importa

giovedì 7 ottobre 2010


La globalizzazione, facebook, orribili strumenti di tortura societaria. Ma a volte ti scopri a parlare con un tuo "cugino" che sta dall'altra parte del mondo, che si sveglia mentre tu lavori e ti scopri a sorridere. Have a nice day Ed.

mercoledì 6 ottobre 2010



Non sei per nulla obbligato
a comprendermi
quasi non sento il bisogno
d'insistere

Tu che mi offrivi un amore
di plastica
ti sei mai chiesto se onesto
era illudermi

Ricorda
tu sei quello che non c'è
quando io piango

tu sei quello che non sa
quando è il mio compleanno
quando vago nel buio
Ma come posso dare l'anima
e riuscire a credere
che tutto sia più o meno facile
quando è impossibile
volevo essere più forte di
ogni tua perplessità
ma io non posso accontentarmi se
tutto quello che
sai darmi
è un amore di plastica

Tu sei quel fuoco che stenta
ad accendersi
non hai più scuse
eppure sai
confondermi
Ricorda
tu sei quello che non c'è
quando io piango
tu sei quello che non sa
quando è il mio compleanno
quando vago nel buio
Ma come posso dare l'anima
e riuscire a credere
che tutto sia più o meno facile
quando è impossibile
volevo essere più forte di
ogni tua perplessità
ma io non posso accontentarmi se
tutto quello che
sai darmi
è un amore di plastica
volevo essere più forte di
ogni tua perplessità
ma io non posso accontentarmi se
tutto quello che
sai darmi
è un amore di plastica
ma io non posso accontentarmi se
tutto quello che
sai darmi è un amore di plastica

martedì 5 ottobre 2010


orgoglio e dignita'
l. battisti

senza te
senza piu' radici ormai
tanti giorni in tasca
tutti li a spendere
perche'
allegria non c'e'
forse e' un poco di paura

che precede l'avventura
eppure io
ero stanco apatico
non c'era soluzione
ma si che ho fatto bene
ma perche'
adesso senza te
mi sento come un sacco vuoto

come un coso abbandonato
no
orgoglio e dignita'
lontano dal telefono
se no si sa
eh no
un po' di serieta'
aspetta almeno un attimo
oh oh oh...uh...


senza te
leggero senza vincoli
sospeso in mezzo all'aria
come un elicottero

perche'
nell'aria piu' non c'e'
quel mistero affascinante
che eccitava la mia mente

no
orgoglio e dignita'
lontano dal telefono
se no si sa

eh no
un po' di serieta'
aspetta almeno un attimo
oh oh
or go
gli o
e di
gni ta'
or go
gli o
e di
gni ta'
or go
gli o
e di
gni ta'
or go
gli o
e di
gni ta'
or go
gli o
e di
gni ta'

lunedì 4 ottobre 2010



E' lunedì, piove, mi cambiano il corso all'università mandando in frantumi i miei programmi. Ho visto volti che non avrei voluto vedere, ma non ho visto volti che avrei voluto vedere. Torno. Il treno si rompe, resto chiusa senz'aria e luce mezz'ora nel treno. Arrivo,mamma cade e si frantuma un po', niente di grave. Resta solo una cosa capace di cambiare il corso di questa giornata. D'Annunzio, Gasman, e la pioggia...



Il Genio...




giovedì 30 settembre 2010


la ricetta di Steno per la felicità:

1 kg di pazienza,
2 kg di fiducia nel prossimo,
4 kg di buona volontà
condire tutto con una tonnellata di pazienza e mescolare velocemente in moda d non fare attaccare neanche un po’ dell’impasto nella bacinella.


variante della zia: un po' di culo.. giusto qb migliora il tutto


chi non ha un "uso inedito dell'onomatopea in chiave fonosimbolica" a mezzanotte, d'altrocanto

lunedì 27 settembre 2010



Sarà che è lunedì e per essere lunedì mi sembra che siano già accadute troppe cose. Sarà che sono stanca di dare spiegazioni, ricevere spiegazioni, pensare di dover dare spiegazioni. Esiste una parola che renderebbe questo post un sano esempio di ermetismo. Anzi a ben pensarci sarà meglio fare pratica:



COMPRENSIONE

mercoledì 22 settembre 2010





E' facile puntare il dito sugli uomini, elencarne i difetti in ordine alfabetico o di apparizione, è un po' come sparare sulla croce rossa. Compito assai più arduo è parlarne bene, ma qualche volta viene spontaneo. Un bisogno di crederci e di dire.
Così eccomi a pensare a tanti uomini della mia vita. Probabilmente la simpatica personcina che ogni tanto commenta in modo anonimo questo blog, insultandomi ovviamente, sgranerà gli occhi. Quando una donna parla di uomini viene di lì a poco taciata di essere una... vabbhè ci siamo capiti. E invece avere Uomini intorno è qualcosa di più appagante del sesso. Penso allora ad un orso bruno che oggi ha saputo commuoversi per un pezzo di vita nuovo che si è incastrato nei pezzi di vita vecchi.
Penso ad un uomo che ha saputo dimenticare il suo abituale distacco forzato per diferndermi, per indignarsi al posto mio, che ha saputo far evadere dalle paratie del suo rigore, parole che mi hanno regalato un po' di forza.
Penso ad un uomo che non si guarda allo specchio per paura di riconoscere in sè una persona speciale, forse perchè ha paura che quella persona riflessa sia l'immagine di sè finalmente appagata e potenzialmente felice. A volte siamo così abituati a nasconderci e a rimandare l'esistere, che quando arriva il nostro momento, non sappiamo riconoscerlo.
Penso ad un uomo che fa dell'assenza la sua corazza, che forse un giorno si accorgerà che l'epoca del disgelo è passata da un pezzo e che forse è già in ritardo con la vita.
Penso all'uomo che dorme nel suo letto accanto al mio. Penso che è piccolo ed è già una persona capace di sorridere se gli va, di piangere se ne ha voglia, che non ha paura di tendere le braccia verso di me se ha bisogno di aiuto. Penso che un giorno sarà grande, ma sono convinta che riuscirò a riconoscere sempre in lui l'embrione di un uomo che ho tenuto dentro di me, ancora prima che fosse nella mia pancia.
Voglio chiudere così questa prima giornata di respiro (dopo troppo tempo), immaginandoli ognuno nel suo mondo, con gli occhi assonnati che si addormenteranno in posti diversi, distanti tra loro, vicini a me. Grazie.

lunedì 20 settembre 2010



UN LUNEDI' DA JANIS...




Time keeps movin’ on,

Friends they turn away.

I keep movin’ on

But I never found out why

I keep pushing so hard the dream,

I keep tryin’ to make it right

Through another lonely day, whoaa.




Dawn has come at last,

Twenty-five years, honey just in one night, oh yeah.

Well, I’m twenty-five years older now

So I know we can’t be right

And I’m no better, baby,

And I can’t help you no more

Than I did when just a girl.



Aww, but it don’t make no difference, baby, no, no,

And I know that I could always try.

It don’t make no difference, baby, yeah,

I better hold it now,

I better need it, yeah,


I better use it till the day I die, whoa.



Don’t expect any answers, dear,

For I know that they don’t come with age, no, no.

Well, ain’t never gonna love you any better, babe.

And I’m never gonna love you right,

So you’d better take it now, right now.



Oh! but it don’t make no difference, babe, hey,

And I know that I could always try.

There’s a fire inside everyone of us,

You’d better need it now,

I got to hold it, yeah,

I better use it till the day I die.




Don’t make no difference, babe, no, no, no,

And it never ever will, hey,

I wanna talk about a little bit of loving, yeah,

I got to hold it, baby,

I’m gonna need it now,

I’m gonna use it, say, aaaah,



Don’t make no difference, babe, yeah,

Ah honey, I’d hate to be the one.

I said you’re gonna live your life

And you’re gonna love your life

Or babe, someday you’re gonna have to cry.

Yes indeed, yes indeed, yes indeed,

Ah, baby, yes indeed.



I said you, you’re always gonna hurt me,

I said you’re always gonna let me down,

I said everywhere, every day, every day

And every way, every way.

Ah honey won’t you hold on to what’s gonna move.

I said it’s gonna disappear when you turn your back.

I said you know it ain’t gonna be there

When you wanna reach out and grab on.

domenica 19 settembre 2010


Il bello di nascondere le cose è che certe volte sono loro a trovare te..

commedia per caso





Commedia per caso....



Il bello di andare al cinema a vedere una commedia è che parti da casa con il sorriso, ritiri il tuo biglietto, compri una bibita, qualcosa da sgranocchiare e ti pregusti l'idea di passare un paio d'ore con il cervello in stand by. E mentre sei lì, con la mandibola intenta nella divina arte del crocchiare, riesci a realizzare qualcosa di te. C’è la scena, ad esempio, in cui Julia è a teatro e inizia a scambiare sguardi con l’attore. Così realizzo. Realizzo che ho sempre inconsciamente, almeno fino ad oggi, pensato che potesse capitare anche a me. Tutte le volte che andavo a teatro, sognavo che il palco si invertisse, che fossero gli attori a guardare me e non io loro. Stavo lì nell’ombra convinta che prima o poi qualcuno avrebbe perso il filo delle sue battute per rivolgermi un sorriso. E allora sceglievo la prima fila, il posto migliore, possibilmente in teatri piccoli dove riesci a sentire l’odore di sudore e la polvere delle tavole da palco, sperando di brillare di luce riflessa. Per tutta la durata dello spettacolo cercavo lo sguardo dell’uomo oltre alla maschera dell’attore. Il risultato è molto semplice da intuire: tornavo a casa uscendo lentamente dalla sala, come mille altri volti, come mille altri sorrisi stringendo al petto l’emozione di quelle parole recitate per me, così almeno pensavo.
E così nella vita, nei rapporti. Ho sempre scelto chi occupava bene la scena con la sua presenza, o con la sua assenza. Mi sono innamorata di grandi fragori e di immensi silenzi convinta, da eccentrica non vedente, che avrebbero interrotto la scena principale o il silenzio più profondo, solo per illuminare per un secondo la mia vita. Ma chi fa teatro sa meglio di me che lo spettacolo deve continuare, nonostante gli incidenti di percorso, nonostante lo sguardo della bionda in prima fila. Anche in questo caso il finale è facilmente intuibile: lunghe attese coronate dal nulla. Riflettori che si spengono, una sala che resta vuota, e io sola ancorata alla mia poltrona, aspettando che lo spettacolo abbia ancora inizio e insieme a lui nuove aspettative da disilludere.
Ma oggi ho visto una commedia, una di quelle americanate stereotipate con lieto fine, e non posso dimenticare nemmeno questo: che il bene vince sempre sul male…al cinema funziona così, e forse anche in sala qualcuno oggi è tornato a casa con qualche punto di equilibrio in più. The end.

sabato 18 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Istanti
Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igenico.


Correrei più rischi,

farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,

mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto

della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei

di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai

andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.


Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.



Farei più giri in calesse,

guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.
J.L.BORGES

martedì 14 settembre 2010


All'hotel dei giorni immobili
non brillano le stelle:
qualche volta s'intravede appena
il fondo della valle;
c'è un odore di salsedine,
ma il mare non si vede...
dai sentieri che ci arrivano
non ripartono più strade...

All'hotel dei giorni immobili
da sempre c'è un soldato,
ma la guerra non spiegò
se c'era morto o c'era nato;
e se c'era nato o morto
non lo seppe mai il poeta
che perdeva il tempo a chiedersi
se un'entrata è anche un'uscita.


E una notte innominabile
ci transitò un mercante,
e vendeva tutto a tutti
e tutti non avevan niente;
e vendeva per non piangere
di non aver venduto
e le lacrime bagnavano
sciupavano il broccato.


Han mandato un messaggero,
forse arriva questa sera;
passsa i monti, passa il gelo,
passa il tuono e la bufera;
passa il fuoco dell'inferno
con un foglio tra le mani;
han mandato un messaggero,
forse arriverà domani.

All'hotel dei giorni immobili
ci venne anche un sovrano:
ordinò, salì con comodo,
prese tutto il terzo piano:
e ci venne un accademico
con un trucco madornale,
ma nel buio s'illuminarono
solo gli angoli e le scale.


E una notte senza nuvole
si presentò un pensiero;
e si cominciò a distinguere
buio falso e buio vero;
e una notte con le nuvole
lì si smarrì un ricordo,
e si continuò a confondere
l'apparenza di uno sguardo.


S'è perduto il messaggero
s'è perduto sul confine,
tra il principio delle cose
e le cose della fine;

s'è perduto il messaggero
col cavallo e con i cani,
tutto è ritornato nero
dietro il grido dei gabbiani;
s'è perduto il messaggero
con un foglio tra le mani:
non arriverà stasera
non arriverà domani.


All'hotel dei giorni immobili
nel sogno di una donna
tutto è chiaro, tutto è limpido,
la penombra non inganna;
e bastò guardarla un'attimo
per leggerle nel cuore
che lei già sapeva tutto
prima ancora di sognare:


e fu finalmente giorno,
fu bambino e fu canzone,
e fu gioia del ritorno
e fu "dormi",e fu persone;
e fu finalmente cielo
con la luna e con le stelle,
e fu finalmente mare
con il vento e con le vele...

e fu subito chitarra,
e fu abbraccio e fu ferita,
e fu "guardami!" e fu terra,
e fu vivere e fu vita;

così il giorno tornò giorno
e la notte fu la notte;
l'orizzonte all'orizzonte
e le stelle in cielo, tutte.

giovedì 9 settembre 2010

Mi piace come ragiona il mio piccolino: davanti ad una borsa piena di giochi, lui sceglie di giocare con la borsa... yes!!!!

mercoledì 8 settembre 2010


...quanto manca il tuo essere naviglio...



Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.


Alda Merini, da "Clinica dell'abbandono"

domenica 5 settembre 2010

"sei bella. sei un'armonia di difetti meravigliosamente accozzata in un essere umano di notevoli capacità espressive."

(....trop secret) :D

venerdì 3 settembre 2010



Sarà che ieri ho rivisto Nicola e si è parlato di te... Sarà che sento sempre più spesso parlare con quell'accento che era tuo...sarà che...

Per Antonio..




martedì 31 agosto 2010

O poesia poesia poesia


(Dino Campana)


O poesia poesia poesia


Sorgi, sorgi, sorgi


Su dalla febbre elettrica del selciato notturno.


Sfrenati dalle elastiche silhouttes equivoche


Guizza nello scatto e nell'urlo improvviso


Sopra l'anonima fucileria monotona


Delle voci instancabili come i flutti


Stride la troia perversa al quadrivio


Poiché l'elegantone le rubò il cagnolino


Saltella una cocotte cavalletta


Da un marciapiede a un altro tutta verde


E scortica le mie midolla il raschio ferrigno del tram


Silenzio - un gesto fulmineo


Ha generato una pioggia di stelle


Da un fianco che piega e rovina sotto il colpo prestigioso


In un mantello di sangue vellutato occhieggiante


Silenzio ancora. Commenta secco


E sordo un revolver che annuncia


E chiude un altro destino

lunedì 30 agosto 2010




Di nuovo a casa. Oddio casa, ci sarebbe da aprire un dibattito su dove sia "casa", ma visto che non è ancora settembre, sarò buona e vi eviterò una paturnia. No è che pensavo, si potrebbe attuare una politica di rientro soft nelle grandi città. Esempio: ti alzi al mattino, infili le ciabatte, fai colazione in un baretto modesto che ti consente però una vista a 3/4 sul mare e poi entri in un barattolo e ti svegli in un centro commerciale. Scale mobili, odor di chiuso, vetrate come fossi in una tecla da laboratorio con aria controllata. No, inaccettabile! Propongo di cospargere i pavimenti di un po' di sabbia e poi di aprire un po' queste vetrate. Le cassiere potrebbero vestirsi in pareo e all'ingresso i vigilantes dovrebbero, per obbligo contrattuale, cospargerti di crema solare. Lo so straparlo, ma questa cosa del rientrare a casa mi deprime all'inverosimile. Sento già l'aria che mi manca, le giornate sono già più corte e sento l'ariettina fresca della sera. Tra un secondo sarà autunno, e scarpe da rimettere, giacconi da infilare, umidiccio e grigio standard. Non ce la posso proprio fare. Si si ci sono un sacco di motivi per cui dovrei essere contenta, ma oggi proprio no, non ce la posso fare, ho ancora l'ottimismo in ferie, deve essere rimasto in spiaggia, sotto il lettino. Comunque, nonostante le gufate, oggi zero traffico e in 3 ore e 10 eravamo di nuovo nella città tentacular (beato passante di mestre). Insomma, abbiamo fatto una partenza intelligente... peccato per l'arrivo stupido.

sabato 7 agosto 2010





E quando di tua sponte e nella piena disponibilità delle tue facoltà mentali, ti rendi conto di essere più ridicola di un film inglese, quello, esattamente quello, è il momento in cui devi avere il coraggio di guardarti in faccia e dire "ragazza tu hai bisogno di ferie" so goooooodddd bbyyyeeee :D





Lo sapevo... era impossibile una stagione senza ragni, e quello di sta sera era uno perfido. Uno di quei ragni notturni orribili, neri, insidiosi. Quelli non viaggiano mai soli e si riproducono tantissimo, quindi ora mi aggiro con il terrore di vedere spuntare la nidiata. Ora sento le sue zampe lungo tutto il corpo. Mi tocco, mi gratto, mi giro di scatto. So che c'è. E no, non ci provate, non venitemi a dire quanto è bello e misterioso il mondo degli insetti e degli aracnidi. Se in tutti i film di mostri, quello più spaventevolissimamente spaventoso è sempre il ragno ci sarà un perchè!!

mercoledì 4 agosto 2010



Mi conosci abbastanza bene per sapere che nei casting per scegliere gli ultimi 300 amanti da portarmi a letto, ho seguito una politica bipartisan

martedì 3 agosto 2010


Talvolta a parlare... è l'assenza di parole....






Agosto si sa, non è il mese ideale per gli anziani. Se hanno 88 anni ancora peggio. Non dovrebbe quindi sorprenderti così tanto la notizia della morte della zia del veneto. Solo che va così. Ti senti un po' spaesata, hai perso anche l'ultimo ramo vecchio della famiglia, l'ultima radice ancora sugli argini del fiume. Si si, certo restano i cugini, ma è nuova generazione, robaccia a confronto. Argia, il suo nome, aveva conosciuto la nonna che avevano 15 anni. Facevano le mondine insieme, lavoro duro per donne forti, legate dall' amore o dall'odio. E per loro è stato amore, un'amicizia intramontabile tanto che da piccola ero convinta che la nonna e la zia Argia fossero sorelle e solo anni dopo ho capito che erano cognate. Come spesso succedeva si usciva in gruppo, nonno aveva portato suo fratello in compagnia, nonna la sua amica ed eccoli sposati. Otello e Argia, Bianca e Augusto, nomi che solo a pronunciarli insieme evocano un'epopea. Donne nate per essere madri a generazioni di figli e nipoti, madri contro ogni cosa, contro anche ad un cuore malato che non può permettersi di fermarsi quando la Famiglia è in difficoltà. Ha fatto così, ha resistito, fino a che una sera si è addormentata. Poteva permetterselo, era tutto sistemato. Non ha lasciato conti in sospeso. Il pranzo pronto per chi aveva fame, una casa sul fiume che non vedrò più e il ricordo di una parte della storia, della mia storia, portata via dalla corrente. Ciao Zia.

sabato 31 luglio 2010



e da questa mattina il mio piccolo cammina da solo ... e io piango tantissimo



mercoledì 28 luglio 2010

martedì 27 luglio 2010






CONTEMPORANEITA' QUOTIDIANE


Ti svegli, contemporaneamente il muratore batte il martello. Tuo marito gira per casa "è tardi arriva tuo padre". Ti lavi, "mamma", si è svegliato. Lo cambi e mentre è lì con il pisello all'aria, suona il campanello. "Sei pronta?", no. Contemporaneamente ti spazzoli i capelli, trucco nemmeno a pensarci. Esami del sangue e mentre ti bucano suona il cellulare, "sda abbiamo una consegna", contemporaneamente pensi: "sticazzi mi si è rotto il teletrasporto". Più tardi quel giorno: stampi, correggi, ascolti, fascicoli. Driin "no non ho tempo, ti richiamo più tardi". Stampi correggi, ascolti, fascicoli. Drrinn "buongiorno, si è un momentaccio, può richiamare più tardi? grazie". Più tardi richiama "buongiorno son l'editore, disturbo". Mani occupate, bimbo in braccio, lui fa la cacca, devi metterlo in auto, apri con i denti la portiera "no certo che no, mi dica". Bla bla, bla bla. Si certo ma tu contemporaneamente sarai in ferie, no no certo non è un problema. Torni a casa: mail, bimbo, pizza ... contemporaneamente muori.

lunedì 26 luglio 2010





Giorni di vittime, vittimisti, martiri ed eroi. Ho tanti limiti, lo so da me, li ho archiviati tutti in ordine alfabetico su di un foglio excell. Ogni tanto inserisco una nuova riga corrispondente ad un nuovo lemma. Quelli sottolineati in rosso sono limiti promossi allo status di difetti. Uno dei miei limiti è non sopportare le persone vittimiste. L'essere petulante, frignone, esasperato, arrendevole, è un'arma subdola e feroce. Si insinua nel senso di colpa di chi ha avuto, semplicemente, il coraggio di fare delle scelte nella vita. Di chi ha avuto la capacità di dare un nome ad un problema, che ha avuto il coraggio di parlare della verità. Coraggio che ha pagato spesso con il dolore, un dolore verso se stesso che ha dovuto ignorare perchè qualcuno batteva i piedi più forte, spesso senza capire. Senza voler capire. Allora partono le parole grosse: "ti odio", "mi hai rovinato la vita". Credo così fortemente nel genere umano, che stento a credere che qualcuno può rovinarci la vita, siamo capacissimi di farlo con le nostre mani. Con gli anni mi capacito ancora meno di come persone, sempre più adulte, sappiano frignare e vomitare la propria psiche infantile, sulle spalle di chi vuole essere Uomo. L'ho detto prima, ho dei limiti, uno di questo è essere di tanto in tanto un po' talebana ma è più forte di me, preferisco essere carnefice di me stessa piuttosto che guardare allo specchio una vittima, ancor meno una vittimista. Ho avuto così tante occasioni per leccarmi pubblicamente le ferite, avrei potuto mostrarmi indifesa, bisognosa. Avrei potuto chiedere di essere difesa. Ma no. Ancora più stronza (mi hanno detto così no?), ancora più testona, ancora più sola, ma con uno straccio di dignità per quanto a brandelli e bottata. Non ce la faccio, scusatemi, ma non riesco a puntare il dito contro qualcuno che non sia me stessa. bacio grosso.