domenica 31 gennaio 2010

a chi mi spia senza il coraggio di far vedere il suo volto e il suo nome dedico questa massima che ho letto in una libreria veneta che amo molto ... buona domenica a chi sa tutto di tutti hahahaaah


lo stupido non sa nulla

l'intelligente sa molto

il saggio sa di non sapere...

... EL MONA SA TUTO

venerdì 29 gennaio 2010

Ariete (21 marzo - 19 aprile)
Quando era ancora in vita Shakespeare ricevette qualche modesto riconoscimento ma non si guadagnò la fama di genio. Solo cinquant’anni dopo la sua morte qualcuno cominciò a pensare che la sua vita e le sue opere fossero abbastanza interessanti per una biografia. Ma a quel punto, non c’era più nessuno che potesse raccontare la sua vita. Inoltre, Shakespeare aveva lasciato pochissime informazioni su di sé. Per tutti questi motivi, sappiamo poco di lui nonostante la sua grande influenza sulla lingua e sulla moderna letteratura anglofona. Ti consiglio di considerare questa storia uno stimolo metaforico a non sottovalutare la grandezza di chi ti sta vicino. Non dare per scontati l’intelligenza eccezionale, il talento e l’amore. Riconoscili, apprezzali e lasciati influenzare da loro.

mercoledì 27 gennaio 2010

" Devi avere più

considerazione di quello

che scrivi"




" Devi avere più considerazione di quello

che scrivi"



Devi avere più considerazione di quello che scrivi"


Devi avere più considerazione di quello che scrivi"

" Devi avere più considerazione di quello che scrivi"

" Devi avere più considerazione di quello che scrivi"

" Devi avere più considerazione di quello che scrivi
domani c'è l'esame........ ho bisogno di ispirazione ........... guarderò Matrix con Accorsi yeeessss




martedì 26 gennaio 2010

Mi piace questa nuova fase letteraria della mia vita... quella che vive di disquisizioni notturne, di consigli curiosi, di saggi illeggibili... che si svelano comprensibili.... che sia la via?

domenica 24 gennaio 2010

ll vero amore?

... tace la notte e allungando una gamba ritrova Casa..

giovedì 21 gennaio 2010

non sei più tu la prima persona a cui ho inviato il messaggio.....

..... direi che è un ottimo risultato

amore assurdo



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CHICCI DI GIOIA IN UNA GIORNATA GHIACCIATA





Oggi ero in autostrada, un tunnel brinato asfaltato di ghiaccio e in radio passava Gold degli Spandau.... in un attimo ero su quel promontorio con il vento tra i capelli, la camicia svolazzante a gridare




GOOOOOOOOOLLLLLLLDDDDDDDDDD





Ero tesa stavo andando all’università per vedere se avevo passato l’esame ….e siiiii esame passato, o meglio, passato lo scritto, ma per ora mi accontento. Era un’icona, un segnale questo scritto, una pacca sulla spalla per dirmi di non fermarmi. Ho sognato l’Alda la sera prima, mi sa che mi ha portato bene. E’ solo un minuscolo passo in punta di piedi che per me significa molto ed è stato bellissimo avere una voglia matta di tornare a casa per dire al mio bimbo angelicato che avevamo passato l’esame.





E settimana prossima esce la rivista con il mio articolo….altro minuscolo brick in the wall





piccoli chicchi di gioia per riscaldare una giornata ghiacciata.









ORO(ORO)
CREDI SEMPRE NELLA TUA ANIMA
HAI OTTENUTO IL POTERE DI SAPERE CHE SEI INDISTRUTTIBILE
CREDICI SEMPRE PERCHè TU SEI
ORO(ORO)
MI FA PIACERE CHE TU SIA IN VIAGGIO PER TORNARE
C'E' QUALCOSA CHE AVREI POTUTO IMPARARE,
CHE SEI INDISTRUTTIBILE, CREDICI SEMPRE.

domenica 17 gennaio 2010

Ariete (21 marzo - 19 aprile)
Il polo nord magnetico della Terra non corrisponde a quello geografico. Se avessimo una bussola la lancetta indicherebbe il nord in un punto imprecisato tra i ghiacci del Canada. Ma la cosa più strana è che dal 1904 il polo nord magnetico si sta spostando. Gli scienziati non sanno perché, ma negli ultimi anni si muove più rapidamente. Secondo il National Geographic
Deborah scrive (22.11):
sta andando verso la Siberia alla velocità di circa 64 chilometri l’anno. Credo che nel 2010 anche la tua versione metaforica del polo nord magnetico subirà dei cambiamenti. A gennaio del 2011 il segnale su cui fai affidamento per localizzare la tua posizione nel mondo potrebbe essersi parecchio spostato. è un buon momento per cominciare a seguire la sua traiettoria.

venerdì 8 gennaio 2010

Stavo pensando ieri notte... che ultimamente la gente mi dice "sei in forma" ... "ti vedo bene" solo perchè sono dimagrita. La cosa assurda è che perdo peso perchè sono malata ergo NON SONO IN FORMA e NON STO BENE. Il metro di giudizio dello stare in forma è la magrezza?? Allora quelli che stanno male sono proprio quelli che mi giudicano dai kg in più o in meno... quindi a loro vanno i miei migliori auguri per il 2010... magari è l'anno buono che ritrovate quei grammi di cervello che avete perso.

martedì 5 gennaio 2010

secondo il Petrarca
"le affinità interpersonali sono decise esclusivamente, in modi del tutto laici, per interessi culturali e di reciproca comprensione-complicità"
................. voi che dite a riguardo?

sabato 2 gennaio 2010

Mio Signor Padre.



Sebbene dopo aver saputo quello ch'io avrò fatto, questo foglio le possa parere indegno di esser letto, a ogni modo spero nella sua benignità che non vorrà ricusare di sentir le prime e ultime voci di un figlio che l'ha sempre amata e l'ama, e si duole infinitamente di doverle dispiacere. Ella conosce me, e conosce la condotta ch'io ho tenuta fino ad ora, e forse quando voglia spogliarsi d'ogni considerazione locale, vedrà che in tutta l'Italia, e sto per dire in tutta l'Europa, non si troverà altro giovane, che nella mia condizione, in età anche molto minore, forse anche con doni intellettuali competentemente inferiori ai miei, abbia usato la metà di quella prudenza, astinenza da ogni piacer giovanile, ubbidienza e sommessione ai suoi genitori ch'ho usata io. Per quanto Ella possa aver cattiva opinione di quei pochi talenti che il cielo mi ha conceduti, Ella non potrà negar fede intieramente a quanti uomini stimabili e famosi mi hanno conosciuto ed hanno portato di me quel giudizio ch'Ella sa, e ch'io non debbo ripetere. Ella non ignora che quanti hanno avuto notizia di me, ancor quelli che combinano perfettamente colle sue massime, hanno giudicato ch'io dovessi riuscir qualche cosa non affatto ordinaria, se mi si fossero dati quei mezzi che nella presente costituzione del mondo, e in tutti gli altri tempi, sono stati indispensabili per fare riuscire un giovane che desse anche mediocri speranze di se. Era cosa mirabile come ognuno che avesse avuto anche momentanea cognizione di me, immancabilmente si maravigliasse ch'io vivessi tuttavia in questa città, e com'Ella sola fra tutti, fosse di contraria opinione, e persistesse in quella irremovibilmente. Certamente non l'è ignoto che non solo in qualunque città alquanto viva, ma in questa medesima, non è quasi giovane di 17 anni che dai suoi genitori non sia preso di mira, affine di collocarlo in quel modo che più gli conviene: e taccio poi della libertà ch'essi tutti hanno in quell'età nella mia condizione, libertà di cui non era appena un terzo quella che mi s'accordava ai 21 anno. Ma lasciando questo, benché io avessi dato saggi di me, s'io non m'inganno, abbastanza rari e precoci, nondimeno solamente molto dopo l'età consueta, cominciai a manifestare il mio desiderio ch'Ella provvedesse al mio destino, e al bene della mia vita futura nel modo che le indicava la voce di tutti. Io vedeva parecchie famiglie di questa medesima città, molto, anzi senza paragone meno agiate della nostra, e sapeva poi d'infinite altre straniere, che per qualche leggero barlume d'ingegno veduto in qualche giovane loro individuo, non esitavano a far gravissimi sacrifici affine di collocarlo in maniera atta a farlo profittare de' suoi talenti. Contuttoché si credesse da molti che il mio intelletto spargesse alquanto più che un barlume, Ella tuttavia mi giudicò indegno che un padre dovesse far sacrifizi per me, nè le parve che il bene della mia vita presente e futura valesse qualche alterazione al suo piano di famiglia. Io vedeva i miei parenti scherzare cogl'impieghi che ottenevano dal sovrano, e sperando che avrebbero potuto impegnarsi con effetto anche per me, domandai che per lo meno mi si procacciasse qualche mezzo di vivere in maniera adattata alle mie circostanze, senza che perciò fossi a carico della mia famiglia. Fui accolto colle risa, ed Ella non credè che le sue relazioni, in somma le sue cure si dovessero neppur esse impiegare per uno stabilimento competente di questo suo figlio. Io sapeva bene i progetti ch'Ella formava su di noi, e come per assicurare la felicità di una cosa ch'io non conosco, ma sento chiamar casa e famiglia, Ella esigeva da noi due il sacrifizio, non di roba nè di cure, ma delle nostre inclinazioni, della gioventù, e di tutta la nostra vita. Il quale essendo io certo ch'Ella nè da Carlo nè da me avrebbe mai potuto ottenere, non mi restava nessuna considerazione a fare su questi progetti, e non potea prenderli per mia norma in verun modo. Ella conosceva ancora la miserabilissima vita ch'io menava per le orribili malinconie, ed i tormenti di nuovo genere che mi proccurava la mia strana immaginazione, e non poteva ignorare quello ch'era più ch'evidente, cioè che a questo, ed alla mia salute che ne soffriva visibilissimamente, e ne sofferse sino da quando mi si formò questa misera complessione, non v'era assolutamente altro rimedio che distrazioni potenti e tutto quello che in Recanati non si poteva mai ritrovare. Contuttociò Ella lasciava per tanti anni un uomo del mio carattere, o a consumarsi affatto in istudi micidiali o a seppellirsi nella più terribile noia, e per conseguenza, malinconia, derivata dalla necessaria solitudine e dalla vita affatto disoccupata, come massimamente negli ultimi mesi. Non tardai molto ad avvedermi che qualunque possibile e immaginabile ragione era inutilissima a rimuoverla dal suo proposito, e che la fermezza straordinaria del suo carattere, coperta da una costantissima dissimulazione, e apparenza di cedere, era tale da non lasciar la minima ombra di speranza. Tutto questo e le riflessioni fatte sulla natura degli uomini, mi persuasero ch'io benché sprovveduto di tutto, non dovea confidare se non in me stesso. Ed ora che la legge mi ha già fatto padrone di me, non ho voluto più tardare a incaricarmi della mia sorte. Io so che la felicità dell'uomo consiste nell'esser contento, e però più facilmente potrò esser felice mendicando, che in mezzo a quanti agi corporali possa godere in questo luogo. Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero.



So che sarò stimato pazzo, come so ancora che tutti gli uomini grandi hanno avuto questo nome. E perché la carriera di quasi ogni uomo di gran genio è cominciata dalla disperazione, perciò non mi sgomenta che la mia cominci così. Voglio piuttosto essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi, tanto più che la noia, madre per me di mortifere malinconie, mi nuoce assai più che ogni disagio del corpo. I padri sogliono giudicare dei loro figli più favorevolmente degli altri, ma Ella per lo contrario ne giudica più sfavorevolmente d'ogni altra persona, e quindi non ha mai creduto che noi fossimo nati a niente di grande: forse anche non riconosce altra grandezza che quella che si misura coi calcoli, e colle norme geometriche. Ma quanto a ciò molti sono d'altra opinione; quanto a noi, siccome il disperare di se stessi non può altro che nuocere, così non mi sono mai creduto fatto per vivere e morire come i miei antenati.



Avendole reso quelle ragioni che ho saputo della mia risoluzione, resta ch'io le domandi perdono del disturbo che le vengo a recare con questa medesima e con quello ch'io porto meco. Se la mia salute fosse stata meno incerta avrei voluto piuttosto andar mendicando di casa in casa che toccare una spilla del suo. Ma essendo così debole come io sono, e non potendo sperar più nulla da Lei, per l'espressioni ch'Ella si è lasciato a bella posta più volte uscire disinvoltamente di bocca in questo proposito, mi son veduto obbligato, per non espormi alla certezza di morire di disagio in mezzo al sentiero il secondo giorno, di portarmi nel modo che ho fatto. Me ne duole sovranamente, e questa è la sola cosa che mi turba nella mia deliberazione, pensando di far dispiacere a Lei, di cui conosco la somma bontà di cuore, e le premure datesi per farci viver soddisfatti nella nostra situazione. Alle quali io son grato sino all'estremo dell'anima, e mi pesa infinitamente di parere infetto di quel vizio che abborro quasi sopra tutti, cioè l'ingratitudine. La sola differenza di principii, che non era in verun modo appianabile, e che dovea necessariamente condurmi o a morir qui di disperazione, o a questo passo ch'io fo, è stata cagione della mia disavventura. è piaciuto al cielo per nostro gastigo che i soli giovani di questa città che avessero pensieri alquanto più che Recanatesi, toccassero a Lei per esercizio di pazienza, e che il solo padre che riguardasse questi figli come una disgrazia, toccasse a noi. Quello che mi consola è il pensare che questa è l'ultima molestia ch'io le reco, e che serve a liberarla dal continuo fastidio della mia presenza, e dai tanti altri disturbi che la mia persona le ha recati, e molto più le recherebbe per l'avvenire, Mio caro Signor Padre, se mi permette di chiamarla con questo nome, io m'inginocchio per pregarla di perdonare a questo infelice per natura e per circostanze. Vorrei che la mia infelicità fosse stata tutta mia, e nessuno avesse dovuto risentirsene, e così spero che sarà d'ora innanzi. Se la fortuna mi farà mai padrone di nulla, il mio primo pensiero sarà di rendere quello di cui ora la necessità mi costringe a servirmi.



L'ultimo favore ch'io le domando, è che se mai le si desterà la ricordanza di questo figlio che l'ha sempre venerata ed amata, non la rigetti come odiosa, nè la maledica; e se la sorte non ha voluto ch'Ella si possa lodare di lui, non ricusi di concedergli quella compassione che non si nega neanche ai malfattori