domenica 30 maggio 2010

Dall'alpe a Sicilia ovunque è LEGNANO

ma se non hai il CORVO nel cuore

non stringermi la mano


mercoledì 26 maggio 2010


ecco l'incubo della notte scorsa ..........



"Ladri e banditi compaiono di frequente nei sogni, molto spesso sono rappresentazioni oscure acquattate nell’ombra, e la sensazione della loro presenza provoca molta tensione, paura e, a volte, un risveglio improvviso.



I ladri che si sono introdotti in casa o che attendono nascosti dietro una porta devono indurre a riflettere su aspetti della realtà in cui ci si è sentiti “invasi” o defraudati di qualcosa cui si attribuisce molta importanza: amore, affetto, idee, risultati professionali ecc….



Tutte le volte che che avvertiamo una minaccia più o meno cosciente nei confronti di ciò a cui teniamo o che ci appartiene, tutte le volte che qualcuno si introduce, non invitato, nella nostra cerchia più intima, i sogni possono animarsi di ladri.



Secondo Marie Louise Von Frantz i ladri nei sogni indicano una irruzione nel sistema psicologico del sognatore, per cui sarà utile ai fini dell’analisi ripensare a quanto è accaduto il giorno prima o i giorni precedenti: ” Può darsi che si sia verificata un’esperienza sgradevole ed i ladri allora potrebbero rappresentare proprio quell’esperienza. Oppure può essere che sia affiorato dall’interno un pensiero negativo, distruttivo, che potrebbe anch’esso essere impersonato dai ladri. I ladri rappresentano qualunque cosa che irrompe improvvisamente nel proprio sistema.”( M.L. Von Frantz ” Il mondo dei sogni” Ed Red 2003 pag. 43)



Quindi sia che la minaccia arrivi dall’esterno: dalle altre persone o dalle situazioni del quotidiano, sia che arrivi dall’interno del sognatore, espressione di contenuti rimossi che vengono catalogati come potenzialmente pericolosi dai se’ primari, l’insieme di emozioni che si accendono in modo più o meno conscio: timore, paura, rifiuto, possono dare vita ai ladri dei sogni.



I ladri possono anche riecheggiare ricordi infantili ed il senso di invasione ed oppressione da parte del mondo degli adulti, oppure aspetti di sessualità vissuta come come violazione o aggressione.

martedì 25 maggio 2010


era da anni che non la cantavo.. grazie lonza

Cercherò mi sono sempre detta cercherò
troverai mi hanno sempre detto troverai

per oggi sto con me mi basto
nessuno mi vede

e allora accarezzo la mia solitudine
ed ognuno ha il suo corpo a cui sa cosa chiedere
chiedere chiedere chiedere
Fammi sognare lei si morde la bocca e si sente l'America
Fammi volare lui allunga la mano e si tocca l'America
Fammi l'amore forte sempre più forte come fosse l'America
Fammi l'amore forte sempre più forte ed io sono l'America
cercherai mi hanno sempre detto cercherai
e troverò ora che ti accarezzo troverò

ma quanta fantasia ci vuole per sentirsi in due
quando ognuno è da sempre nella sua solitudine
e regala il suo corpo ma non sa cosa
chiedere chiedere chiedere chiedere

Fammi volare lei le mai sui fianchi come fosse l'America
Fammi sognare lui che scende e che sale e si sente l'America
Fammi l'Amore lei che pensa ad un altro e si inventa l'America
Fammi l'amore forte sempre più forte ed io sono l'America



lunedì 24 maggio 2010




Conosceva poco di quella musica ma era sicuro di averla sentita in più di un porto. Ora la ritrovava lì, nell'ultimo angolo cementizio del mondo, nell'ultimo anfratto di musica insperata e persa. In quella città senza confine, colorata solo di blu e rosso dove il nero alle pareti e i vetri infranti dividevano l'interno dall'esterno. Era tornato al porto dove sapeva avrebbe ritrovato quella contrapposizione dura agli occhi ma balsamo per il cuore, quella malinconia raccontata da un sorriso. Era rimasto rapito ad ogni latitudine del mondo, da ogni odore di terra, ma aveva percorso i mari della sua volontà per ascoltare di nuovo la favola di quel sorriso che raccontava un struggente abbandono rimasto nell'aria su quella banchina d
i porto.

lunedì 17 maggio 2010

domenica 16 maggio 2010

MI SONO POSATA SU DI TE

Mi sono posata su di te,
sui tuoi migliori fili di condanna
per respirare prima di morire
e tu mi hai mandato al diavolo,
mi hai mandato tanti operai
con molti acchiappafarfalle.
Uno di loro
mi ha messo un chiodo nel cuore
e l'anno chiamata poesia.

(Alda Merini)

venerdì 14 maggio 2010

A chi si è occupato e preoccupato dei miei silenzi dedico le parole della mia amata Alda...

“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.


Sto aspettando qualcuno


che scopra davvero l’America


e gema


e sto aspettando


che l'Età dell'Ansia


muoia


e sto aspettando


la guerra da combattere


che renderà sicuro il mondo


l'anarchia


e sto aspettando


il definitivo inaridimento


di tutti i governi


e sto aspettando perpetuamente




una rinascita della meraviglia



Sto aspettando


di vedere Dio in televisione


trasmesso dagli altari delle chiese


se solo riescono a trovare


il canale giusto


su cui sintonizzarsi


e sto aspettando


che l'Ultima Cena sia di nuovo servita


con uno strano e nuovo aperitivo


e sto aspettando perpetuamente


una rinascita della meraviglia



Sto aspettando


che gli umili siano benedetti


ed ereditino la Terra


senza tasse


e sto aspettando


che foreste e animali


rivendichino a sè la Terra


e sto aspettando


che sia concepito un modo


per distruggere tutti i nazionalismi


senza che sia ammazzato nessuno


e sto aspettando


che fringuelli e pianeti cadano come pioggia


e sto aspettando che chi ama e chi piange


dorma ancora insieme


in una nuova rinascita della meraviglia



Sto aspettando che sia attraversata la Grande Divisione


e sto aspettando con ansia


che sia scoperto il segreto della vita eterna


da un oscuro e generico specialista


e mi salvi per sempre da morte certa


e sto aspettando


che la vita ricominci


e sto aspettando


che le tempeste della vita


finiscano


e sto aspettando


di prendere il largo per la felicità


e sto aspettando


che la Musica Perduta risuoni ancora


nel Continente Perduto


in una nuova rinascita della meraviglia


Sto aspettando il castigo


per quello che ha fatto l'America


a Tom Sawyer


e sto aspettando


che Alice nel Paese delle Meraviglie


mi ritrasmetta


il suo totale sogno d'innocenza


e sto aspettando


che Childe Roland arrivi


all’ultima e più nera torre


e sto aspettando


che ad Afrodite


crescano delle vive braccia


alla conferenza sul disarmo totale


in una nuova rinascita della meraviglia


Sto aspettando di scrivere


il grande poema indelebile


e sto aspettando


l'ultima lunga estasi spensierata


e sto aspettando perpetuamente


che gli sfuggenti amanti sull'Urna Greca


si prendano finalmente


e si abbraccino


e sto aspettando


perpetuamente e per sempre


una rinascita della meraviglia



(L. Ferlinghetti)


martedì 11 maggio 2010






Ci sei, presenza discreta. Così discreta che a volte ho la sensazione che sia un'assenza. Citofoni, entri, non chiedi, non ti schieri. Prendi il piccolo e fate allegria, mentre io posso sistemare un po' di cose. Come sempre, quando ho bisogno compari, e sei lì, semplicemente lì al mio fianco. Non mi metti alle corde. Non mi costringi a supplicare di smetterla, a gridare "basta". Per questo avrai mia eterna gratitudine. Grazie Papà

dovresti leggere ogni tanto.......... questo è solo un articolo... prova a leggere gli occhi


Eccola la realtà: in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale, ci dicono i dati Istat e del Viminale che riportano un altro dato avvilente.
Le vittime - soprattutto tra i 25 e i 40 anni - sono in numero maggiore donne laureate e diplomate, dirigenti e imprenditrici, donne che hanno pagato con un sopruso la loro emancipazione culturale, economica, la loro autonomia e libertà. Da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Più del cancro. Più degli incidenti stradali. Una piaga sociale, come le morti sul lavoro e la mafia. Ogni giorno, da Bolzano a Catania, sette donne sono prese a botte, oppure sono oggetto di ingiurie o subiscono abusi(...)

Sì, perché il pericolo per le donne è la strada, la notte, ma lo è molto di più, la normalità. Se nel consolante immaginario collettivo la violenza è quella del bruto appostato nella strada buia, le statistiche ci rimandano a una verità molto più brutale: che la violenza sta in casa, nella coppia, nella famiglia, solida o dissestata, borghese o povera, "si confonde con gli affetti, si annida là dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale", come spiega Lea Melandri, saggista e femminista.

L'indagine Istat del 2006, denuncia che il 62 per cento delle donne è maltrattata dal partner o da persona conosciuta, che diventa il 68,3 per cento nei casi di violenza sessuale, e il 69,7 per cento per lo stupro. "Da anni ripetiamo che è la famiglia il luogo più pericoloso per le donne. è lì che subiscono violenza di ogni tipo fino a perdere la vita" (...)
In Italia, l'indagine Istat ha contato 2 milioni e 77mila casi di questi comportamenti persecutori, stalking come viene chiamato dal termine inglese, uno sfinimento quotidiano che finisce per corrodere resistenza, difesa, voglia di vivere. "Nella nostra esperienza si comincia con lo stalking e si finisce con un omicidio", accusa Marisa Guarnieri. Per questo le donne dei centri antiviolenza hanno visto positivamente l'approvazione, lo scorso 14 novembre in Commissione Giustizia, del testo base sui reati di stalking e omofobia.

Sanzionare penalmente lo stalking, significa, tanto per cominciare, riconoscerlo. "Molte donne vengono qui da noi malmenate o peggio e parlano di disavventura. Ragazze che dicono "me la sono cercata", donne sposate che si scusano: "lui è sempre stato nervoso"...", racconta Daniela Fantini, ginecologa del Soccorso Violenza Sessuale di Milano, nato undici anni fa per iniziativa di Alessandra Kusterman all'interno della clinica Mangiagalli di Milano. è in posti come questo, dove mediamente arrivano cinque casi a settimana, che diventa evidente un altro dato angoscioso: come intrappolate nel loro dolore, il 96% delle donne non denuncia la violenza subita, forse per paura. Forse perché non si denuncia chi si ha amato, forse perché non si hanno le parole per dirlo.
http://feed.4wnet.com/feed.html.ashx?a=4002&hd=1&n=3&i=1&u=REF&c=http://www.repubblica.it/sharedfiles/css/adsense/mirago-generic.css&v=267971




Forse non sta accadendo
niente di strano,
è solo un po'
dello schifo
che hai ingoiato
a tornare su.

Forse è tutto l'amore
che hai sprecato
in sogni divenuti ghigliottine
a lasciarti
sola come sempre
come sapevi.

Forse hai sbagliato
a scegliere
a capire
a lottare
a vivere
come ti era stato chiesto.

Forse non erano
le tue battaglie
quelle per cui sanguinavi
e per le quali imbratti pagine
di parole mute
che non hanno un nome.

mercoledì 5 maggio 2010



Quel che resta del pianto,
sedati i singhiozzi,
è il freddo lungo la schiena.
Sarà colpa del ghiaccio,
non delle tue parole,
ma dello sguardo
privo d'amore
che hai poggiato su di me.
Innalzata dai giudizi
formulati dalla tua mente
hai abbassato gli occhi
su di me
come scure che uccide
un uomo già morente.
Quel che resta di te
sono i vuoti
che non hai saputo riempire
e il freddo,
sedati i singhiozzi,
lungo la schiena
ora segnata dal tuo abbandono.

martedì 4 maggio 2010


pensavi davvero di poterti liberare da questa canzone????



/>
Ho provato ad essere come tu mi vuoi
tanto che sai in fondo cambierei
ma son fatto troppo troppo a modo mio
prova ad esser tu quel che non sei!


io vengo dalla fabbrica di plastica dove mi hanno ben confezionato
ma non sono esattamente uscito un prodotto ben plastificato

io vivo un metro più in là
da quel che tu chiami realtà
giusto quel metro più in là vivo io

e vivono anche i miei pensieri dentro nei discorsi accartocciati
Dio quando li sento liberarsi so soltanto io quanto son veri


e vivono un metro più in là
da quel che tu chiami realtà

se il mondo è di plastica è fatto di plastica il mio è di plexiglas blu
grazie x aver distribuito questo grande sogno impacchettato
grazie x l'amore al gasoline non l'avevo mai considerato

ma la fabbrica di plastica ha una valvola di sfogo nel costato ed è lì che sono nato
è da lì che son passato.

Questa foto mi fa venire istintivamente in mente una canzone che amo molto ...
io e il mio bimbo across the universe.



Suoni delle ombre ridenti dei vivi
Fischiano attraverso le mie orecchie aperte
Incitandomi e invitandomi
Amore senza limite e senza fine Che splende
Attorno a me come un milione di soli
Continua a chiamarmi per l'universo

Jai guru deva om

Niente cambierà il mio mondo






Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
They slither wildly as they slip away across the universe
Pools of sorrow, waves of joy are drifting through my open mind,
Possessing and caressing me.
Jai guru deva, om
Nothing's gonna change my world,
Nothing's gonna change my world.
Nothing's gonna change my world.
Nothing's gonna change my world.

Images of broken light which dance before me like a million eyes,
They call me on and on across the universe,
Thoughts meander like a restless wind inside a letter box
They tumble blindly as they make their way
Across the universe
Jai guru deva, om,
Nothing's gonna change my world,
Nothing's gonna change my world.
Nothing's gonna change my world.
Nothing's gonna change my world.

Sounds of laughter shades of life are ringing
Through my opened ears inciting and inviting me
Limitless undying Love which shines around me like a
million suns, and calls me on and on
Across the universe
Jai guru deva, om,
Nothing's gonna change my world,

Nothing's gonna change my world.
Nothing's gonna change my world.
Nothing's gonna change my world.

Jai guru deva
Jai guru deva
Jai guru deva

Jai guru deva

domenica 2 maggio 2010


4 me... tnk




credo in te
senza polvere negli occhi
e falsita'
come nell'allegria
credo in te
come credo che l'unione
fa la forza
e se ancora credo in me
e' perche'
credo in te
credo in te
la tua assenza e'
diventata eternita'
il silenzio chissa'
quanto male mi fara'
io pero'
in cambio credo in te
credo in te
il ricordo tuo
s'e' fatto volonta'
qualche volta si sa
costa cara l'onesta'
io pero'
in cambio credo in te
credo in te
come l'anima che
crede all'aldila'
come nell'unita'
credo e so
che il mio mondo
ci sta tutto
in un taschino
tu lo sai
non rubarlo perche'
credo in te
credo in te
come il sole crede
all'alba che verra'
come il fiume che va'
sa che al mare arrivera'
credo in te
amore credo in te
credo in te
la tua assenza e'
diventata eternita'
il silenzio chissa'
quanto male mi fara'
io pero'
in cambio credo in te
credo in te
la tua assenza e'
diventata eternita'
il silenzio chissa'
quanto male mi dara'
io pero'
in cambio credo in te
credo in te
come il sole crede
all'alba che verra'
come il fiume che va
sa che al mare arrivera'
credo in te

sabato 1 maggio 2010

Mi piace spettinato camminare
il capo sulle spalle come un lume
e mi diverto a rischiarare
il vostro autunno senza piume.
Mi piace che mi grandini sul viso
la fitta sassaiola dell'ingiuria,
mi agguanto solo per sentirmi vivo
al guscio della mia capigliatura.
Ed in mente mi torna quello stagno
che le canne e il muschio hanno sommerso
ed i miei che non sanno di avere
un figlio che compone versi;
ma mi vogliono bene come ai campi
alla pelle ed alla pioggia di stagione,
raro sarà che chi mi offende
scampi alle punte del forcone.
Poveri genitori contadini,
certo siete invecchiati e ancor temete
il Signore del cielo e gli acquitrini,
genitori che mai non capirete
che oggi il vostro figliolo è diventato
il primo tra i poeti del Paese
e ora in scarpe verniciate
e col cilindro in testa egli cammina.
Ma sopravvive in lui la frenesia
di un vecchio mariuolo di campagna
e ad ogni insegna di macelleria
la vacca si inchina sua compagna.
E quando incontra un vetturino
gli torna in mente il suo concio natale
e vorrebbe la coda del ronzino
regger come strascico nuziale.
Voglio bene alla patria
benchè afflitta di tronchi rugginosi
m'è caro il grugno sporco dei suini
e i rospi all'ombra sospirosi.
Son malato di infanzia e di ricordi
e di freschi crepuscoli d'Aprile,
sembra quasi che l'acero si curvi
per riscaldarsi e poi dormire.
Dal nido di quell'albero, le uova
per rubare, salivo fino in cima
ma sarà la sua chioma sempre nuova
e dura la sua scorza come prima;
e tu mio caro amico vecchio cane,
fioco e cieco ti ha reso la vecchiaia
e giri a coda bassa nel cortile
ignaro delle porte dei granai.
Mi sono cari i miei furti di monello
quando rubavo in casa un po' di pane
e si mangiava come due fratelli
una briciola l'uomo ed una il cane.
Io non sono cambiato,
il cuore ed i pensieri son gli stessi,
sul tappeto magnifico dei versi
voglio dirvi qualcosa chge vi tocchi.
Buona notte alla falce della luna
sì cheta mentre l'aria si fa bruna,
dalla finestra mia voglio gridare
contro il disco della luna.
La notte e` così tersa,
qui forse anche morire non fa male,
che importa se il mio spirito è perverso
e dal mio dorso penzola un fanale.
O Pegaso decrepito e bonario,
il tuo galoppo è ora senza scopo,
giunsi come un maestro solitario
e non canto e celebro che i topi.
Dalla mia testa come uva matura
gocciola il folle vino delle chiome,
voglio essere una gialla velatura
gonfia verso un paese senza nome.







AGGIUNGERO'IL TUO NOME AL LIBRO DEI NOMI PERDUTI



E si che lo sai: le forze ti mancano e devi impare a gestirle. E invece sei la solita, ti butti con il cuore in rapporti che esistono solo se esisti tu. Lo so, hai ragione, questa volta le credenziali erano ottime, astrali, possiamo dire. E invece sei ancora qui, a sorbirti l'ennesima scusa specchio, senti come stride mentre scivola sul vetro. Chissà come ti viene in mente quella gita fatta al Vittoriale e quelle parole che ti erano sembrate subito utili per occasioni del genere (*).


Io conosco la Verità, la Verità che tu stai cercando di raccontarti con parole diverse e lo sai anche tu, che hai smesso di combattere per la tua vita. Solo che non chini il capo, non lo fai mai, retaggio mafioso di quel quartiere che ti ha dato l'educazione...se così vogliamo chiamarla.

Nella confusione dei sogni infranti, delle delusioni, della tua mancanza di volontà, hai confuso anche il mio nome, in mezzo a quello di persone che se ne fregano di te. Sei un numero per loro, tu, un'altra, pensi che faccia veramente la differenza? Ma la differenza l'ha fatta tu, quando hai deciso di barattare la mia spontaneità con la tua mediocrità. Scelta sbagliata. Mi spiace. Scelta decisamente sbagliata.




Teco porti lo specchio di Narciso?

Questo e' piombato vetro, o mascheraio

Aggiusta le tue maschere al tuo viso

Ma pensa che sei vetro contro acciaio"