sabato 25 dicembre 2010


E' Natale e siamo tutti più buoni, ma anche no. E' Natale da due ore e siamo già stanchi. Stanchi dei centri commercialì, sì, dei parenti, si, delle cene azindali, delle incombenze, delle costrizioni. E' Natale e speriamo già nell'epifania, noi che abbiamo capito e siamo già oltre queste barbare tradizioni. Sarà così vero? Cosa ci da fastidio davvero del Natale? Forse il fare i conti, quelli dei soldi spesi per i regali, certamente, ma anche quelli con noi stessi. Chi vorremmo davvero avere intorno a Natale? Come vorremmo davvero festeggiarlo e cosa ci tiene lontani dal realizzare il nostro pensiero? Ecco, forse è questo che ci stanca del Natale, il constatare reiteratamente che la vita che viviamo è lontana anni luce dalla vita che vorremmo. O forse semplicemente, abbiamo dimenticato che il Natale non è solo regalare, ma è donare.
Ecco penso questo mentre impacchetto gli ultimi regali, mentre metto sotto l'albero le piccole sorprese che ho preparato per mio figlio e pregusto la sua faccia di domattina. Forse questa sera avrei potuto fare di meglio che regalare, avrei potuto donare la mia presenza con maggiore entusiasmo perchè in fondo avere una famiglia con cui festeggiare è un dono, non una strenna di rappresentanza.
Ecco il mio sermone di Natale, un po' più melenso e bacchettone di quanto avessi preventivato, ma è uscito così. Sarà che oggi ho pianto ancora per Piccole Donne, quando la madre torna da Beth e la guarisce con il suo amore e la sua esperienza di madre che sa che non può perdere una figlia. Insomma, mi si stanno cariando i denti e non è per il pandoro.

Solo una piccola cosa.... per voi miscredenti.... ecco un link autorevolissimo per verificare le consegne di
babbo natale :)



Buon Natale oh oh oohhhhh



giovedì 23 dicembre 2010





Bisogni primari, a questo pensi mentre hai ancora sul petto il calore del suo corpicino. Bisogni primari che camminano su due gambe, fino a poco prima su quattro. Lo guardi, semplice e alla ricerca della sua felicità, una felicità che gli leggi negli occhi a fine giornata e che ripagano ogni cosa. Ha bisogno di cibo, te lo dice. Ha sete, ti porta il bicchiere. E' sporco, lo devi cambiare e lavare. E ti vuole per giocare, per sentirsi al sicuro, per ballare e fare le cose buffe. Ti cerca per addormentarsi e tende le braccia. Non gli basta averti vicino, vuole esserti addosso. Sprofonda il faccino nel tuo petto e intreccia le mani nei tuoi capelli. Domattina la giornata inizierà con un bacio assonnato e un sorriso stropicciato, ma intanto è il sonno che lo sta pervadendo e vuole che tu sia con lui. Bisogni primari dunque, senza sovrastrutture o secondi fini, solo il minimo sindacale per non morire nel corpo e nel cuore. Bisogni istintivi, ancestrali. Ti chiedi a quanti di questi bisogni stai rinunciando in nome di una razionale evoluzione che ti porterà all'estinzione del corpo ... o del cuore, la differenza è così sottile.

martedì 21 dicembre 2010






Il giorno 21 è previsto un intervento alla piattaforma di splinder, sono previsti rallentamenti etc...meglio far presto. D'altro canto è oggi il giorno che fugge, così come fuggono... o lascio fuggire... i ricordi di un risveglio.
Dormivo, non so da quanto, ma da molto ne sono certa. I miei occhi hanno faticato ad abituarsi nuovamente alla luce. E' stato quasi una ferita quel lampo di rabbia che ho letto nei tuoi occhi. Eri furente, per me, e sembrava continuassi a chiedermi "cosa ci fai ancora qui". E poi il lampo è diventato fiore e dal fiore ne abbiamo ricavato nettare per sfamare almeno una stagione di pensieri. Ma ricordo, ricordo la luna e dei fuochi alle spalle, sotto l'angolo retto di una stella e una linea della vita che girava e tu che rispondevi serio "è mia" sottointendendo la vita. Insieme abbiamo visitato la notte, che dicono abbia due anime e un letto di capanna utile e dolce... e non ho mai capito come mai, ho lasciato in un minuto tutto... per star bene dove sto. Però sto bene dove sto?

venerdì 17 dicembre 2010




Non è facile. non lo è mai. Essere un ruolo intendo. Essere moglie, essere figli, essere madre o padre. I ruoli sono armature pesanti che si modellano sul nostro corpo e prendono le nostre sembianze, le nostre difese, ma non sono noi. Sono strutture, protezioni, croste che curano ferite aperte, carne viva. I ruoli sono pesanti, talvolta ci fanno barcollare, altre ci fanno crollare rovinosamente addosso alle vite altrui. E allora diventiamo ingombranti. Padri e madri che diventano un fastidio molto simile al dolore, un fastidio che schiaccia ed opprime i figli. Poco importa se l'intento era quello di farli restare piccini per difenderli con il nostro corpo. Ma i figli non li nascondi, hanno la loro vita, e se la riprendono con ogni mezzo. Scavano la terra, graffiano la roccia, scoprono la lentezza e la negazione e rinascono edera sui nostri scudi. I figli sono graspi di vite, anche se non sono buoni per diventare il vino dei padri, sanno inventarsi grappa: schietta, trasparente, da bere a tavola alla fine di una cena, quando al desco restano pochi amici, quelli migliori. I figli ci amano, sempre, a volte con rabbia. Quello che è sicuro è che i figli ci superano: in altezza, intelligenza, arte, cuore... solo che spesso non lo sanno, non lo capiscono, ancorati al peso schiacciante dei ruoli opprimenti. A volte invece, sanno infrangere tutto con il peso detonante di una lacrima, sanno riscoprirci persone, con i nostri limiti, i nostri errori e sanno amarci. Anche in questo sanno superarci, perchè per noi loro sono stati generati perfetti nonostante la nostra imperfezione e ci viene facile amarli. Loro ci amano per i nostri difetti e costa fatica. C'è da imparare.

lunedì 13 dicembre 2010




Santa Lucia, per tutti quelli che hanno occhi
e gli occhi e un cuore che non basta agli occhi

e per la tranquillità di chi va per mare
e per ogni lacrima sul tuo vestito,
per chi non ha capito.


Santa Lucia per chi beve di notte
e di notte muore e di notte legge
e cade sul suo ultimo metro,
per gli amici che vanno e ritornano indietro
e hanno perduto l'anima e le ali.


Per chi vive all'incrocio dei venti
ed è bruciato vivo,
per le persone facili che non hanno dubbi mai,
per la nostra corona di stelle e di spine,
per la nostra paura del buio e della fantasia.

Santa Lucia, il violino dei poveri è una barca sfondata
e un ragazzino al secondo piano che canta,
ride e stona perchè vada lontano,
fa che gli sia dolce anche la pioggia delle scarpe,



.... alla mia lucia ...

domenica 12 dicembre 2010





Oggi è la giornata giusta per mettere via....

Ho messo via un pò di rumore
dicono così si fa nel comodino c'è una mina
e tonsille da seimila watt.
Ho messo via i rimpiattini
dicono non ho l'età
se si voltano un momomento
io ci rigioco perchè a me... va.

Ho messo via un pò di illusioni
che prima o poi basta così
ne ho messe via due o tre cartoni
comunque so che sono lì.

Ho messo via un pò di consigli
dicono è più facile
li ho messi via perchè a sbagliare
sono bravissimo da me.

Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.

Ho messo via un bel pò di cose
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via te
Ho messo via un pò di legnate
i segni quelli non si può
che non è il male nè la botta
ma purtroppo il livido.

Ho messo via un bel pò di foto
che prenderanno polverel.
sia su rimorsi che rimpianti
che rancori e sui perchè
Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.
Ho messo via un bel pò di cose
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via te
In queste scarpe
e su questa terra che dondola
dondola dondola dondola
con il conforto di
un cielo che resta lì
Mi sto facendo un pò di posto
e che mi aspetto chi lo sa
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.
Ho messo via un bel pò di cosze
ma non mi spiego mai il perchè
io non riesca a metter via
riesca a metter via,
riesca a metter via te



giovedì 9 dicembre 2010






Milano a volte, sa essere ferocemente bella. Come sta sera, mentre restava stagliata contro un cielo di ghiaccio, sferzata dal vento del nord. Brillava, semplicemente, schiettamente.
Milano era una donna nuda, sta sera: le mani sui fianchi, le gambe un po' divaricate, ben ancorate a terra e uno sguardo fiero di chi sa quanto costa chiedere amore. Una donna fragilmente forte che ti guarda negli occhi e, nella sua ostentata nudità, riesce a dirti solo
"anche io sono pura se mi vuoi".
Milano è una Donna .... solo per chi la sa guardare...

lunedì 6 dicembre 2010





Ci pensavo oggi mentre, dopo diverse traversie, sono riuscita a riprendere l'auto. Ero a Milano per una visita, quindi ho dovuto attraversare la città tentacular sotto la neve e il ritorno è stato un calvario per via di un tizio che ha provato a suicidarsi. Ora non sono una grande esperta di psichiatria, ma credo fortemente due cose:

1. se uno si suicida nei giorni di ponte e di fiera dell'artigianato, cercando di buttarsi in una delle più centrali stazioni metro e sui binari della m1 che, guarda caso, è sovraffollata per via della suddetta fiera, bhè ecco, forse sta solo cercando aiuto e non pensa veramente di farla finita.

2. credo che il suddetto suicida avrebbe riportato molte più lesioni se fosse incappato nelle grinfie degli sfigati (come me) che cercavano inutilmente di tornare a casa a mezzo metro. Risultato la linea in tilt, sovraffollamenti di rito etc.

Comunque, superato tutto questo, pagato il parcheggio di molino mentre fioccava alla grande, ho imboccato l'autostrada e sono partite le note di you make me feel like a natural woman. Ecco, d'improvviso la maledetta neve è diventata un manto di pace sul mondo, la macchina una piccola casa accogliente, la strada una via per i pensieri. Ho pensato che è un compito gravoso quello di cercare ogni giorno qualche piccola gioia a cui ancorarsi, spesso è un lavoro inutile, troppo spesso mi fa sentire idiota. Eppure credo ancora che ne valga la pena. Di resistere intendo, di non arrendersi alla rabbia, alla delusione e alla fatica. Se dedico buona parte della mia giornata a litigare con i problemi più o meno gravosi, credo di avere anche il dovere, verso me stessa e i miei cari, di dare il giusto peso anche a quei piccoli dettagli capaci di salvare un momento difficile. Lo dico io, che non conto niente, lo scriveva Herman, che ne sa molto di più...


"Al giorno d′oggi la maggior parte degli uomini vive in uno stato d′ottusità, senza gioia e senza amore. Gli spiriti eletti si sentono oppressi dal nostro modo di vivere in cui l′arte non ha più valore, e si allontanano dal quotidiano. Nelle opere d′arte e nella lettratura, dopo il breve periodo del realismo, si percepisce un senso costante di insoddisfazione, i cui sintomi più evidenti sono la nostalgia per il Rinascimento e per il Neoromanticismo. "Mancate di fede!" grida la Chiesa. "Vi manca l′arte!" grida Avenarius.
Per parte mia penso che ci manchi la capacità di godere. Ciò che del Rinascimento ci affascina tanto, non è che l′anelito a una vita più elevata, la concezione della vita come una cosa allegra, come una festa. L′eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro modo di vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere. Sorridiamo nostalgicamente leggendo gli idilli dei viaggiatori sentimentali dei tempi passati. Per cosa non trovavano il tempo i nostri nonni? Leggendo l′egloga sull′ozio di Friederich Schlegel, non potei fare a meno di pensare: quanto avresti sospirato, se tu avessi dovuto fare il nostro lavoro! ..." tratto da "piccole gioie" di Herman Hesse

mercoledì 1 dicembre 2010






Alza lo sguardo
non fino a raggiungere
le chiome infuocate
che accendono un cielo
altrimenti uggioso.

Alza lo sguardo
fino alle sponde dei laghi,
fino alle infinite
distese di domande
che chiedono di te.

Appoggia il tuo sguardo
sulla pace del mio esisterti
che si dissolve nell'attimo
di un volo già spiccato
che leggo nel tuo sorriso
che è già un addio.