lunedì 31 gennaio 2011




Quanta
stridendente volontà di esistere
sgorga muta
da gole
insanguinate d'amore
che si nascondono
dietro
un vetro di ghiaccio

giovedì 20 gennaio 2011





La misura delle parole, la quantità, il peso. Pesano di più le parole dette o quelle omesse? Sono qualitativamente migliori quelle che ti schianto a raffica davanti agli occhi quando so di averti per un po', o il mondo di silenzi che non provi nemmeno a leggere?

E quelle che mi dicono? Collegare la parola giusta al volto sbagliato, può produrre danni incalcolabili. E tu sei, tu eri, un contabile, conoscevi i numeri e ne facevi parole, e ora che puoi fare parole, conti i silenzi.

mercoledì 19 gennaio 2011





C'è differenza tra dentro e fuori. La corsa, il taxi lasciato senza attendere il resto, i tacchi sul selciato, la città con gli echi ancora accesi di un lunedì di lavoro. Dentro tutto si attutisce ad ogni spirale di scale, tra marmi, velluti e manifesti antichi alle pareti. Un attenuarsi di superfluo che non sopravvive fino al loggione. Porte, gallerie, porte, poi silenzio. Il frusciare del vestito, il battere del cuore, la musica tra i capelli, ogni cosa è superflua in quella perfezione di silenzio. Giù, in fondo, ebano, avorio e pelle. Gli sguardi immobili, volti verso quel punto in una viglia di tensione. E poi cristallo, e un rincorrersi, un abbandono, un gioco, una passione, un viaggio, un pianissimo adagiarsi sulla pelle fatta corda. Dita allungate di diesis e di bemolli suonano brividi d'aria, smossi da parole rimaste tra le labbra.
Uno spettacolo ai miei piedi, per la mia serata perfetta, servito da stucchi dorati e ricostruzioni continue che hanno lasciato un segno in ogni epoca sedutami attorno. Capelli canuti su sorrisi lievi, e borse firmate su abiti eleganti, ma anche dita fanciulle che suonano la fantasia e scarpe comode per chi ancora deve farne di strada.



E poi Milano, con lucciole dimenticate lì ancora per un po'. Un freddo gentile. Un sorriso solo in cerca di armonia che mi carezza. Locali chiusi che mi spingono a camminare in una notte perfetta che non dovrebbe finire mai, abitata da volti e voci che si incontrano e si sovrappongono fino a creare un'immagine sola ... che somiglia a me.

Grazie Zio, per avermi guidato in questa meravigliosa scoperta e per aver realizzato un mio sogno.

martedì 11 gennaio 2011





E' per colpa di quel fiume se io sono ancora qui
perchè un giorno c'era un ponte che univa gli argini
mentre adesso questo fiume in fondo è tutto ciò che ho
e tra diecimila anno è sempre qui che aspetterò

.....
.....

E' per colpa di quel fiume se io sono ancora qua
perchè un giorno su quel ponte mi fermai a metà
e quest'aria che mi opprime in fondo è tutto ciò che ho
fino a quando l'altro lato dei miei sogni perderò

domenica 9 gennaio 2011




E c'è questa cosa che unisce
e che divide sta sera.
Puoi chiamarlo amore o musica,
non fa differenza,
entrambi sono fatti di anime e sudore
e di sguardi che si incrociano
e sorrisi che si riconoscono
e dita che muovono le corde
e di ricordi che si sfiorano la pelle
e di baci e parole
sussurrati o amplificati
da un cuore o da un microfono.
E sono vita,
entrambi sono vita,
che sta sul palco
o seduta in platea,
in attesa di essere suonata.

martedì 4 gennaio 2011




Primavera.
Mi chiamava primavera
Perché, per lui, ero tutta nuova.
Era nuova la mia pelle chiara,
che sembrava non avesse ancora
conosciuto il sole.
Erano primavera i miei capelli
che lasciavo asciugare all’aria
e lui ci infilava il naso,
mentre mi prendeva da dietro,
per le spalle,
e mi penetrava l’anima inalandomi.
Ero la sua primavera
di carni fertili
e guardava nei miei occhi
gli occhi che sarebbero stati
di suo figlio.
Scappava per restare
Perché lo voleva,
e lo temeva,
e vibrava,
chiedendomi di generare
l’uomo che perdevo
e il futuro che non potevo avere.

lunedì 3 gennaio 2011


Chiusa in casa aspetto te ma il
cervello mio dai tuoi legami evade
mi convinco a stare qui ma io
cerco nuovi schemi e nuove trame

poi ti cerco e avvolte questo non
mi va lati opposti di una stessa
verità che porto dentro me.


L’esistenza per noi due un mosaico
di paure e un po’ d’amore la tua
sensibilità si risolve in un gioco
insipido di parole che tu enunci
come un teorema che ti mantiene
nel tuo comodo clichét
e
coinvolge.
Me che controvoglia sto a sentire
te io ci casco sempre nei tranelli
tuoi sono i controsensi di una come
me che si porta a letto quei
problemi suoi, un poco tuoi.


E si accorge che si può dare un
senso alle tue sterili pretese e
continuo a stare qui, io ci provo e
conto mese dopo mese e scoprire
che risorse un cuore ha le sorprese
della tua vitalità a sopportare.

Me che controvoglia sto a sentire
te io ci casco sempre nei tranelli
tuoi sono i controsensi di una come
me che si porta a letto quei
problemi tuoi, un poco miei

...mia martini... controsensi