venerdì 22 luglio 2011


allora ve lo spiego così..




"Si chiama diafasia quel parametro di variazione linguistica determinato dal mutare della situazione nella quale il parlante si trova a comunicare: il contesto, gli interlocutori, le circostanze o le finalità della comunicazione. Il termine deriva dalla composizione delle due parole greche dia, "attraverso, mediante", e phasis, "voce".



La variazione diafasica si articola lungo un asse ideale che va dalla massima formalità (registro aulico o sostenuto) alla massima informalità (registro familiare o trascurato): il parlante selezionahttp://www.splinder.com/myblog/edit/post/62827 il registro linguistico in funzione dell'ascoltatore cui si rivolge.



Appartengono alla diafasia anche sottocodici interni alla lingua quali, per esempio, il registro sportivo, gastronomico ecc., e i gerghi. Uno stesso sottocodice può fare uso di registri diversi: altra sarà la lingua di un medico ad un congresso di specialisti, altra sarà la lingua dello stesso dottore usato in un articolo di divulgazione su un giornale"

Questo giusto per spiegare che esistono tante situazioni nella quotidianità, tante varietà linguistiche che ogni giorno vengono applicate. Se si sta scherzando, dunque, si usa un linguaggio, un dato "codice circostanziale". Quando si è seri, allo stesso modo, si usa un linguaggio differente.
Talvolta capita di dare queste nozioni per acquisite, si pensa che gli interlocutori, i partecipanti a una conversazione, sappiano capire a che livello diafasico ci si trovi.

Ma è qui che mi sbaglio. Continuo, stupidamente, a dare per scontato che la gente capisca e invece mi trovo a ridere e scherzare con qualcuno per essere poi, improvvisamente, stoppata da un'immediata botta di autostima che li rende, in un istante, seri e irreprensibili.
Ecco io a queste persone auguro un buon week end, ma soprattuto auguro di imparare a vivere e a sorridere, auguro loro di comprendere la diversità semantica dei diversi vocaboli quali ironia, rigore e serietà

Peace

domenica 17 luglio 2011





Quello che aveva sempre fatto, scrivere. Ecco cosa avrebbe dovuto fare. Se n'era andato così, semplicemente. Il giorno prima era qui, mangiava con noi, sedeva sul divano maneggiando il telecomando e il giorno dopo non c’era più. “Sistema binario”, continuavo a ripetermi, on-off, un comando semplice, una differenza netta tra l’esserci e il non essere più.
Si guardò intorno e rimase basita davanti alla monumentale normalità che aleggiava per casa. Le stesse finestre, le stesse tende, il tavolo con i piatti della cena precedente che nessuno aveva spostato. La sua forchetta, ogni traccia di lui.
Doveva fare semplicemente quello che aveva sempre fatto. Prese un vecchio quaderno di appunti lo sfogliò per cercare una pagina bianca che accogliesse una nuova vita. La penna non aveva smesso di percorrere quella strada, sapeva cosa fare, scivolò contro ogni razionalità e iniziò a mettere nero su bianco il racconto di una vita passata. Girò pagina, e si ritrovò tra le mani un numero di telefono scritto in un momento di rabbia. Quel cottage, quella costa del nord, un ricordo che aveva voluto cancellare e che improvvisamente si impossessò di lei. Comporre quel numero fu un attimo e .....

to be continued?


venerdì 15 luglio 2011


Perdere la parte istintuale di te stessa, conquista o no? Imparare a contare, non reagire d'impulso, pensare, meditare. Autoanalizzarsi, comprendere, capire... ha senso davvero? Stai crescendo? stai invecchiando? Ti stai arrendendo?

giovedì 14 luglio 2011

dalle origini


Comprendersi



Definizione e Significato:


Verbo (Irregolare:Coniugazione come prendere)




  • verbo transitivo




  • Contenere in sé, racchiudere, includere qualcosa: l'elenco non comprende il mio nome




  • Afferrare con la mente qualcosa Sinonimo: capire: comprendere le parole di qualcuno; anche con Argomento espresso da frase (interr. o introdotto da di, che): non comprendo perché parti; comprese di avere perso tutto, che non c'era niente da fare; Estensione, penetrare nell'animo di qualcuno, giustificarne il comportamento: comprendo le tue ragioni




  • comprendersi




  • Verbo Riflessivo Detto di due o più persone, capirsi l'un l'altro






  • e sulla voce "verbo rilfessivo" inizia una


  • standing ovation!
  • martedì 12 luglio 2011






    Quanti anni fa? Non lo so, è iniziato il momento di non contarli. Ero piccola comunque, questo è certo. Si andava al paese, almeno un paio di volte l'anno, poco prima e poco dopo le nebbie che là, al di là del fiume e tra la campagna, erano paralizzanti.

    Si andava in piazzetta dalla bisnonna e l'arrivo era un evento. Arrivavano i figli da Milano, lo sapevano tutti. Mi toccava ogni volta salutare un sacco di gente che non riconoscevo di anno in anno, mentre loro sapevano tutto di me, della mamma, di quanto ero cresciuta, di come giocavo con le barbie.
    Subito dopo si andava al negozio a fare scorta di pan biscotto e salame all'aglio, nonna inventava un pranzo a volte imprecando un po' contro la suocera, la mia bisnonna, perchè non smetteva di chiamare "amore" suo figlio. Era la sua donna, la sua unica donna, e poco tollerava l'ingerenza di altre, fossero anche madri o parenti.

    Si mangiava insieme e poi si andava da zia Argia, un nome che sapeva di fiume, di terre allagate e la sua casa era proprio là, sull'argine del Fiume, accanto alla caserma. Non sono perché, ma la zia e la nonna si commuovevano sempre quando vedevano quei ragazzi montare e smontare ponti, inventare campi, arrampicarsi a cavi di acciaio e passare così il fiume. Era la Patria, il sapore di guerra scampata, di rinascita, di stenti che si erano patiti a commuovere quei visi del colore della terra.
    Io non mai ben saputo cosa fosse la guerra, la Patria, l’orgoglio nazionale, ma le parate, i bersaglieri, i paracadutisti e quei ragazzi del genio mi sembravano degli eroi. Ero piccola, loro invincibili e lo sguardo reverenziale che i miei parenti posavano su di loro mi contagiava un po’.

    Ora sono più grande, mi capita di pensare alla mia Patria che non mi somiglia, ma della quale sono orgogliosa per chissà quale motivo. A pensarci bene c’è poco da essere entusiasti, mi viene più facile arrabbiarmi, soprattutto quando quegli “eroi” vanno a fare guerre che non capisco, che non condivido, quando vanno a portare la pace con i mitra sotto braccio. Capisco ancora meno quando si muore per un ideale che non è il vero motivo per cui si fa una guerra.

    Oggi è caduto uno dei miei eroi, uno di quei ragazzi che si arrampicavano sul fiume e facevano strage di donne con il loro dopobarba per la via del centro, accanto a via Fiume, dove è nata mia madre. E’ caduto un uomo, qualcuno che da piccola immaginavo invincibile, immortale, ma la guerra la fanno gli uomini e gli uomini muoiono. Cade un altro mito infantile sotto il peso degli anni che passano, cade insieme a lui la commozione per una patria che troppo spesso cade sotto colpi mortali che si auto infligge.

    domenica 10 luglio 2011


    Quanto mi piaccioooonoo



    [youtube http://www.youtube.com/watch?v=5Jj3wZVc7nw]

    When the truth is found to be lies
    And all the joy within you dies
    Don't you want somebody to love, don't you
    Need somebody to love, wouldn't you
    Love somebody to love, you better
    Find somebody to love
    When the garden flowers baby are dead, yes and
    Your mind, your mind is so full of bread
    Don't you want somebody to love, don't you
    Need somebody to love, wouldn't you
    Love somebody to love, you better
    Find somebody to love
    Your eyes, I say your eyes may look like his
    Yeah, but in your head, baby, I'm afraid you don't know where it is
    Don't you want somebody to love, don't you
    Need somebody to love, wouldn't you
    Love somebody to love, you better
    Find somebody to love
    Tears are running down and down and down your breast
    And your friends, baby they treat you like a guest
    Don't you want somebody to love, don't you
    Need somebody to love, wouldn't you
    Love somebody to love, you better
    Find somebody to looooooooooooooooooove

    sabato 9 luglio 2011


    Dimenticavo... c'è un po' di me


    QUI






    Non so perchè ma, improvvisamente, si è disegnato un ricordo davanti agli occhi: papà che torna a casa dal cantiere a luglio. spesso mamma apparecchiava il pranzo sul tavolone della cantina, il mio compito era di mettere sempre le bibite e l'acqua nel frigorifero. Facevo il thè freddo con le bustine al mattino, due cucchiai di zucchero e una spruzzata di limone. Poi dovevo ricordarmi la menta per la granita della sera e l'immancabile ghiaccio. Papà tornava con la pelle cotta dal sole, sudato e impolverato. Si infilava in doccia, mangiava solo con gli slip e profumava di buono. Mamma gli preparava il cambio completo fresco e pulito. Dopo il caffè e un bacio veloce alle sue donne, se ne tornava in cantiere, alle 13.30, con un caldo assurdo. Molto spesso era sul tetto in questo periodo, perchè tutti lo rifanno in estate e c'è un microclima quando matura il calcestruzzo che toglie il fiato.
    Sparecchiavo, facevo i compiti e alle quattro e mezza prendevo la bici e portavo i ghiaccioli per papà e i suoi uomini e una caraffona di acqua e menta. Non so perchè mi è venuto in mente ora, ma è stato molto nitido, fino alle lacrime.

    venerdì 8 luglio 2011


    Chi mi ama mi sa
    chi non mi sa
    può imparare.
    Chi non vuole imparare
    può stare lontano.

    lunedì 4 luglio 2011





    Che impressione essere intervistati. Qualcuno di cui non sai nome, volto e vita legge il tuo libro, ti spoglia a poco a poco, ti intuisce, a volte ti fa scoprire cose di te che non avevi considerato, o non avevi considerato visibili. Che impressione fa? E' come essere nudi ma avendo una forma da non coprire. Mi piace? Forse sì.

    domenica 3 luglio 2011

    sabato 2 luglio 2011






    Non lo fai apposta, è qualcosa che ormai fa parte del tuo dna. Più gli altri si avvicinano, più tu hai bisogno d'aria. Non sopporti il sentirti addosso il loro sudore, le parole, le paturnie, le ansie, ne hai già abbastanza delle tue. Ti sei raccontata per anni che eri una brava bambina obbidiente, ora ti scopri una donna che ha bisogno di aria, di libertà di pensiero. Per te la vicinanza è qualcosa che va ben oltre l'esserci, è un filo sottile trasparente che coordina movimenti lontani. E' un pensiero, una sintonia, una danza che non ha bisogno di piedi per volteggiare.
    Hai bisogno di una casa per sapere da dove vieni e dove tornerai. Hai bisogno di una strada per crescere e di un mare per pensare e ritrovare quei legami che hanno un senso dentro la tua anima.

    Pensi sia facile capirlo? No, ne sei certa. E' una selezione naturale della specie che vuoi attuare per popolare il tuo mondo. Pensi che sia giusto? No, non in assoluto, ma per me lo è. Ho deciso di essere la protagonista della mia vita, di non demandare ad altri la possibilità di Vivere. Non occupo molto spazio, mi basta una zattera, il mare calmo, un buon libro e un sottile filo trasparente che qualcuno tirerà, di tanto in tanto, per portarmi a riva ed amarmi, un sottile filo trasparente che è l'Appartenersi.