venerdì 30 settembre 2011


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=qVgsf9UySOI]






Getta le tue reti
buona pesca ci sarà
e canta le tue canzoni
che burrasca calmerà

pensa pensa al tuo bambino
al saluto che ti mandò

e tua moglie sveglia di buon mattino
con Dio di te parlò
con Dio di te parlò

Dimmi dimmi mio Signore
dimmi che tornerà
l'uomo mio difendi dal mare
dai pericoli che troverà

troppo giovane son io
ed il nero è un triste colore
la mia pelle bianca e profumata
ha bisogno di carezze ancora
ha bisogno di carezze ora


Pesca forza tira pescatore
pesca e non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto
mare che fa bestemmiare
quando la sua furia diventa grande
e la sua onda è un gigante
la sua onda è un gigante


Dimmi dimmi mio Signore
dimmi se tornerà
quell'uomo che sento meno mio
ed un altro mi sorride già
scaccialo dalla mia mente
non indurmi nel peccato
un brivido sento quando mi guarda
e una rosa egli mi ha dato
una rosa lui mi ha dato


Rosa rossa pegno di amore
rosa rossa malaspina
nel silenzio della notte ora
la mia bocca gli è vicina
no per Dio non farlo tornare
dillo tu al mare
è troppo forte questa catena
io non la voglio spezzare
io non la voglio spezzare

Pesca forza tira pescatore
pesca non ti fermare
anche quando l'onda ti solleva forte
e ti toglie dal tuo pensare
e ti spazza via come foglia al vento
che vien voglia di lasciarsi andare
più leggero nel suo abbraccio forte
ma è così cattiva poi la morte
è così cattiva poi la morte

Dimmi dimmi mio Signore
dimmi che tornerà
quell'uomo che sento l'uomo mio
quell'uomo che non saprà
che non saprà di me,
di lui e delle sue promesse vane

di una rosa rossa qui tra le mie dita
di una storia nata già finita
di una storia nata già finita

Pesca forza tira pescatore
pesca non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto
mare che fa bestemmiare
e si placa e tace senza resa
e ti aspetta per ricominciare
e ti aspetta per ricominciare

mercoledì 28 settembre 2011

Considerazioni della giornata:

1) se t ìi trovi più di una volta dei sassi nella scarpa, è probabile ci sia un buco. E' bene accorgersene prima che la suola si squarci in piazza duomo.

2) I blindati in tenuta da sommossa in piazza duomo non mi fanno sentire al sicuro, mi fanno sentire in guerra. Eccesso di difesa... difesa poi da chi?

martedì 27 settembre 2011





A volte è strana la vita. Passi buona parte del tuo tempo a pregare perchè tutto vada meglio, che si risolva. Poi tutto si risolve e ti trovi spiazzata, hai esattamente quello per cui avevi speso parole e voti. E che fai? Speri che qualcosa, almeno qualcosa, vada storto, perchè sarebbe una soluzione. Il peggio lo sai gestire, il meglio no. Dicono ci vogliano 72 muscoli per sorridere, i tuoi erano rattrappiti, ti sei accorta di averlo fatto perchè improvvisamente il tuo viso è rimasto indolenzito come i glutei dopo una sessione di potenziamento post vacanze.

lunedì 26 settembre 2011


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=fmvmEmeidD4]







Che non si muore per amore
e' una gran bella verita'
percio' dolcissimo mio amore
ecco quello, quello che, da domani
mi accadra'
Io vivro' senza te
anche se ancora non so
come io vivro'
Senza te, io senza te
solo continuero' e dormiro'
mi svegliero', camminero'
lavorero', qualche cosa faro'
qualche cosa faro', si, qualche cosa faro'
qualche cosa di sicuro io faro': piangero'
si' io piangero'


E se ritorni nella mente

basta pensare che non ci sei
che sto soffrendo inutilmente
perche' so, io lo so, io so che non tornerai


Senza te, io senza te
solo continuero'
e dormiro', mi svegliero'
camminero', lavorero'
qualche cosa faro' qualche cosa faro'
si' qualche cosa di sicuro io faro',
piangero', io piangero'



Si' piangero', io, piangero'...

venerdì 23 settembre 2011






Mi è venuto in mente l'ultimio giorno prima della partenza. Il pranzo fugace sul lungomare, in quel locale che mi piace tanto perchè riassume l'essenza del mare. La paglia, i piedi nudi, le altalene sorrette dalla canapa, le musiche solari e la vista sul luccichio della marea di mezzogiorno, quella piatta, che vibra appena. Il sole già cambiato, la spiaggia un'ancora sull'estate, pesante, come la consapevolezza di un inverno imminente. Tempo di comiati e progetti da fare in quattrocento km che separano da quella che dovrebbe essere "Casa". Mio figlio che mi prende per mano: vuole ballare la nostra canzone dell'estate, quella che ci piace e che forse un po' mi appartiene. Semplice, ripetitiva, ancorata a vecchi concetti e con un retrogusto malinconico... il solito insomma...





noi siamo i soliti
quelli così
siamo i difficili
fatti così
noi siamo quelli delle illusioni, delle grandi passioni

noi siamo quelli che
vedete qui
abbiamo frequentato
delle pericolose abitudini
e siamo vivi quasi per miracolo
grazie agli interruttori
noi siamo liberi, liberi,
liberi di volare

siamo liberi, liberi,
liberi di sbagliare
siamo liberi, liberi,
liberi di sognare
siamo liberi,
liberi di ricominciare
noi siamo i soliti
sempre così
siamo gli inutili
fatti così
noi siamo quelli delle occasioni
prese al volo come i piccioni

noi siamo quelli che
vedete qui
abbiamo frequentato delle pericolose abitudini
e siamo ritornati sani e salvi
senza complicazioni
noi siamo liberi, liberi,
liberi di volare
siamo liberi,
liberi,
liberi di sbagliare
siamo liberi, liberi,
liberi di sognare
siamo liberi,
liberi di non ritornare !
noi siamo

martedì 20 settembre 2011


Gentile Autore,
siamo felici di comunicarle che un suo racconto è stato selezionato per il
volume che nascerà dall'iniziativa Incipit d'autore e verrà pubblicato
dalla Giulio Perrone Editore nella collana L'Antologica.

sabato 17 settembre 2011





... L'autunno arriverà senza mezze misure, con un temporale violento come quello che ora è sopra la mia casa. Spazzerà gli alberi e farà scricchiolare le strade da percorrere...

giovedì 15 settembre 2011





Serata che ti riporta a casa con il sorriso. Forse per via di quel profumo di camomilla calda che ancora sfida l'autostrada invadente, o per il braccio che questa notte poteva restare ancora fuori dal finestrino a toccare la notte. Pensi di mandare un messaggio a caso, a qualcuno che capirebbe, poi guardi l'ora, è l'una di notte, non si fa.

Poi pensi a Vittorio Sgarbi che questa sera hai ascoltato, contemplato, venerato, perchè quell'uomo, quando fa il suo mestiere, quando parla del Caravaggio, è veramente qualcosa di inarrivabile. Un domatore di folle, un promotore artistico lontano dal personaggio che pure gli ha dato lo spazio che una persona di Cultura non può avere sotto i riflettori. Amabile, sorridente, sarcastico al punto giusto e Sapiente, meravigliosamente Sapiente e Competente. E poi no, cari gufi maligni, non puzzava, nonostante la sudata di una camicia, e no, non era stronzo. E' stato amabile e disponibile per ore, nonostante la folla lo travolgesse e fosse davvero molesta. La mia icona di Vic non solo è ancora viva, ma ne esce rafforzata dalla certezza di aver intuito in lui qualcosa oltre al personaggio scomodo che si è ridotto a fare.

Ed è pure più bello che in tv tiè! :)



Ed è imperdibile la mostra del mio amico

Livio Moiana che si terrà sempre in foro bonaparte 67

il 20 ottobre p.v.

martedì 13 settembre 2011






Le patate al prezzemolo per cena.
Il ricordo di nonna che diventa un mio gesto mentre mischio nella terrina.
Una piccola gioia

lunedì 12 settembre 2011



Ero in ufficio, sola, come da tempo capitava troppo spesso. Lavoravo tenendo accesa in background la chat, così restavo in compagnia di colleghi virtuali. Fu Scinda a cambiare il topic del canale “siamo in guerra“. Non diedi importanza a quelle parole, pensavo si riferisse ad un gioco. La mia generazione non conosce la guerra se non quella dei games. Poi delle persone iniziarono ad entrare in ufficio e a chiedermi se c’erano novità. Novità a che proposito? Accesi la radio, “siamo in guerra”, questa volta a dirlo era un giornalista, tutti i giornalisti. Chiamai mia madre e cercai di capire. “Tua sorella piange, puoi tornare a casa?” In quel momento arriva la mail del presidente “non abbandonate il vostro posto di lavoro” Cosa stava accadendo? Chiusi l’ufficio con il cartello “torno subito” e attraversai la strada, al bar di fronte avevano una tv. Arrivai giusto in tempo per vedere il secondo aereo schiantarsi contro la seconda torre. “un terribile incidente” dissi. Mi spiegarono che non era un incidente e che già prima un aereo aveva colpito la prima torre. Le immagini degli aerei contro i grattacieli venivano riproposte all’infinito, ma la mia testa non registrava il dato. Erano immagini surreali, la logica non connetteva le immagini con l’accaduto, troppo, troppo. Ritornai in ufficio, ma feci altra spola al bar per vedere le immagini. Arrivai di nuovo quando la prima torre implose. Chiamai mia madre, dov’era Fabio? In metropolitana, doveva prendere la metropolitana, non ce l’avrebbe mai fatta. Eravamo in guerra. Dovevo tornare a casa, prendere mio nipote, che all’epoca dei fatti aveva due anni e portarlo in svizzera. Riuscivo a pensare solo a questo, mentre arrivavano dispacci dalla sede; il mondo non può cedere al terrorismo, non abbandonate il posto di lavoro. L’occidente. Tornai a casa il prima possibile, ma non subito. Mia sorella era sotto schok, era stata su quelle torri un paio di anni prima, era stato da sempre il suo sogno. New York, le torri gemelle, l’America, macerie. Non riusciva a reagire, mio cognato non rispondeva al cellulare perché le linee erano intasate. Le immagini in tv riproponevano i crolli e, dall’altra parte del mondo qualcuno che festeggiava la morte. Non so cosa farò pi
Fatica a scordare, se un edificio che crolla o qualcuno che ne è soddisfatto. Esiste una cultura di morte, qualcosa di lontano da me così tanto lontano che la mia mente non riusciva a portare a termine il naturale processo di consequenzialità.
Non riesco a capire, la mia generazione non conosce la guerra e ne è circondata, ma continuo a non capirla.



sabato 3 settembre 2011







Lo hai lasciato solo con se stesso. Lo sai, un rapporto è fatto anche di ampi respiri, di momenti di libertà e solitudine da rispettare. Lui ha cercato di fartelo capire. Negli ultimi giorni non era più lo stesso, era freddo, un po’ spento e distante ma limpido e pulito, come lo sguardo più sincero. “Ho bisogno di restare solo, sono stanco e tu devi tornare alla tua vita, non puoi restare in sospeso in eterno. Guarda, i primi stormi stanno volando a sud, presto farà freddo e il tramonto si spegne ogni giorno con anticipo crescente.” L’ho lasciato così, sapevo che in fondo aveva ragione lui, come sempre.

Lo guardo quando ho bisogno di nuove domande e di vecchie risposte che non voglio vedere e lui capisce con chiaroveggenza quello che accadrà di lì a poco. Come l’altro giorno, tutti erano in spiaggia a giocare e a spalmarsi creme, a lamentarsi del caldo giocando a carte. Lui era agitato e creava uno strano contrasto con la serenità solare dell’ambiente circostante. Il giorno dopo ci sarebbe stata tempesta, lo sapevo io, lo sapeva lui. Siamo stati in silenzio a guardarci nel cuore, abbracciati dal vento e dal sale che ci avvolgeva i pensieri. Sono tornata a casa e ho iniziato a preparare le valige, era il nostro “arrivederci”.
Ogni anno gli concedo un nuovo piccolo pezzo di cuore, ogni anno lui me lo restituisce integro e fortificato. E’ un amore fatto di onde e risacche, un vai e vieni in perenne movimento che sa essere carezza o schiaffo, ma che resta sempre un’unica anima. Senza di lui respirare è più difficile, pensare quasi impossibile. Non c’è orizzonte in una città dove possa riposarsi lo sguardo. Sono quei momenti di me stessa che mi regali a mancarmi di più. Qui è già autunno e conto i respiri che mancano al prossimo agosto, quando mi immergerò in te e tu mi accoglierai. Ciao Mare.